File infinite e biglietti rivenduti a prezzi astronomici aprono la strada a malumori e indagini. Un caso dalla risonanza mediatica così ampia che si stanno muovendo anche procuratori, governatori e politici di spicco americani
«Guai, guai, guai» dice I Knew You Were Trouble di Taylor Swift. E guai sono quelli in cui la cantante ha messo la piattaforma Ticketmaster, il sito leader negli Stati Uniti della vendita di biglietti. O meglio, quelli in cui la piattaforma si è messa da sola promettendo ai fan di Swift una prevendita per il tour Eras senza intoppi che, invece, si è rivelata un flop senza precedenti. Un caso dalla risonanza mediatica così ampia che si stanno muovendo anche procuratori, governatori e politici di spicco americani, tra cui la deputata democratica Alexandria Ocasio-Cortez.
Per comprendere la storia e le sue implicazioni bisogna, però, partire dall’inizio.
Il tour di Swift
Il 1 novembre 2022 Taylor Swift annuncia che nella primavera del 2023 partirà il suo nuovo tour “Eras”. È il primo dopo una pausa di cinque anni, durante i quali il pubblico di Swift è cresciuto oltremodo. I fan di Swift, vecchi e nuovi, erano pronti a incontrare la loro beniamina in una delle 52 date del tour e molti di loro erano riusciti ad accaparrarsi l’accredito di “fan verificato” che permetteva di accedere alla prevendita.
Ma Ticketmaster, la piattaforma che aveva l’esclusiva per la vendita dei biglietti e che aveva garantito alla cantante e al suo staff di essere in grado di gestire la richiesta, è andato in tilt. E poco dopo con un annuncio su Twitter ha chiuso la vendita.
Così i fan di Swift, gli Swifties, si sono ritrovati a fare file online di ore per poi vedersi precluso l’acquisto. «Siamo spiacenti! Qualcosa è andato storto da parte nostra e dobbiamo ricominciare da capo. Le cose rotte sono una seccatura: il nostro team è impegnato in modo che non accada di nuovo», hanno letto sui loro schermi dopo ore – in alcuni casi oltre sei – di attesa. Gli Swities si sono subito riversati sui social, in particolare Tik Tok, dove hanno espresso il loro risentimento.
Il messaggio di Taylor Swift e le scuse di Ticketmaster
Anche la reazione della cantante non si è fatta attendere. Swift ha scritto: «Non ho intenzione di trovare scuse per nessuno perché abbiamo chiesto loro, più volte, se potevano gestire questo tipo di richiesta e ci è stato assicurato che potevano. È davvero sorprendente che 2,4 milioni di persone abbiano ricevuto i biglietti, ma mi fa davvero incazzare il fatto che molti di loro si sentano come se avessero subìto diversi attacchi di orsi per ottenerli».
A poche ore di distanza è arrivato anche il messaggio di scuse della piattaforma Ticketmaster che si è rivolta a Taylor e ai suoi fan, adducendo come motivazione la mole smisurata di richieste che ha dovuto gestire. Tuttavia Ticketmaster ha anche fatto sapere che, nonostante i problemi, sono stati venduti più di 2 milioni di biglietti.
Ma sembrerebbe soltanto una brutta faccenda di inadeguatezza e ordinari inciampi quotidiani se non fosse che ha dato adito a uno dei più gravi scandali di bagaraniggio dell’ultimo periodo.
Il bagarinaggio
Poche ore dopo il flop, infatti, è iniziata la rivendita dei biglietti su siti come Stubhub. E se, nelle intenzioni, la campagna di prevendita avrebbe dovuto permettere agli Swifties di acquistare i biglietti per un prezzo compreso tra i 49 e i 499 dollari, a seconda che si comprasse il pacchetto base o quello premium, un biglietto di “seconda mano” è arrivato a costare fino a 50mila dollari. Le lunghe ore di attese, i problemi del sito e tutti gli impedimenti incontrati dagli Swifties sarebbero da imputare a bot che hanno acquistato grandi quantità di biglietti per rivenderli a prezzi esorbitanti.
Le reazioni
Il caso si è ingrandito così tanto che hanno iniziato a occuparsene anche i politici prima tra tutti Alexandria Ocasio-Cortez, che ha twittato: «Promemoria quotidiano che Ticketmaster è un monopolio, la sua fusione con LiveNation non avrebbe mai dovuto essere approvata e devono essere controllati».
Dal 2010 Ticketmaster è infatti divenuta parte di Live Nation, creando un monopolio nella vendita di biglietti che infrange tutte le regole della concorrenza di mercato e che espone i consumatori al rischio di essere vittime di un meccanismo perverso, come si è verificato proprio nel caso di Taylor Swift.
Il neoeletto governatore della Pennsylvania Josh Shapiro, ha sottolineato le molte lamentele che sono arrivate al suo ufficio proprio dagli Swifties.
Le indagini in corso
Non solo i politici ma anche le procure dei vari stati si stanno occupando di quanto avvenuto. Nel Tennessee, il procuratore generale, Jonathan Skrmetti, ha sostenuto di voler garantire ai consumatori la possibilità di acquistare i biglietti. «Al momento non ci sono accuse di alcuna cattiva condotta, ma come procuratore generale è mio compito garantire che le leggi sulla protezione dei consumatori e quelle antitrust nel Tennessee vengano rispettare», ha detto Skrmetti ai giornalisti.
Il Tenessee ha una legislazione di protezione dei consumatori molto ben studiata. Nel 2008, infatti, è stata promulgata la cosiddetta legge “anti-bot” che, di fatto, impedisce a determinati sistemi informatici di acquistare grandi quantità di biglietti per concerti ed eventi sportivi. Tuttavia, come la maggior parte degli stati che hanno approvato divieti simili, la legge è stata raramente applicata.
In Nevada, invece, l’ufficio del procuratore generale ha fatto sapere di stare indagando su Ticketmaster per «presunte pratiche commerciali ingannevoli o sleali».
La senatrice Amy Klobuchar, che presiede la sottocommissione giudiziaria del Senato per la politica della concorrenza, l’antitrust e i diritti dei consumatori, ha scritto una lettera aperta al presidente e Ceo di Ticketmaster, Michael Rapino, affermando di essere stata scettica nei confronti della sua azienda sin dalla fusione con Live Nation.
L’addetto stampa della Casa Bianca, Karine Jean-Pierre, infine, ha rifiutato di commentare nel dettaglio, ma ha affermato che il presidente, Joe Biden, ha lavorato per aumentare la concorrenza e limitare il potere delle grandi società, ritenendo che una «mancanza della concorrenza porti a prezzi più alti e a un servizio peggiore.».
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