- Il parere dell’avvocato generale della Corte di giustizia europea, il greco Athanasios Rantos, afferma che la posizione dell’Uefa come ente organizzatore delle manifestazioni calcistiche europee non è contrario alla libera concorrenza.
- Il parere consegnato stamani non è vincolante ma eserciterà un’influenza decisiva sulla sentenza che la Corte sarà chiamata a esprimere nella prossima primavera.
- Per A22 Sports Management, la società che dovrebbe organizzare la manifestazione scissionista, è un altro rovescio. E adesso si vedrà se i club che la sostengono vorranno insistere in questa battaglia rovinosa, anziché pagare i debiti e darsi regole gestionali più sane.
Colpo di grazia per la Superlega europea del calcio. Il tanto atteso parere legale firmato dal greco Athanasios Rantos, avvocato generale della Corte di giustizia europea, è stato depositato di buon mattino e ha avuto l’effetto di una tranvata: la posizione dell’Uefa come ente organizzatore delle manifestazioni calcistiche in ambito europeo non va contro le regole comunitarie sulla concorrenza. Così è stato anticipato dal comunicato stampa pubblicato sul sito della Corte, quattro pagine che anticipano la messa a disposizione del parere integrale (una cinquantina di pagine, attese per la giornata di oggi).
Come era stato precisato nei giorni scorsi, il parere dell’avvocato Rantos non è vincolante. Ma eserciterà comunque un peso sulla sentenza che la Corte di giustizia sarà chiamata a emettere nella prossima primavera.
Per questo era così atteso da entrambe le parti in causa: da un lato la A22 Sports Management, la società cui formalmente toccherebbe organizzare la manifestazione calcistica secessionista, dall’altra l’Uefa che nell’ultimo anno e mezzo ha difeso con forza le proprie prerogative. Per i promotori della Superlega l’argomento forte non poteva che essere l’attacco al monopolio Uefa, e dall’aprile 2021 insistono sul tema. Invece, hanno finito per incassare l’ennesima sconfitta. E a questo punto c’è da chiedersi fino a quando vorranno perseverare in una campagna così rovinosa.
Un’ultima annotazione: quando si parla del rapporto fra calcio e regole comunitarie, il 15 dicembre non è una data qualsiasi. Proprio in questo giorno, ventisette anni fa, venne pronunciata la Sentenza Bosman (15 dicembre 1995). Fu l’atto giuridico che scompaginò lo sport professionistico europeo e il suo contenuto andò nella direzione di scardinare il dirigismo Uefa e favorire le libertà del mercato.
Per i promotori superleghisti del giudizio presso la Corte, questa coincidenza temporale era percepita come un ottimo auspicio. E invece le cose sono andate in senso opposto e testimoniano quanto la sensibilità politica delle istituzioni europee, in tema di libertà di mercato e di rapporto fra vecchi e sorgenti monopoli, sia cambiata. I grandi club europei pensino piuttosto a pagare i debiti e a darsi regole gestionali più virtuose, anziché appellarsi al libero mercato soltanto quando conviene loro.
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