Australia e Nuova Zelanda inviano aerei e navi militari per portare viveri e acqua potabile nell’arcipelago. Il governo di Tonga ha rilasciato un primo comunicato dopo diversi giorni dall’eruzione del vulcano. Ma le isole rimangono ancora sconnesse dal mondo e altre sono state cancellate dall’esplosione
A Tonga il disastro umanitario e ambientale è senza precedenti. Secondo la Nasa l’eruzione del vulcano sottomarino Hunga-Tonga-Hunga-Ha'apai ha provocato un’esplosione 500 volte più forte di quella della bomba atomica sganciata durante la seconda guerra mondiale a Hiroshima. Un’esplosione, seguita da uno tsunami, che è avvenuta a 40 miglia da Tongatapu l’Isola più abitata dell’arcipelago e ha causato, secondo gli ultimi dati, tre vittime (tra cui una cittadina britannica).
Il disastro
Impossibile a oggi fare la conta precisa dei danni, anche perché l’area è completamente scollegata dal resto del mondo non solo a livello fisico ma anche digitale. Internet non è disponibile. Dopo l’esplosione il cavo sottomarino di comunicazione si è rotto in più parti e secondo la società costruttrice ci vorrà almeno un mese prima che possa essere ripristinato.
«A essere gravemente colpite sono state alcune delle isole più piccole e periferiche – precisa la prima nota governativa rilasciata da quando è esploso il vulcano – Su un'isola tutte le case sono state distrutte, mentre sull'altra ne sono rimaste solo due. Danneggiate anche alcune case sull’Isola principale, quella di Tongatapu (dove risiedono circa 74mila persone)».
Le immagini satellitari sono esplicative così come quelle scattate dai primi aerei neozelandesi che hanno sorvolato l’arcipelago. Su Twitter le istituzioni governative hanno pubblicato alcune foto scattate dai residenti.
Partono i primi aiuti
Nel frattempo, Nuova Zelanda e Australia hanno inviato diversi aerei militari nella zona per portare aiuti umanitari a quattro giorni dall’eruzione del vulcano. Nelle prossime ore atterreranno sulla pista principale che fino a poche ore fa era ancora coperta da uno strato di 10 centimetri di cenere vulcanica. Ora è di nuovo operativa come annunciato da Jonathan Veitch, coordinatore delle operazioni e funzionario dell’Unicef, grazie al lavoro di circa duecento persone.
A giorni arriveranno anche le prime navi militari australiane e neozelandesi che trasportano soprattutto acqua potabile dato che le riserve delle isole Tonga sono state contaminate dalla cenere e dal sale marino. Le navi sono in grado di produrre, con dei sistemi di desalinizzazione, circa 70mila litri d’acqua al giorno ciascuna.
Ma c’è un altro problema sollevato dalle autorità locali. Tonga è Covid-free e l’arrivo del personale umanitario potrebbe portare il virus nell’arcipelago, in un’area che nel suo passato ha subìto i traumi delle malattie arrivate con i colonizzatori europei e che hanno causato crisi sanitarie non indifferenti, come durante l’influenza spagnola.
Ma che cos’è Tonga e dove si trova?
Il regno di Tonga è uno stato insulare composto da un arcipelago di 170 isole situato nel Sud Pacifico tra la Nuova Zelanda e le Hawaii. Ma soltanto una trentina di queste, però, sono abitate dall’uomo.
La popolazione conta più di 100mila abitanti e gran parte di questa vive a Tongatapu l’isola più grande dell’arcipelago, dove c’è la capitale del regno che ospita il palazzo reale di Tupou VI, insediatosi nel 2012 dopo la morte del fratello.
Tonga è una delle sei monarchie dell’Oceania e ha ottenuto l’indipendenza completa dal Regno Unito soltanto nel 1970. Il re è il capo di Stato e secondo la costituzione del paese spetta a lui nominare il primo ministro e il suo vice che formano il governo.
Il parlamento, invece, è composto da 30 parlamentari ma gran parte di questi sono nominati dal re e da alcuni nobili del regno, mentre 9 seggi sono quelli riservati al voto popolare che si rinnova ogni tre anni.
Per il governo locale la situazione è davvero complicata, visto che la ricchezza proveniva principalmente dall’agricoltura, la pesca e dal turismo. Attività, che oggi sono ferme e probabilmente, dati i danni causati, lo saranno ancora per tanto tempo. Proprio per questo, la Nuova Zelanda ha annunciato lo stanziamento di circa 700mila dollari in aiuto al regno.
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