Il presidente vuole forzare il sistema per evitare che le nomine dei falchi vengano bocciate in aula. Gaetz, RFK jr, Gabbard e Hegseth rischiano di non avere i voti senza un sotterfugio procedurale
Donald Trump ha scelto un anchorman di Fox per guidare la Difesa, una complottista filorussa per l’intelligence, un No-vax per la sanità, un pretoriano vendicativo già sotto inchiesta per due anni per il dipartimento di Giustizia. Tutte le altre scelte, al confronto, sembrano quasi accettabili.
Il presidente eletto sta lanciando i profili più provocatori e improbabili con l’intento di violare il sistema di contrappesi che dovrebbe impedire a candidati inadeguati o manifestamente incompetenti di ottenere posizioni di potere. La strategia per far ingoiare al paese i suoi peggiori scherani passa inevitabilmente dal Senato, che ha la prerogativa costituzionale di audire i nominati e di confermarli votandoli a maggioranza semplice.
Il percorso delle audizioni può essere molto sgradevole per chi si siede davanti a un’aula dove almeno la metà dei membri vuole sbranarlo costringendolo a dire cose inopportune o a mostrare impietosamente le proprie incapacità. Per questo di solito un presidente sceglie candidati che hanno la ragionevole possibilità di sopravvivere all’esame dei senatori.
A conti fatti, nella storia soltanto un candidato per una posizione di governo è stato bocciato dai senatori (John Tower, scelto da Bush sr per il Pentagono e fatto a pezzi in aula per i suoi eccessi nel bere e con le donne), mentre altri si sono ritirati dalla corsa per evitare l’umiliazione di una bocciatura (il caso più famoso è quello di Zoe Baird, scelta da Bill Clinton per il dipartimento di Giustizia e ritirata dopo che aveva dovuto ammettere di aver pagato in nero un’immigrata clandestina come babysitter).
Trump sta invece forzando la mano nella direzione opposta. Dopo le elezioni può contare su una maggioranza relativamente solida (53 contro 47), ma scegliere uno che crede nelle più paranoiche teorie antiscientifiche su qualunque argomento per il dipartimento di Sanità o per l’intelligence una ex deputata senza esperienza di governo che è molto più popolare a Mosca che a Washington metterebbe alla prova qualunque maggioranza.
Questo è intanto il primo scopo del presidente eletto: usare le audizioni per separare i fedeli dai traditori, per poi rendere la vita impossibile a questi ultimi. Il comportamento di ogni senatore sarà attentamente valutato, e la fedeltà presidenziale misurata. Chi non passa il test non avrà un grande futuro, come sanno già deputati e senatori che si sono opposti a Trump durante il primo mandato.
Gli stratagemmi
Ma il presidente sta meditando altri stratagemmi per aggirare il controllo del Senato. Uno lo ha esplicitamente descritto su X il 10 novembre: consiste nell’autorizzare i cosiddetti “recess appointment”, cioè nomine che sono automaticamente confermate perché avvengono quando il Senato non è in sessione, per festività o altro.
I Padri fondatori avevano molto chiaro che i rappresentanti del popolo dovessero arginare e controllare il potere del presidente, ma avevano altrettanto chiaro che occorreva dare all’esecutivo la possibilità di prendere decisioni urgenti in tempi brevi, specialmente se si pensa a un’epoca in cui radunare i senatori sparsi per il paese era una procedura lenta e complicata.
Trump ha scritto (il maiuscolo è suo, come sempre): «Ogni senatore repubblicano che compete per la posizione di LEADERSHIP nel Senato deve essere d’accordo sui Recess Appointments (nel Senato!), senza i quali non saremo in grado di confermare le persone in modo tempestivo. A volte i voti possono richiedere due anni, o più. È quello che hanno fatto quattro anni fa, e non possiamo lasciare che succeda ancora». Subito Elon Musk ha confermato: «Questo è essenziale. Non c’è altra strada».
Trump fa riferimento alle procedure ostruzionistiche che l’opposizione effettivamente può mettere in campo per rimandare in modo strumentale i voti – e conosce bene il tema perché sotto la leadership di Mitch McConnell i repubblicani si sono specializzati in quest’arte – ma l’intento è evidente: forzare il leader del Senato a programmare delle vacanze senatoriali obbligate durante le quali confermare surrettiziamente gente che non otterrebbe mai i voti con la procedura normale.
Il “recess appointment”, tuttavia, è una procedura emergenziale, chi viene nominato in questo modo rimane in carica tipicamente fino alla fine dell’anno solare, e anche le regole con cui i leader possono proclamare i “recess” sono subordinate a norme congressuali oscure e sempre soggette a interpretazione. Gli azzeccagarbugli di Trump sono certi che poi un modo per rendere permanente il provvisorio si troverà.
L’avvertimento del presidente eletto è arrivato prima che il partito eleggesse il leader del Senato e quando fra le nomine di peso era stata annunciata solo quella di Marco Rubio, uno che per profilo e storia politica passerà il vaglio del Senato non solo senza problemi, ma probabilmente anche con alcuni voti dell’opposizione.
Tattica politica
Poi sono intervenuti altri fatti. Alla guida del gruppo al Senato è stato eletto John Thune, che non è un trumpiano di ferro, e infatti a lui il presidente avrebbe preferito Rick Scott. Thune è stato ospite di Fox News, e subito gli hanno chiesto se adotterà la tattica che Trump ha richiesto/imposto. Lui, inevitabilmente, ha detto che è una possibilità, lanciando poi la palla nel campo degli avversari democratici: «Vedremo se avranno voglia di collaborare».
Infine è arrivata l’infornata di nomine di estremisti senza argini e impalatabili tirapiedi trumpiani. L’idea di usare strumentalmente e in modo sistematico i trucchi del calendario per far passare l’intera squadra di estremisti proietta uno scenario pericoloso per la tenuta dei contrappesi fra i poteri.
C’è infine un’altra possibilità, che è tutto sommato coerente con gli istinti da negoziatore e truffatore di Trump. Mettendo in lista un gran numero di impresentabili, potrebbe segnalare che è pronto a sacrificarne qualcuno. Partendo da quelli che ama meno. Robert F. Kennedy jr, scelto per la Sanità, è il primo della lista dei sacrificabili, Ha ottime affinità con Trump e la sua base, ma la nomina avviene in una classica logica di coalizione, perché RFK jr ha portato a destra i suoi voti dopo una campagna iniziata da indipendente.
Senza “recess” sarà durissima per uno così passare al Senato. A quel punto Trump potrebbe allargare le braccia dicendo “Io ci ho provato”, e si passerebbe a un altro. E, poiché il Senato si metterebbe in una posizione troppo scomoda bocciando diversi candidati, gli altri saranno accolti. Soprattutto Matt Gaetz, la vera anima nera del governo, destinato al ruolo di procuratore generale.
L’ex speaker repubblicano Kevin McCarthy dice che «tutti sanno che Gaetz non sarà confermato». Ma tutti sanno anche che se lui non è più al potere alla Camera è perché Trump ha ordinato il suo omicidio politico, e Gaetz ha premuto il grilletto.
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