Licenziato Mark Esper, Trump lo rimpiazza con il capo dell’antiterrorismo e nonostante le perplessità tra gli stessi repubblicani non accenna a voler mollare la sua battaglia legale né i tentativi di ostacolare la transizione
- Oggi Trump ha licenziato il segretario della Difesa, Mark Esper, con cui i rapporti sono sempre stati tesi, e lo ha rimpiazzato con il capo dell’antiterrorismo, Christoper Miller.
- Le “sobrie” comunicazioni istituzionali convivono con quelle urlate in cui si felicita per i risultati del colosso farmaceutico Pfizer sul vaccino. Neanche l’ombra di un ripensamento sulla battaglia legale e gli ostacoli alla transizione.
- Nel frattempo Mike Pence, il suo vice, se ne è andato in vacanza. La compagine di repubblicani che abbandona Trump nel suo tentativo di impedire la transizione è sempre più folta.
Oggi Donald Trump ha licenziato il segretario della Difesa, Mark Esper, che ricopriva il ruolo dal 2019 e con cui i rapporti sono sempre stati tesi, e lo ha rimpiazzato con il capo dell’antiterrorismo, Christoper Miller. «Degno di grande rispetto, prenderà l’incarico ad interim, con effetto immediato», ha twittato il presidente, che continua nella sua disperata campagna di delegittimazione del voto. Le “sobrie” comunicazioni istituzionali convivono con quelle urlate (in caratteri maiuscoli), in cui si felicita per i risultati del colosso farmaceutico Pfizer sul vaccino. Neanche l’ombra di un ripensamento sulla battaglia legale e gli ostacoli alla transizione.
Nel frattempo Mike Pence, il suo vice, ha fatto le valigie e se ne è andato in vacanza: mentre l’attuale inquilino della Casa Bianca continuava a non ammettere la vittoria dell’avversario, il suo braccio destro, forse per togliersi da ogni imbarazzo, ha preferito volarsene a Sanibel, meravigliosa isola dove staccare da ogni stress. La compagine di repubblicani che abbandona Trump nel suo tentativo di impedire la transizione è sempre più folta.
Tra i primissimi a dire “no” c’è stato il governatore del Maryland, Larry Hogan, che già il 6 novembre ha scritto: «Non ci sono alibi per questo comportamento del presidente: mina il processo democratico; non esiste persona più importante della democrazia». Anche Rick Santorum è tra i critici della prima ora, mentre George W. Bush e Mitt Romney si sono complimentati con Biden. La lista delle divisioni (chi pro, chi contro) si allunga; i supporter di Trump sul web tengono aggiornata una sorta di lista di proscrizione dei “traditori”.
Pare che gli stessi membri della famiglia (la figlia Ivanka, il genero Jared Kushner) abbiano provato a convincere Trump a mollare la presa. Fox news, il network conservatore che pure ha riconosciuto la vittoria di Biden, raccoglie interventi di repubblicani che invitano Trump a ritentare alla prossima elezione, o conservatori che gli riconoscono il ruolo di guida della destra. Ma nessuna exit strategy per ora piace al diretto interessato. «L’idea di riconoscere la vittoria a Biden non esiste neppure nel nostro vocabolario», ha fatto sapere Jason Miller, consulente per la campagna di Trump. «Insisteremo con ogni mezzo legale, con le accuse di brogli e abusi».
Battaglia legale quindi, e non solo: la trumpiana Emily Murphy dirige l’agenzia che ha tra i compiti quello di garantire una transizione ordinata. Non ha ancora firmato le carte che consentono alla squadra del nuovo presidente di accedere a risorse e logistica per avviare il cambio di guardia.
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