Trump si è consegnato a New York ed è stato formalmente arrestato, con oltre 30 capi d’accusa. La procura ha evitato foto segnaletiche e manette per arginare la strategia del martirio
Martedì l’ex presidente Donald Trump si è consegnato nella procura distrettuale di Manhattan ed stato formalmente arrestato, dopo la citazione in giudizio per accuse legate al pagamento di 130mila dollari alla pornostar Stormy Daniels, registrate falsamente come “spese legali” da parte della Trump Organization.
Ma le accuse sono state ben 34 e comprendono anche il pagamento di un’altra donna e il fatto di aver «ripetutamente e fraudolentemente falsificato i documenti aziendali a New York per nascondere comportamenti criminali che nascondevano informazioni compromettenti al pubblico di elettori durante le elezioni presidenziali del 2016. L'ex presidente si è dichiarato «non colpevole» rispetto a tutte le accuse. Il processo potrebbe iniziare a gennaio 2024.
«Hanno montato un caso che non esiste, allo scopo di far saltare la mia candidatura alla prossime elezioni. Non avrei mai pensato che una cosa del genere potesse accadere in America», ha detto Trump in un breve comizio nella sua residenza a Mar-A-Lago, nella notte italiana.
La giornata
Come si è svolta la giornata newyorchese di Trump? L’ex presidente, che già si trovava nella sua residenza nella Trump Tower di Manhattan, alle 13.24 locali, in anticipo rispetto ai tempi annunciati, si è presentato all’ufficio del procuratore distrettuale Alvin Bragg. Scortato dagli agenti del Secret Servicem, ha salutato la folla prima di entrare in procura. Trump ha definito «surreale» il suo arresto, mentre secondo la Cnn avrebbe chiesto di farsi fare una foto segnaletica.
Attorno all’edificio, circa mezz’ora prima, è iniziata una manifestazione organizzata dalla deputata estremista Marjorie Taylor Greene insieme al New York Young Republican Club. I primi partecipanti sono arrivati alle 6 del mattino. L’intervento di Greene però si è a malapena sentito a causa dei fischi dei contromanifestanti. Intorno alle 10 è apparso anche George Santos, il deputato repubblicano newyorchese accusato di aver mentito diverse volte sul suo curriculum e sulle sue origini.
Dopo la deposizione e l’interrogatorio relativo alla lettura dei capi d’imputazione, alle 14.15 circa Trump si è dichiarato non colpevole e alle 15.30 c’è stata la conferenza stampa del procuratore Bragg. Infine, dopo un volo di ritorno, Donald Trump ha tenuto il suo breve comizio dalla tenuta di Mar-a-Lago, insieme ai suoi sostenitori più accesi, tra i quali il deputato della Florida Matt Gaetz.
Nella giornata ci si è chiesti quanta voglia Trump avesse di fare spettacolo, la risposta è stata poca, almeno a New York City, dato che non ha avuto nemmeno le manette che avrebbero spettacolarizzato la scena, che però sono riservate ai detenuti pericolosi per i quali c’è il rischio di fuga. Non sono state ammesse nemmeno le telecamere dentro l’aula, ma soltanto la presenza di cinque fotografi, che hanno ripreso i momenti nei quali il giudice Juan Merchan della Corte suprema dello Stato di New York ha letto i capi d’imputazione. Tutto orchestrato per limitare la strumentalizzazione mediatica della destra.
Come Gesù
Altri elementi di spettacolarizzazione sono stati evitati, come il famoso “mug-shot”, la foto che si riserva ai criminali in mano alla giustizia, né tantomeno alcun tipo di detenzione prolungata. Secondo un’altra fonte riservata consultata da Yahoo News, difficilmente Trump farà un periodo in carcere per questo caso, perché al momento è ancora incensurato, anche se la legge lo prevederebbe. Trump, quindi, non è riuscito nuovamente a rendere quegli uffici un palcoscenico, come già successo nel 1990, nel periodo in cui era in corso il divorzio dalla sua prima moglie Ivana.
Ha tentato ugualmente di realizzare quanto suggerito da una figura del suo entourage a Rolling Stone: secondo la persona sentita dal magazine statunitense, Trump ha voluto «fare qualcosa di simile a quanto fatto da Gesù Cristo, prendere su di sé tutto il dolore, così che i suoi seguaci se lo risparmino».
Ad ogni modo, Trump ha pensato anche all’aspetto pratico: una giuria di Manhattan sarebbe con ogni probabilità molto sbilanciata sui dem (Biden nel 2020 ha raccolto il 77 per cento dei voti), così sul suo account social di Truth ha chiesto di spostarlo a Staten Island, quartiere newyorchese roccaforte del partito repubblicano.
Un comportamento in linea quindi con la sua narrazione contigua al complottismo propugnato dagli aderenti alla teoria di QAnon, secondo cui Trump è il guerriero della Luce che sfida quell’oscura combriccola di satanisti-pedofili della quale farebbero parte numerosi democratici, bufala ripetuta di recente anche dalla deputata Marjorie Taylor Greene nella sua intervista al programma 60 Minutes.
La sicurezza
Questo farà sì che il brusco aumento delle donazioni ricevute sin da quando hanno cominciato a trapelare le voci sul suo imminente arresto da parte del procuratore Bragg, da Trump erroneamente annunciato per il 28 marzo scorso.
A fare da cornice al tutto, le due manifestazioni opposte che si sono tenute in città (oltre a quella già citata, ce ne sarà un’altra di oppositori nei pressi della Trump Tower).
Il piano varato dal dipartimento di polizia di New York ha previsto una sicurezza strettissima di tutta l’area. A partire dalle sei del mattino e per l’intera giornata di ieri, c’è stato un ampio cordone di forze dell’ordine che però non si aspettavano particolari episodi di violenza, né tantomeno che aumenti di reati nel resto della città. Previsione rispettata.
Oltre a questo processo, Trump dovrà affrontare altre tre battaglie legali: due riguardano due indagini federali, la prima riguardante il suo ruolo nell’aizzare gli insorti del 6 gennaio 2021, l’altra che concerne il furto di documenti riservati nascosti nella sua residenza in Florida. Infine, in Georgia, si avvicina un’altra incriminazione riguardante le sue pressioni nei confronti del segretario di Stato Brad Raffensperger per modificare illegalmente l’esito del voto alle presidenziali del 2020.
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