Il presidente americano ha presentato al Congresso una proposta di bilancio per il prossimo anno, senza possibilità di approvazione. Lo scopo è di accusare gli avversari di sterile ostruzionismo e allontanare i riflettori dei media sui suoi problemi legati all’età avanzata
Mentre sono ancora in corso i negoziati per il budget riguardante gli ultimi mesi del 2024, il presidente Joe Biden ha proposto al Congresso l’approvazione del bilancio federale riguardante il 2025. Al suo interno ci sono alcune priorità dell’amministrazione, come il taglio delle tasse della classe media e nuovi fondi per l’edilizia sociale.
C’è un punto da notare subito però: quasi mai in un anno elettorale queste proposte vengono prese in considerazione. Si preferisce lasciare la stesura del piano annuale di spesa al nuovo inquilino della Casa Bianca. Quindi il motivo della proposta è un altro: anticipare il programma politico del nuovo quadriennio davanti all’opinione pubblica.
Si tratta di un programma marcatamente progressista che difficilmente passerebbe il vaglio del Congresso anche qualora la maggioranza fosse democratica in entrambi i rami. Si comincia dalla spesa sociale: si prevedono massicci investimenti sia nella costruzione di nuove case a basso prezzo, sia nella costruzione di nuove strutture per l’infanzia.
Nel comunicato stampa diffuso dalla Casa Bianca si legge che in questo modo «ogni bambino in America avrà una base di partenza». Fin qua è il solito libro dei sogni dei liberal democratici.
Attenzione al deficit
Un punto nuovo, almeno per gli ultimi anni, è l’attenzione al deficit: viene tracciato un programma di lunga durata per la riduzione del debito pubblico americano di tremila miliardi di dollari, piano che nessuna amministrazione aveva presentato dopo gli anni di Bill Clinton.
La novità sta nel modo in cui verrà colmato il gap: tramite una tassazione sui guadagni dei redditi più alti che dovrebbe portare nelle casse del fisco statunitense 500 miliardi di dollari fino al 2035. Però nel 2025 ci sarebbe comunque un deficit marcato del 6,1 per cento.
Insomma, ci sono tutti i temi cari al bidenismo, un mix di responsabilità e di radicalismo che ha portato l’attuale presidente alla vittoria nel 2020. L’intenzione non è quello di vederlo approvato, già è stato detto.
Si vuole rimarcare la differenza con i “repubblicani del Congresso” che hanno ostacolato quest’agenda fatta di provvedimenti di spesa colmabili con una nuova tassazione indirizzata ai ceti più ricchi, una linea di attacco mutuata di peso dalla piattaforma programmatica di Harry Truman, che nel 1948, con i sondaggi che lo davano sconfitto alle presidenziali e un alto indice di impopolarità, adottò una linea populista di attacco contro “il Congresso fannullone”.
Per la Casa Bianca si vuole anche continuare a sfruttare la scia positiva generata dalla ricezione buona dello Stato dell’Unione e dimostrare che nonostante l’età il presidente Biden è vigoroso e con una visione ambiziosa per il futuro, contrapposta alla vaghezza repubblicana che sempre più assomiglia alla sorprendente piattaforma repubblicana del 2020, che sostituì con “la fiducia nel presidente Trump” il tradizionale programma di governo per il quadriennio.
Anche stavolta i trumpiani non hanno altro che vaghezza anche per quanto riguarda l’immigrazione, dove Trump finora ha parlato di «rimpatri che inizieranno dal primo giorno», senza specificare come si intenda attuarle.
Destra in crisi
Del resto, i repubblicani non sono in un grande momento: con le dimissioni del deputato del Colorado Ken Buck, che ha affermato di aver passato «il peggiore anno di sempre» al Congresso, alla Camera il gruppo conservatore può contare solo su 218 deputati, il minimo per la maggioranza assoluta.
E dopo le dichiarazioni del procuratore speciale Robert Hur sulle indagine relative ai documenti federali classificati trovati in alcuni uffici riconducibili al presidente Biden, si sta allontanando la possibilità di mettere sotto impeachment il successore di Trump. Non c’è tempo e soprattutto le prove a suo carico sono davvero molto esili, anche per gli alleati dell’ex presidente come il deputato texano Troy Nehls.
Così presumibilmente Biden torna a giocare all’attacco, spostando l’attenzione sui problemi legati alla sua età per parlare di un programma che secondo tutte le rilevazioni agli americani piace molto.
Un assist è arrivato persino da Trump, che ha accennato alla possibilità di tagliare la spesa pensionistica e che ha provocato l’immediata risposta da parte della Casa Bianca: «Con noi non accadrà mai». Non finisce qua però: i repubblicani continueranno a tenere banco sui presunti «guadagni illeciti» di Biden nel quadriennio in cui è stato lontano dai pubblici uffici, sottoponendo il figlio Hunter a un nuovo interrogatorio, richiesta che però al momento è stata respinta dal diretto interessato.
La sfida dei democratici, dunque, è quella di tornare a parlare di temi e programmi. Compito comunque difficile contro una personalità debordante come quella dell’ex presidente.
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