Il silenzio dell'Iran e i suoi alleati intorno alla morte di Yahya Sinwar è durato solo poche ore. Il tempo delle verifiche e conferme che effettivamente le foto del cadavere circolate online corrispondessero alla sua identità e di attendere il verdetto finale di Hamas.

Verdetto pronunciato pubblicamente da Khalil Hayya, uno dei nomi di spicco rimasti ancora in vita dell’organizzazione e possibile successore. Sinwar «ha incontrato la sua fine stando coraggiosamente, a testa alta, impugnando la sua arma da fuoco, sparando fino all’ultimo respiro, fino all’ultimo momento della sua vita», ha detto in un messaggio inviato ad Al Jazeera.

Ieri l’Idf ha pubblicato un video dei suoi ultimi secondi di vita. Sinwar appare seduto, esile, stremato da oltre un anno di conflitto e con le sue ultime energie tenta di lanciare un bastone verso il drone dell’esercito israeliano che lo inquadra. Immagini che sommate a quelle circolate giovedì sera raffiguranti il suo corpo tra le macerie con indosso un gilet militare hanno innescato la sua santificazione. «Sinwar ha vissuto tutta la sua vita come un combattente santo. Fin dai suoi primi giorni, è stato impegnato nella sua lotta come combattente resistente», ha detto Hayya nel messaggio. «È rimasto ribelle dietro le sbarre israeliane e dopo il suo rilascio in uno scambio, ha continuato con la sua lotta e la sua dedizione alla causa».

La lotta continua

Chi pensava che la sua morte avrebbe convinto Hamas ad alzare bandiera bianca rimarrà deluso. Hamas è un’organizzazione terroristica fondata sul concetto di martirio, morire per “la causa” è un onore e un privilegio. Tutti i suoi leader sono a conoscenza che prima o poi incontreranno la morte, e quando arriverà il loro scopo nella vita è raggiunto. I messaggi di cordoglio provenienti ieri dall’Iran vanno in questa direzione. «Lo spirito di resistenza sarà rafforzato. Sinwar diventerà un modello per i giovani e i bambini che porteranno avanti il suo percorso verso la liberazione della Palestina. Finché esisteranno l'occupazione e l'aggressione, la resistenza continuerà, perché il martire rimane vivo e fonte di ispirazione», ha scritto su X la missione iraniana presso l’Onu.

Concetto rimarcato ieri sia dal presidente iraniano Masoud Pezeshkian che dal ministro degli esteri iraniano Abbas Araghchi: «Una fonte di ispirazione per i combattenti della resistenza in tutta la regione, palestinesi e non palestinesi» ha detto il capo della diplomazia. E ancora: «I martiri vivono per sempre e la causa per la liberazione della Palestina dall’occupazione è più viva che mai».

Khalil Hayya ha ribadito ieri che gli ostaggi non saranno liberati fino a quando l’esercito israeliano non cesserà gli attacchi sulla Striscia e ritirerà le sue truppe dal terreno. E che la lotta continuerà fino alla creazione di uno stato palestinese. Ora la palla è tra le mani del premier israeliano Benjamin Netanyahu, dalle decisioni prese in queste ore si deciderà il futuro della regione. La stessa premier Giorgia Meloni, in visita in Giordania e Libano, ha commentato l’uccisione di Sinwar come «una finestra per una nuova stagione», una finestra che de «essere colta dalla parte israeliana».

Gli alleati dell’asse

Messaggi di cordoglio anche da Hezbollah che due settimane ha intensificato lo scontro militare con Israele lungo il confine. Hezbollah ha ribadito «il sostegno al popolo palestinese» che «resiste alla criminale aggressione sionista». Per il portavoce dei ribelli Houthi yemeniti, che in 11 mesi hanno colpito 196 navi nel Mar Rosso in ottica anti israeliana, «Gaza e la causa palestinese sono destinate alla vittoria, non importa quanto grandi siano i sacrifici». L’asse della resistenza iraniana è allineato.

Il nodo successione

È attesa a Doha una riunione della leadership di Hamas presieduta dal capo del Consiglio della Shura, Muhammad Ismail Darwish, per scegliere il successore di Yahya Sinwar. L’organizzazione ha fatto sapere che sceglierà il nome nei prossimi giorni, potrebbe arrivare già entro lunedì. Secondo alcuni media sauditi tra i nomi in lista ci sono lo stesso Darwish, Khalil al-Hayya (vice di Sinwar), Husam Badran e Mohammed Nasr che fanno parte dell’ufficio politico di Hamas.

C’è al vaglio anche l’ipotesi di un consiglio direttivo collegiale formato da più teste. Mohammed Sinwar, fratello di Yahya, potrebbe assumere la guida dell’ala militare a Gaza. Non convince del tutto la sua leadership politica. Ma il successore naturale di Sinwar, almeno sulla carta, è Khaled Meshal. Uomo di lunga esperienza politica, che vanta anche legami stretti con la Turchia (dopo l’uccisione di Haniyeh era stato nominato da Ankara come capo politico di Hamas). Da Doha, dove vive, ha già portato avanti alcune fasi delle trattative. La sua nomina è una speranza per arrivare al cessate il fuoco e alla liberazione degli ostaggi.

I dettagli della morte

Intanto, sono emersi altri dettagli sulla morte di Sinwar. Secondo l’esercito israeliano era diretto verso una zona umanitaria nella Striscia, dopo aver trascorso gran parte del tempo nascosto nei tunnel di Gaza. È anche stata resa nota l’identità di uno degli altri due terroristi uccisi: Mohammed Hamdan, comandante del Battaglione al-Sultan.

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