La Casa Bianca ha chiesto alla difesa di fornire un piano di accesso “totale” al canale per gli Usa. Il presidente vuole spezzare il controllo cinese sullo stretto commerciale tra Atlantico e Pacifico
La settimana scorsa Donald Trump ha ribadito per l’ennesima volta la promessa di riprendersi il Canale di Panama, «per rafforzare la nostra sicurezza nazionale», e ha spiegato che «abbiamo già iniziato a farlo». Cosa intendeva dicendo che le operazioni sono già iniziate si è capito nei giorni scorsi, quando alcuni funzionari del Pentagono hanno fatto sapere che la Casa Bianca ha richiesto un piano militare per prendere il controllo del Canale, che l’amministrazione considera un asset strategico fondamentale in chiave anticinese. Per Trump, infatti, Pechino ha un controllo eccessivo sullo stretto commerciale che collega l’Atlantico e il Pacifico.
Le direttive della Casa Bianca al Pentagono, che la Cnn ha visto in anteprima, chiedono alla difesa di fornire «immediatamente» delle «opzioni militari credibili per assicurare il totale accesso commerciale e militare degli Stati Uniti al Canale di Panama». Secondo fonti del Pentagono, il memo prodotto è «un documento intermedio della sicurezza nazionale», cioè una sorta di anteprima del National Defense Strategy, la revisione strategica che il Pentagono pubblica periodicamente.
L’ultima volta che l’ha prodotto è stato nel 2022, e il Canale di Panama non era nell’elenco delle questioni rilevanti per la sicurezza nazionale.
Le indicazioni della difesa sono in linea con le richieste di Trump di utilizzare le forze militari per rafforzare la presenza degli Stati Uniti nell’emisfero occidentale, una riedizione della dottrina Monroe che si esprime nelle mire sulla Groenlandia, nella militarizzazione del confine con il Messico, nel sogno dell’annessione del Canada e nella riconquista del canale il cui controllo è stato ceduto definitivamente a Panama da Jimmy Carter nel 1979.
La «priorità assoluta» dell’amministrazione è «sigillare i confini, respingere forme di invasione fra cui l’immigrazione di massa illegale, il traffico di stupefacenti, la tratta di esseri umani e altre attività criminali», ed è in questo quadro securitario che Trump vede anche la vicenda di Panama, affidata alla cure del segretario di Stato, Marco Rubio, (al discorso al Congresso lo ha fatto sudare: «Se il piano fallisce sappiamo a chi dare la colpa») ma accompagnata anche dagli apparati militari. La Casa Bianca ha anche ordinato allo US Southern Command, responsabile delle operazioni militari nell’America centrale, di intensificare le attività congiunte con l’esercito panamense.
Irritazioni cinesi
Nel frattempo, la Cina si è indispettita per la decisione del colosso di Hong Kong CK Hutchison, che controlla diversi porti nell’area del Canale, di vendere alcuni asset strategici a una cordata di investitori americani guidata da BlackRock. Il regime ha fatto sapere il suo disappunto attraverso un duro editoriale del giornale Ta Kung Pao, che a Hong Kong è considerato la voce del partito comunista cinese. Il Canale di Panama, si legge nell’articolo, è «la strada commerciale principale per il commercio della Cina con l’America Latina e i Caraibi», e perciò il suo controllo non va concesso agli americani.
Crisi di nervi shutdown
Come se non bastasse lo stordimento indotto da Trump, a Washington si è consumato ieri un durissimo scontro fra i democratici dopo che il leader del partito al Senato, Chuck Schumer, ha annunciato il suo voto favorevole alla manovra scritta dalla destra per evitare lo shutdown del governo federale. Il disegno di legge è passato alla Camera, ma al Senato ha bisogno anche di voti della sinistra per superare la soglia dei 60 senatori necessari.
Schumer ha spiegato la decisione con un argomento pragmatico: «Se il governo dovesse andare in shutdown, Doge ha già un piano per sfruttare la crisi e produrre la massima distruzione», ha spiegato ieri al Congresso. «Uno shutdown darebbe a Trump e a Doge le chiavi della città, dello stato e del paese. Sarebbero liberi di distruggere i servizi federali a una velocità molto più elevata e con capacità molto più ampie rispetto a ora», ha detto il navigatissimo senatore.
L’argomento, però, non è piaciuto affatto ai democratici delle generazioni più giovani, che vogliono rispondere colpo su colpo agli attacchi di Trump, abbandonando tatticismi e strategie che regolarmente vengono spazzate vai da un avversario che procede sempre alla massima velocità.
Alexandria Ocasio-Cortez, la voce più squillante della sinistra-sinistra, ha detto che Schumer sta facendo un «errore tremendo», e le hanno fatto eco decine di parlamentari in aperta polemica con le scelte caute della leadership del partito, che appaiono inadeguate per contrastare Trump.
Il deputato quarantenne Chris Deluzio ha sintetizzato così il ragionamento: «Questa non è un’amministrazione normale, stanno facendo cose pericolose». I democratici, insomma, non dovrebbero accettare la normalizzazione della politica della Casa Bianca ma farebbero bene a spezzare i piani del presidente. Anche rischiando lo shutdown.
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