- Il presidente dell’Ucraina è un outsider della politica che, con una efficacissima operazione di marketing ha lanciato la propria candidatura, dopo avere interpretato in una serie tv un professore di storia che diventa premier del paese.
- Dalle promesse elettorali annunciate in una realtà televisiva, che intercetta i desideri dei consumatori, il populista Zelensky si scontra con la politica del mondo reale e il problema della corruzione.
- Dopo tre anni, Zelensky non ha risolto il conflitto, ma ha attuato una serie di iniziative che hanno inevitabilmente suscitato le reazioni del Cremlino.
Nelle analisi e negli articoli della stampa occidentale c’è un aspetto della questione Ucraina che non desta l’attenzione che merita: quale ruolo ricopre il presidente Volodymyr Zelensky nell’escalation della situazione nel Donbass?
Sinora abbiamo avuto l’impressione che il problema, ormai con effetti nell’arena internazionale, rientri negli schemi di una una seconda guerra fredda tra gli Usa e la Russia. Al margine di questa contrapposizione troviamo la Nato, che costituisce il principale bersaglio del Cremlino, e l’Unione europea che è «saldamente a fianco dell’Ucraina», ma non sono sufficientemente investigate le responsabilità del presidente Zelensky.
Ci sono, infatti, alcuni passaggi che meritano di essere riportati all’attenzione dell’opinione pubblica perché consentono di avere una prospettiva più approfondita delle rivendicazioni e delle aspettative dei diversi attori in gioco.
Un populista in politica
In primo luogo, ricordiamo che Zelensky è un outsider della politica che, con una efficacissima operazione di marketing (la serie televisiva «Servo del popolo»), ha lanciato la propria candidatura alle elezioni presidenziali del 2019, dopo avere interpretato per tre stagioni un professore di storia che diventa presidente dell’Ucraina.
Da comico e produttore televisivo a paladino della lotta alla corruzione nel proprio paese, Zelensky ottiene il 73 per cento dei voti al ballottaggio attraverso una costante campagna elettorale nei social e accattivandosi anche il consenso dell’elettorato russofono. All’inizio della sua attività politica Zelensky sembrava una boccata di ossigeno per un paese che, dopo il crollo dell’Urss, aveva perso la bussola del processo di democratizzazione.
Insomma, l’uomo giusto, capace di conciliare le istanze, storicamente e culturalmente, polarizzate dell’ex Repubblica sovietica: l’Ucraina orientale rivolta alla Russia e quella settentrionale favorevole all’Occidente.
Obiettivi ambiziosi e difficili da raggiungere anche per i professionisti della politica. E, infatti, i nodi sono giunti al pettine molto in fretta. Zelensky è costretto a negoziare con gli oligarchi, gli sforzi del governo per contrastare la corruzione sono insufficienti e costituiscono, al contempo, il tallone d’Achille per una sua eventuale adesione all’Ue e alla Nato. La pandemia aggrava la situazione economico-sociale e il presidente ucraino è sempre più vulnerabile alle minacce russe e incerto sull’affidabilità degli americani dopo il caso Afghanistan.
Dalle promesse elettorali annunciate in una realtà immaginaria, come quella televisiva, che intercetta i desideri dei consumatori, il populista Zelensky si scontra con la politica del mondo reale. Ne è un esempio la sua affermazione in campagna elettorale: «Porremo fine al conflitto in Donbass in due settimane».
Come irritare la Russia
E, così, come sappiamo bene noi italiani, il passaggio da movimento antipolitico a populista di governo, può lasciare il re nudo. Dopo tre anni, Zelensky non ha risolto il conflitto, ma ha attuato una serie di iniziative che hanno inevitabilmente suscitato le reazioni del Cremlino.
Tra queste, le più significative sono: una proposta di legge sull’identità nazionale e civile ucraina per salvaguardare l’unità del paese; la legge che sancisce l’uso della lingua ucraina «in ogni sfera pubblica», declassando così il russo; azioni di censura/chiusura delle emittenti filorusse; forze di insediamento in Donbass; la richiesta «di analizzare la conformità dell’attuale regime di ingresso in Ucraina per i cittadini russi; inattuazione degli accordi di Minsk.
La scorsa estate, dopo l’incontro insoddisfacente per Kiev sulla questione Nato con il presidente americano, Zelensky ha provato a sotterrare l’ascia di guerra chiedendo un incontro a Putin. Ma, poco dopo aver ricevuto la prima parte dei 60 milioni di dollari promessi dagli Usa, Zelensky ha denunciato l’ipotesi di un golpe imminente e ha ripreso la sua aggressiva retorica anti russa.
Il popolo ucraino come reagisce? Al memoriale dei “Cento eroi celesti” dell’Euromaidan, le famiglie dei caduti hanno contestato il presidente ucraino e un sondaggio dell’istituto di ricerca di Kiev segnala che l’indice di gradimento di Zelensky è al 15 per cento, a metà del suo mandato.
Inoltre, Chatham House rileva che Zelensky è percepito negativamente dalla popolazione a causa della sua mancanza di capacità manageriali, dell’esperienza professionale, della forza di carattere. Non stupisce che la sua mancanza al vertice sia ritenuta ininfluente.
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