L’imprenditore cerca una via di uscita all’impasse e, come un novello Kissinger, propone il suo piano di pace a Kiev e Mosca
- Il magnate californiano, come un novello Henry Kissinger, chiede a Kiev e Mosca di sedersi al tavolo negoziale e si pone sulla stessa linea dell’accorata conciliazione proposta da papa Francesco.
- Il suo piano di pace, che prevedere la cessione della Crimea alla Russia e la celebrazione di nuovi referendum sotto l’egida dell’Onu nei territori appena annessi da Mosca, si basa sul realismo degli equilibri di forza.
- La sortita di Musk ripropone la vicenda degli imprenditori della Silicon Valley che concentrano nelle loro mani più potere degli stati e delle istituzioni democraticamente elette.
Premessa metodologica: Elon Musk è parte in causa fin dall’inizio nel sanguinoso conflitto in Ucraina, e quindi ogni giudizio delle sue proposte per risolvere lo scontro in corso non può prescindere da questo dato di fatto.
Ricordato che Musk non è la Croce rossa, va detto che sette mesi fa l’uomo più ricco del pianeta, nei primi giorni dell’invasione russa, ha fatto fallire il tentativo di Mosca di eliminare i sistemi di comunicazione per isolare l’Ucraina, mettendo a disposizione la rete dei suoi personali satelliti Starlink. Una mossa di un privato cittadino che ha consentito a Kiev di sopravvivere all’attacco iniziale.
Ma oggi il magnate californiano di origini sudafricane, come un novello Henry Kissinger, l’ex segretario di Stato di Richard Nixon che aprì a sorpresa al dialogo con la Cina comunista di Mao Zedong nel 1972, propone a Kiev e Mosca di sedersi al tavolo negoziale e si pone sulla stessa linea, anzi va addirittura oltre l’accorata conciliazione proposta all’Angelus di domenica scorsa da papa Francesco, sempre più incline al pessimismo sull’esito del conflitto e sulla sua possibile escalation.
Il piano
Nel dettaglio Musk propone un piano di pace per l’Ucraina articolato in tre punti e ha chiesto ai suoi follower su Twitter di votare. Ma ciò che conta è che la mediazione del numero uno di SpaceX e Tesla, le due società che producono rispettivamente missili per lo spazio e auto elettriche, prevede che la Crimea passi definitivamente alla Russia (la cessione è stato un errore di Nikita Krusciov) e la celebrazione di nuovi referendum nel Donbass e nelle regioni appena annesse da Mosca da tenersi sotto la supervisione dell’Onu. Inoltre l’Ucraina dovrebbe diventare uno stato neutrale e quindi restare fuori dalla Nato e dall’Unione europea, con buona pace di tutte le aperture di Bruxelles, Roma, Berlino e Parigi.
Un piano basato sul realismo degli equilibri di forza (balance of power) tanto cari al giovane Kissinger studioso del Congresso di Vienna del 1815. Per ora l’idea del magnate americano ha provocato la piccata reazione su Twitter del presidente ucraino Volodymyr Zelensky che ha ribattuto con un altro referendum sempre via social. «Quale Elon Musk preferite? Quello che sostiene l’Ucraina o quello che sostiene la Russia?», ha chiesto il capo di stato, proponendo un sondaggio che ha ottenuto quasi 2 milioni di voti, con una maggioranza a favore della prima ipotesi.
Musk, da par suo, non demorde: «Sono a favore dell’Ucraina, ma sono convinto che una drammatica escalation della guerra provocherà enormi danni a Kiev e al resto del mondo». Poi ha ricordato, poco elegantemente, di aver messo a disposizione di Kiev la rete satellitare Starlink. «I costi sostenuti da SpaceX, la sua società, per sostenere Starlink in Ucraina si aggirano finora sugli 80 milioni di dollari. Il nostro impegno per la Russia ammonta a zero dollari. Siamo a favore dell’Ucraina – ha aggiunto – ma cercare di riprendere la Crimea causerà un enorme numero di morti, il tentativo probabilmente fallirà e ci sarà il rischio di una guerra nucleare. Tutto questo sarebbe terribile per l’Ucraina e il mondo».
Invito al realismo
Insomma un invito a fare un bagno di realismo e a cercare una via negoziale. La sortita di Musk ripropone la vicenda degli imprenditori della Silicon Valley che concentrano nelle loro mani più potere degli stati e delle istituzioni democraticamente elette.
La questione ucraina è complicata visto che i referendum per l’annessione alla Russia sono stati giudicati illegittimi dall’Onu, dagli Stati Uniti e dalla Ue, e rimetterli in gioco è assai complicato. Inoltre i filoucraini da quei territori contesi sono scappati o sono stati deportati. La maggioranza, quindi, è assolutamente filorussa. E in caso di una nuova consultazione non potrebbe che prevalere il sì all’adesione. Non a caso la prima reazione a caldo dell’ambasciatore ucraino in Germania è stata quella di attaccare Musk.
«Sta cercando di legittimare i referendum farsa che sono andati in scena tra persecuzioni, esecuzioni di massa e tortura? Brutta strada – è stato il duro commento di Mikhailo Podolyak, consigliere di Zelensky – Le centinaia di migliaia di persone morte a Mariupol voteranno? Quelli finiti nei campi di concentramento? Elon Musk, lei crea razzi e sogna di colonizzare Marte. La Russia crea forni crematori mobili e sogna che l’Ucraina sparisca. Non è una questione di voto».
«Coloro che propongono all’Ucraina di rinunciare alla sua gente e alla sua terra – presumibilmente per non alterare l’ego ferito di Putin o per salvare l’Ucraina dalla sofferenza – devono smettere di usare la parola “pace” come un eufemismo per lasciare che i russi uccidano e stuprino migliaia di altri ucraini innocenti'», ha affermato il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba.
Il Cremlino invece, in difficoltà per la reazione dell’esercito di Kiev che sta recuperando i territori conquistati durante l’offensiva – al punto che Mosca non è riuscita ancora a definire i confini dei territori annessi – ha definito un «passo positivo» il piano di pace di Musk. Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha dichiarato che Mosca è sempre stata aperta a una conclusione negoziata del conflitto. Parole di circostanza. Ma l’importante è aprire il tavolo dei negoziati, poi si vedranno le carte in mano all’avversario.
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