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C'è una grande attesa per il vertice a Ginevra tra il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, e il suo omologo russo Vladimir Putin.
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Le relazioni tra i due paesi hanno raggiunto il livello più critico degli ultimi decenni, soprattutto dopo i casi Navalny, Lukashenko e ucraino, ma l’azione diplomatica ha creato le precondizioni necessarie per riprendere il dialogo.
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La contrapposizione tuttavia è netta ed evidente. Da un lato le democrazie occidentali chiamate da Biden a difendersi dalle sfide cinese e russa attraverso una maggiore collaborazione tra Nato e Ue e, dall'altra, i regimi illiberali che non accettano interferenze nella loro politica domestica e costituiscono una minaccia militare ed economica.
C'è una grande attesa per il vertice a Ginevra tra il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, e il suo omologo russo Vladimir Putin. Gli osservatori internazionali ricorrono alle dichiarazioni dei due leader per capire se l’incontro avrà luogo in un’atmosfera cordiale o tesa. È indubbio che le relazioni tra i due paesi abbiano raggiunto il livello più critico degli ultimi decenni, soprattutto dopo i casi Navalny, Lukashenko e ucraino, ma l’azione diplomatica dei consiglieri per la sicurezza, del segretario di Stato americano e del ministro degli Esteri russo ha creato le precondizioni necessarie per riprendere il dialogo e «comprendere al meglio le reciproche posizioni».
L’agenda politica dell’incontro è densa di questioni sulle quali è plausibile ritenere che vi saranno punti di negoziazione ed elementi di forte disaccordo. Tra i primi troviamo questioni di rilevanza internazionale quali la stabilità strategica e il controllo delle armi, la situazione pandemica, i conflitti regionali e la questione climatica. La conflittualità potrà emergere sulle questioni che costituiscono le “linee rosse” sulle quali il presidente Putin non accetterà «ingerenze straniere»: la promozione dei diritti, la situazione politica in Bielorussia, Ucraina e Siria, gli attacchi cyber e le interferenze alle elezioni presidenziali americane.
Sul piano della propaganda interna al paese, anche in previsione delle prossime elezioni parlamentari, Putin può già ritenersi soddisfatto perché ha dimostrato che la Russia è riconosciuta dagli Usa come una grande potenza con cui è necessario dialogare per ridurre il caos disfunzionale in cui versa l’ordine internazionale. Sotto questo aspetto, per i russologi Putin ha già “vinto” questo match politico quando Biden ha proposto questo incontro dopo la dimostrazione di forza militare ai confini dell'Ucraina.
Al contrario, l’establishment democratico era inizialmente scettico di questa iniziativa per il timore che potesse danneggiare l’immagine del presidente Biden, ma ha successivamente prevalso la strategia di dimostrare che il presidente degli Stati Uniti non ha paura di affrontare i propri avversari. Mentre Biden incontrava i leader europei per ribadire che l’America è ritornata anche per «rivitalizzare» l’Alleanza atlantica, Putin ha rilasciato una lunga intervista all’emittente statunitense Nbc che anticipa alcuni contenuti che saranno oggetto di vivace discussione con Biden: la richiesta agli americani di prove concrete degli attacchi cibernetici e delle interferenze elettorali russe; la preoccupazione del rafforzamento della Nato nella cybersfera; le “linee rosse” che gli Stati Uniti non devono oltrepassare; l’inaccettabile ingerenza americana nella politica domestica russa; il ruolo della Nato, definita «un residuo della Guerra fredda»; i tentativi di danneggiare i rapporti fra Cina e Russia.
Tuttavia, come ha affermato il portavoce presidenziale russo, Dmitrij Perskov, «sarebbe anche sbagliato sminuire l’importanza di questo incontro» che difficilmente condurrà a una ridefinizione dei rapporti bilaterali, ma, come ha affermato Putin, «se dopo questo incontro creeremo dei meccanismi per lavorare su questi problemi, penso che sia un bene e si potrà dire che il summit non è stato vano».
Il vertice avviene dopo che il presidente Biden ha cercato di assicurarsi che i paesi dell’Ue saranno i protagonisti della stesura delle regole sul commercio, sulla tecnologia e sull’economia per contrastare l’avanzata cinese. Ma, soprattutto, al termine del vertice Nato dove il segretario generale Jens Stoltenberg ha affermato che «fino a quando la Russia non si conformerà al diritto internazionale e dei suoi obblighi e responsabilità, non si potrà tornare al business as usual» e «la Cina sta cooperando militarmente con la Russia anche attraverso esercizi nell'area euroatlantica».
La contrapposizione è netta ed evidente. Da un lato le democrazie occidentali chiamate da Biden a difendersi dalle sfide cinese e russa attraverso una maggiore collaborazione tra Nato e Ue e, dall'altra, i regimi illiberali che non accettano interferenze nella loro politica domestica e costituiscono una minaccia militare ed economica.
Sul piano individuale, Biden ritiene Putin un uomo «intelligente, duro e un degno avversario politico» mentre il presidente russo ha lodato Donald Trump, definito come un «uomo di talento» rispetto al «radicalmente diverso» Biden che «ha trascorso la maggior parte della sua vita adulta in politica», ma, forse, è «meno impulsivo».
Vedremo se il linguaggio del corpo dei due presidenti lascerà trasparire la volontà di un dialogo costruttivo anche in assenza di quel clima disteso che aveva caratterizzato il vertice tra Ronald Reagan e Michail Gorbaciov, sempre a Ginevra nel 1985. Allora fu un incontro storico che segnava la fine della Guerra fredda; oggi si parla di un mondo verso una «Nuova Guerra fredda» nella speranza che chi ha vinto la "vecchia” possa riaffermarsi in futuro.
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