- A distanza di cinque anni, la Francia ha ricordato la serie di attacchi terroristici avvenuti a Parigi il 13 novembre 2015. Tra questi, la strage del Bataclan costato la vita a 130 persone, tra cui la 28enne ricercatrice italiana Valeria Solesin.
- Da questi luoghi è partita la commemorazione silenziosa guidata dal premier francese, Jean Castex, tra le restrizioni dovute al coronavirus e in uno stato di massima allerta al quale è nuovamente soggetta la Francia.
- Il 30 novembre avrà luogo il primo Forum Schengen, che mira ad implementare una strategia coesa contro il terrorismo, a partire dal rafforzamento dello spazio Schengen.
Sono passati cinque anni da quel 13 novembre 2015, ricordato come il giorno degli attentati di Parigi e costato la vita a 130 persone, tra cui la 28enne italiana Valeria Solesin. Tre gli obiettivi degli attacchi terroristici il Bataclan, i dehors di cinque bar e lo Stade de France. E proprio da questi luoghi è partita la commemorazione silenziosa guidata dal premier francese, Jean Castex, in un anno dove la memoria si fa ancora più pesante viste le restrizioni dovute al coronavirus e allo stato di massima allerta al quale è nuovamente soggetta la Francia, teatro di tre attentati che hanno causato quattro morti da settembre.
È con il cuore gonfio che l'Europa, colpita una settimana fa anche a Vienna, cerca di riorganizzarsi e approntare una strategia coesa contro il terrorismo, tema al centro dell'incontro tra i ministri dell'Interno Ue.
Fulcro del programma è il trattato di Schengen, oggetto di discussione da parte dei leader nelle ultime settimane. «Molti ministri hanno parlato di Schengen e di uno spazio ben funzionante, della protezione delle frontiere esterne. Lunedì riceveranno un invito per il primo Forum Schengen, che si terrà il 30 novembre, e inizierà uno scambio di opinioni per un rafforzamento dello spazio Schengen che si tradurrà in una strategia che presenterò nel maggio del prossimo anno», è l'annuncio della commissaria per gli Affari interni, Ylva Johansson.
Tra le azioni proposte per implementare la strategia, c'è il controllo dei foreign fighter ai quali deve essere impedito l'ingresso non rilevato nella zona Schengen, dove, di conseguenza, devono essere rafforzate e sviluppate opzioni per misure di sicurezza, «così come strumenti per collaborazione transfrontaliera delle forze dell'ordine».
Da un punto di vista più ampio, un altro fronte sul quale agire è quello della libertà di culto, che deve essere promossa in linea con i valori e i diritti fondamentali europei, perché «la lotta al terrorismo non è diretta contro credi religiosi o politici, ma contro l'estremismo fanatico e violento».
In sostanza, l'Europa punta a un'azione «sistematica per evitare la radicalizzazione» combattendo «propaganda, promozione di violenza, finanziamento di odio ed estremismo violento», in attesa del vertice del 10-11 dicembre, dove questi temi saranno discussi.
Intanto il cancelliere austriaco, Sebastian Kurz, ricorda come il terrorismo islamista sia «il nostro nemico comune» che «in Europa combatteremo insieme».
A fargli eco la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen che, dopo avere rivolto un pensiero alle vittime degli attacchi del 2015, sottolinea la determinazione degli Stati membri «a sconfiggere il terrorismo e costruire un'Europa che protegge».
Dello stesso avviso il presidente del Parlamento Europeo, David Sassoli, che dopo avere bollato il 13 novembre di cinque anni fa come «giornata nera» raccomanda di «restare uniti contro tutti gli atti di terrorismo ed estremismo».
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