- In un periodo di crescenti tensioni internazionali l’uso delle sanzioni economiche permette di raggiungere obiettivi strategici o diplomatici in modo pacifico senza ricorrere ad atti di guerra.
- Le sanzioni americane americane hanno una rilevanza politica ed economica per la loro capacità di infliggere danni poiché sono basate sul potere del dollaro e sulla estensione del potere finanziario degli Usa.
- Ma l’uso delle sanzioni non sempre produce gli effetti desiderati.
Negli ultimi anni abbiamo assistito a un aumento dell’uso delle sanzioni economiche da parte di Stati Uniti, Onu e Unione europea. In un periodo di crescenti tensioni internazionali l’uso delle sanzioni economiche permette di raggiungere obiettivi strategici o diplomatici in modo pacifico senza ricorrere ad atti di guerra ed evita di avere ripercussioni politiche interne dovute all’inevitabile costo umano di operazioni belliche.
Le sanzioni possono essere definite come il venir meno di normali transazioni commerciali e finanziarie fra due stati o istituzioni non statali che minaccino o si ritiene minaccino gli interessi di un paese o violino norme internazionali. Le sanzioni possono essere totali, come il blocco fra Usa e Cuba, oppure impedire particolari transazioni con il paese sanzionato o con particolari persone e imprese.
La presidenza Trump
Sono lo strumento ideale quando per risolvere tensioni politiche la diplomazia non è più sufficiente e la guerra è uno strumento troppo costoso in termini economici politici e umani.
L’aumento dell’uso delle sanzioni è stato soprattutto dovuto alle ultime presidenze americane e in particolare alla ultima presidenza Trump come si vede dai grafici seguenti.
Il regime delle sanzioni americano è complicato ed è di competenza dell’Ufficio del controllo sui patrimoni e beni stranieri (Ofac: U.S. Department of the Treasury’s Office of Foreign Assets Control) su indicazione del presidente degli Stati Uniti.
Il presidente Trump molto frequentemente ha usato lo strumento delle sanzioni giustificandosi dal punto di vista giuridico citando l’Emergency Power Act del 1972.
Solo nel 2019 ha per 89 volte annunciato azioni sanzionatorie, molte di più di quelle deliberate nel 2018. Il presidente ha affermato «mi piace l’idea di esercitare la massima pressione senza sparare un colpo». E tale frenetica attività è stata chiamata da molti studiosi americani «sanction madness».
Un «pazzia» che ha raggiunto il suo culmine con l’imposizione di sanzioni ai giudici della Corte penale internazionale che hanno deciso di aprire indagini su eventuali crimini delle forze americane in Afganistan, provocando reazioni sdegnate da parte europea.
Vincitori e vinti
Anche l’Unione europea e l’Onu impongono sanzioni, ma in misura minore rispetto agli Stati Uniti. E comunque quelle americane hanno una rilevanza politica ed economica per la loro capacità di infliggere danni poiché sono basate sul potere del dollaro e sulla estensione del potere finanziario degli Usa.
L’uso delle sanzioni economiche da parte degli Stati Uniti è criticato per diverse ragioni. La prima è che molto spesso, quando vengono applicate a paesi rilevanti politicamente e capaci di resistere economicamente, contribuiscono a rafforzare la parte politica più radicale e quindi non raggiungono l’obiettivo desiderato.
Inoltre, da un punto di vista etico, molto spesso le sanzioni causano sofferenze e perdite umane alla parte più povera della popolazione del paese colpito. Non solo, nel lungo periodo possono anche mettere in discussione il ruolo del dollaro se i paesi oggetto delle sanzioni cercano di creare un diverso circuito finanziario basato su un’altra moneta.
Tale obiettivo è certamente nell’interesse della Cina e della Federazione russa che hanno deciso di regolare in parte le loro transazioni commerciali in rubli e remimbi.
Le sanzioni secondarie
Le sanzioni sono di due tipi: quelle primarie colpiscono direttamente stati, paesi, imprese che si considera violino il diritto internazionale, ma in un mondo economicamente interdipendente, altri paesi e imprese, nel caso specifico degli Stati Uniti imprese non americane, continuano ad avere rapporti economici con chi è stato copito, annullando in tal modo l’effetto delle sanzioni.
Per impedire questi comportamenti gli Stati Uniti hanno sviluppato e introdotto nelle relazioni internazionali le sanzioni secondarie che si applicano a imprese o persone appartenenti a stati terzi che continuano ad avere rapporti chi è stato oggetto delle sanzioni primarie. In particolare si impedisce alle imprese di usufruire e usare i canali bancari e finanziari statunitensi con la conseguenza di essere tagliati fuori dalle relazioni economiche basate sul dollaro.
A questo proposito l’ex segretario al Tesoro americano Steven Mnuchin ha dichiarato: «Altri paesi possono aderire alle nostre sanzioni di malavoglia ed essere contrariati, ma dal momento che il dollaro è moneta di riserva e il loro sistema bancario e finanziario è attaccato al dollaro e il dollaro è la moneta mondiale di fatturazione, non possono correre il rischio di essere tagliati fuori da questo circuito».
Nella tabella sottostante vi è un elenco delle sanzioni più importanti nei confronti di imprese europee ed extraeuropee.
L’ultima minaccia nei confronti della Germania di applicare sanzioni secondarie alle imprese che collaborano con imprese russe nella costruzione del gasdotto Nord stream 2 ha dimostrato la limitazione della sovranità economica europea nei confronti del potere finanziario americano. Questo è un ottimo esempio di quella che viene chiamata weaponization, la militarizzazione, degli strumenti di politica economica. La stessa minaccia è stata diretta nei confronti delle imprese europee che lavorano alla costruzione del gasdotto russo-turco.
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