Paetongtarn Shinawatra, 37 anni, è la premier più giovane nella storia del paese. Erede di una dinastia politica, appartiene allo stesso partito dell’ex primo ministro Srettha Thavisin, che è stato destituito dalla Corte costituzionale. Oltre alle sfide economiche, dovrà però affrontare una complessa situazione politica
La Thailandia ha un nuova premier: Paetongtarn Shinawatra, nominata venerdì, due giorni dopo che la Corte Costituzionale ha destituito l’ex premier Srettha Thavisin. Thavisin è stato rimosso dall'incarico per aver «violato standard etici» includendo nel suo governo un ex avvocato con precedenti penali. Sia Shinawatra sia Thavisin appartengono al Pheu Thai Party, storico partito d’opposizione thailandese, arrivato secondo alle elezioni generali del 2023.
Paetongtarn Shinawatra ha ricevuto il sostegno di 319 legislatori nella Camera dei rappresentanti, composta da 500 membri. La nuova premier si troverà ad affrontare la sfida di ripristinare la credibilità del governo e rilanciare un’economia nazionale in affanno, il tutto cercando di evitare colpi di stato e interventi giudiziari che, in passato, hanno già portato alla fine degli ultimi quattro governi guidati dal Pheu Thai Party.
La più giovane
Con i suoi trentasette anni, Paetongtarn è la premier più giovane nella storia del paese, oltre ad essere l’erede di un’influente e polarizzante dinastia politica della Thailandia, in quanto figlia minore dell’ex primo ministro e tycoon miliardario Thaksin Shinawatra. Che ha dominato per anni la scena politica thailandese, governando dal 2001 al 2006, quando è stato rovesciato da un colpo di stato ed è fuggito all’estero.
Il suo rientro in patria è avvenuto solo nell’ultimo anno, ma nonostante la lontananza geografica, l'influenza dell’ex premier e della famiglia Shinawatra ha continuato a essere decisiva nella politica del paese. La neo eletta è infatti il quarto membro degli Shinawatra a ricoprire questa carica negli ultimi vent’anni.
La sua nomina e il suo ruolo all’interno del Pheu Thai Party sono largamente attribuiti alla sua parentela. Laureata in gestione alberghiera, ha lavorato nell'impero commerciale di famiglia e non ha mai ricoperto ruoli di rilievo nel governo.
Dal 2021 è stata consigliere capo per la partecipazione e l'innovazione del Pheu Thai e nel 2023 è stata uno dei candidati premier del partito alle elezioni generali. Si prevede una certa continuità con il precedente governo, con molte figure chiave che rimarranno in carica. Tuttavia, la nuova premier dovrà trovare modi per stimolare l'economia e attrarre investimenti stranieri, specialmente nei settori high-tech.
Sfida politica
Oltre alle sfide economiche, dovrà però affrontare una complessa situazione politica. La sua priorità sarà riaccendere la popolarità del Pheu Thai Party, mantenere unita una coalizione eterogenea e contrapposta su molti fronti, e difendersi da possibili attacchi da parte della Corte costituzionale, oltre a scongiurare il rischio di colpi di stato militari o proteste popolari.
La destituzione di Srettha Thavisin è solo l'ultimo episodio di una serie di decisioni prese dalla Corte e dall'establishment politico-monarchico che gettano ombre e sollevano interrogativi sulla tenuta democratica del paese.
In Thailandia gran parte del potere risiede ancora nelle mani della monarchia e dell’élite militare, che agiscono per preservare lo status quo. Ne è esempio il reato di lesa maestà, accusa che viene impugnata arbitrariamente per limitare l’azione di figure politiche d’opposizione. Inoltre i 250 senatori della Thailandia vengano interamente scelti dalle forze militari del paese, dando così un vantaggio nel governare all’élite conservatrice al potere. Ne consegue che anche i membri della Corte costituzionale, in quanto approvati dal Senato, siano di fatto legati a forze militari e monarchiche.
Le elezioni 2023
Queste tensioni per il controllo del paese, si sono manifestate durante le elezioni generali del maggio 2023, dopo che il partito riformista d’opposizione Move Forward, guidato da Pita Limjaroenrat, ha ottenuto una vittoria sorprendente.
Vittoria che ha scombinato i pronostici iniziali, che vedevano favoriti i partiti più consolidati come il Pheu Thai Party della famiglia Shinawatra. Quest’ultimo ha invece ottenuto un risultato inferiore alle aspettative, spingendo il partito a cercare un'alleanza con il Move Forward per formare un governo.
Tuttavia il Senato, dominato da forze filomonarchiche e militari, ha bloccato la nomina di Limjaroenrat a primo ministro nonostante la vittoria elettorale. Di fronte a questo stallo, il Pheu Thai ha rotto l’alleanza con Move Forward e ha stretto un accordo con le forze conservatrici a cui si era opposto in passato, riuscendo a far nominare Srettha Thavisin come premier. Questo accordo controverso ha relegato il Move Forward all'opposizione, scontentando molti elettori, inclusi i sostenitori di Thaksin Shinawatra.
Pochi giorni fa, inoltre, la Corte costituzionale ha sciolto il Move Forward, che aveva fatto della lotta per l’abolizione del reato di lesa maestà una delle sue principali battaglie in campagna elettorale. La Corte si è quindi mossa in difesa della monarchia, minando ulteriormente le libertà politiche in Thailandia e la fiducia della popolazione verso il governo. L'opposizione si è riorganizzata sotto un nuovo partito, il People's Party, ma diversi dei leader politici del Move Forword sono stati esclusi dalla scena politica.
Paetongtarn Shinawatra dovrà affrontare il delicato compito di mantenere in equilibrio la coalizione di governo e ricostruire l'immagine del partito, mentre l’insoddisfazione popolare nei confronti dei partiti tradizionali e dell'ingerenza monarchica cresce sempre di più.
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