Gli Stati Uniti invieranno truppe supplementari in Polonia, Germania e Romania in risposta alle crescenti tensioni con la Russia sulla situazione in Ucraina. Motivo dello scontro è sempre la questione ucraina e la decisione americana serve anche a riequilibrare il massiccio invio di truppe russe (si parla di 100mila soldati schierati) al confine. 

In particolare il presidente americano Joe Biden manderà, con un ponte aereo questa settimana, 2mila soldati da Fort Bragg in Polonia e in Germania e una parte di uno squadrone Stryker composta da mille militari, basato in Germania, in Romania.

Per stemperare la tensione con Mosca, Washington ha precisato che i cambiamenti non sono da considerarsi come dislocazioni permanenti, ma solo eccezionali. La presenza delle truppe americane, nell’intenzione dell’amministrazione Biden, vuole rassicurare gli alleati europei della Nato che Washington è pronta a difenderli da eventuali aggressioni russe, così come previsto dall’articolo 5 del Trattato istitutivo dell’Alleanza atlantica.

Gli Stati Uniti sono preoccupati soprattutto dalla posizione molto cauta e oscillante della Germania del cancelliere socialdemocratico Olaf Scholz verso le richieste di Mosca. Anche l’Ungheria di Viktor Orbán, in visita a Mosca, ha mostrato molta accondiscendenza verso le richieste russe.

Diverso l’atteggiamento filoatlantico dell’Olanda del premier Mark Rutte che ha mantenuto una posizione molto ferma verso Mosca. Washington non ha comunque modificato la posizione iniziale che non prevede l’invio di truppe americane in Ucraina in caso di attacco di Mosca.

Si muove la diplomazia

Ma anche il fronte diplomatico non resta fermo. Gli Stati Uniti dopo l’annuncio dell’invio delle truppe hanno proposto alla Russia una riduzione reciproca dell’arsenale missilistico in Europa tramite negoziati che portino anche alla firma di nuovi trattati tra le due superpotenze.

Un riconoscimento internazionale dello status di potenza nucleare della Russia e un significativo ramoscello di ulivo che dovrebbe far calare, nelle intenzioni di Washington, la tensione sullo spinoso dossier.

Tra le proposte più significative ci sarebbe la rinuncia a mantenere missili da crociera Tomahawk nelle basi dell’Alleanza atlantica in Romania e Bulgaria. In cambio Vladimir Putin dovrebbe fare altrettanto in due basi russe da individuare a sua discrezione.

Questo è almeno quello che riferisce il quotidiano spagnolo El Pais, affermando di essere venuto in possesso della risposta scritta degli Stati Uniti e della Nato alle richieste russe sulle garanzie di sicurezza. Mosca avrebbe chiesto la rassicurazione che Kiev non entrerà mai nella Nato, trasformando il paese in uno stato cuscinetto nel cuore dell’Europa, come lo era un tempo la Finlandia.

Washington, aggiunge l’articolo del Pais, dichiara a Mosca di essere determinata a portare avanti negoziati bilaterali per il controllo di missili a media e breve gittata, anche se non rinuncia ad accusare a sua volta la Russia di avere violato il Trattato sulle forze nucleari a medio raggio con il dispiegamento dei missili SSC-8.

Tattica negoziale? Forse, ma sicuramente l’amministrazione Biden avrebbe riaffermato il suo impegno a rispettare il New Start, e propone l’inclusione di nuovi sistemi di lancio, armi non strategiche e testate nucleari non più in uso.

Il documento, commenta il quotidiano spagnolo, è la prova della preoccupazione dell’amministrazione Biden e dei suoi alleati di fronte agli «sforzi della Russia per potenziare il suo arsenale nucleare, sviluppare nuovi missili intercontinentali e schierare missili non strategici vicino ai confini della Nato».

Washington e la Nato non avrebbero comunque accettato di assicurare per iscritto che Kiev non entrerà mai nell’Alleanza atlantica come richiesto da Mosca ma avrebbe offerto (e questo è il jolly giocato come in una partita di poker dal Dipartimento di stato nel contenzioso diplomatico) al Cremlino maggiore trasparenza sulla dislocazione dei missili americani nell’Europa orientale. Basterà o gli Usa dovranno offrire qualcosa di più?

In ogni caso ora la palla passa al governo russo che sta incassando più profitti del previsto dopo l’aumento delle quotazioni di gas e petrolio. La Russia comunque come prima mossa ha denunciato come «distruttiva» la decisione americana di inviare altri 3.000 soldati in Europa orientale.

Il viceministro degli Esteri russo Alexander Grouchko, citato dall’Interfax, ha definito la decisione «ingiustificata e distruttiva». È una decisione, ha aggiunto, che «accresce le tensioni militari e riduce la portata delle decisioni politiche».  

Tensione sul Mediterraneo

Ovviamente la Nato monitora anche gli spostamenti delle navi della Marina russa che navigano vicino alla Sicilia. La squadra russa che naviga a sud-est dell’Italia diretta verso la Grecia, sarebbe seguita dalla HNoMS Fridtjof Nansen, una fregata della marina norvegese che è la punta avanzata della squadra navale guidata dalla portaerei americana Truman.

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