- Il Senato americano ha approvato il bilancio per il prossimo anno dal costo di 1.7 trilioni di dollari, tra questi rientrano i 45 miliardi di finanziamenti diretti verso l’Ucraina.
- Soltanto dieci giorni fa a Parigi il presidente francese Emmanuel Macron è riuscito a raccogliere più di 1 miliardo di euro proveniente da donazioni private durante la conferenza internazionale di solidarietà che si è tenuta il 13 dicembre. Negli stessi gironi l’Ue annunciava un prestito da 18 miliardi di euro.
- Fino a quando Washington e Bruxelles riusciranno a garantire ogni anno una spesa che va dai 60 ai 70 miliardi per supportare l’Ucraina?
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky è rientrato da Washington con in tasca un ulteriore sostegno economico e militare per il prossimo anno. Durante l’incontro bilaterale il presidente Joe Biden ha annunciato l’approvazione di un pacchetto di aiuti per un valore di 2.2 miliardi di dollari, una mancia rispetto al più ampio budget stanziato dal Congresso. Il Senato americano ha infatti approvato il bilancio per il prossimo anno dal costo di 1.7 trilioni di dollari, tra questi rientrano i 45 miliardi di finanziamenti diretti verso l’Ucraina.
Il progetto di legge, approvato con 68 senatori favorevoli e 29 contrari, manterrà i finanziamenti decisi dall’amministrazione Biden fino al prossimo autunno. Soldi che servono a mantenere letteralmente in vita l’Ucraina nella sua guerra contro la Russia e non sono diretti solo per l’acquisto di nuovi equipaggiamenti militari e munizioni, ma anche per garantire il funzionamento della pubblica amministrazione e dei servizi essenziali continuando a pagare gli stipendi al personale pubblico ucraino. Ma quanti soldi ha ottenuto Zelensky per il prossimo anno?
I conti in tasca
Ai 47 miliardi di dollari annunciati da Biden nell’incontro con Zelensky a Washington, si sommano altri due miliardi distribuiti all’inizio della settimana dalla Banca Mondiale «come sostegno diretto al bilancio da parte del popolo americano», aveva detto il presidente americano durante la conferenza stampa nella East room.
Soltanto dieci giorni fa a Parigi il presidente francese Emmanuel Macron è riuscito a raccogliere più di 1 miliardo di euro proveniente da donazioni private durante la conferenza internazionale di solidarietà che si è tenuta il 13 dicembre. I soldi sono stati stanziati da 46 paesi e 24 organizzazioni internazionali. Di questi, 415 milioni saranno destinati al settore energetico, 25 milioni per l’acqua, 38 milioni per il settore alimentare, 17 milioni per la sanità e 22 milioni per i trasporti.
Negli stessi giorni l’Unione europea, invece, ha approvato un pacchetto che fornisce una «soluzione strutturale» per sostenere finanziariamente l’Ucraina nel 2023. In totale Bruxelles ha messo in cassa 18 miliardi di euro attraverso prestiti che avranno come garanzia il bilancio dell’Unione europea e degli stati membri. Una cifra molto vicina ai 19.7 miliardi di euro già distribuiti dall’Unione europea a Kiev nel 2022 fin da quando è iniziata la guerra lo scorso 24 febbraio. I soldi del 2023 serviranno in parte a sostenere le spese delle strutture sanitarie e scolastiche e a garantire il ripristino delle infrastrutture energetiche distrutte dai missili russi nelle ultime settimane. A questi più di 67 miliardi di dollari raccolti tra Unione europea, Stati Uniti, Banca mondiale e conferenza di Parigi si sommano i 2.3 miliardi di dollari promessi dal Regno Unito che ha intenzione di inviare la stessa cifra di aiuti inviati a Kiev per questo 2022.
Le spese russe
Se da un lato Zelensky è riuscito ad ottenere finanziamenti per circa 70 miliardi di dollari per il prossimo anno, durante la conferenza con i vertici miliari russi il presidente Vladimir Putin ha detto che il paese può continuare a sostenere i costi della guerra in Ucraina.
In dieci mesi l’economia russa ha adottato diversi aggiustamenti per attutire l’aumento dell’inflazione e minimizzare le perdite. Gli extraprofitti derivati dalla vendita di gas e petrolio ai paesi europei prima dell’interruzione delle forniture hanno garantito al Cremlino ampi margini di manovra. Ma Putin è stato anche capace di virare gli accordi energetici verso oriente e aumentare gli scambi commerciali con paesi come la Cina e la Turchia. In un articolo di Forbes, citato dal Kiev Indipendent, si stima che Mosca abbia speso circa 82 miliardi di dollari nel 2022 per la guerra in Ucraina.
A metà settembre, il ministero delle Finanze ha detto che entro la fine dell’anno la spesa per la difesa aumenterà del 31 per cento passando da 57 a 74 miliardi di dollari. L’ex viceministro delle Finanze ed ex vicepresidente della Banca russa, Sergey Aleksashenko, ha scritto un articolo su Al Jazeera tirando le somme dei costi della guerra sostenuti da Mosca.
In totale il deficit di bilancio non supererebbe il 3 per cento del Pil (52 miliardi di dollari) nel 2023, una cifra che secondo Aleksashenko può essere interamente finanziato tranquillamente con le riserve del paese. L’ex viceministro conclude così la sua analisi economica: «Non prevedo grossi vincoli finanziari che possano costringere il Cremlino a cambiare radicalmente la sua politica aggressiva nei confronti dell’Ucraina».
Lo scenario futuro
Analisti ed esperti del Pentagono sono sicuri che la guerra non finirà nel 2023 sia perché, nonostante le vittorie ottenute sul campo di battaglia da parte di Kiev, la Russia è riuscita a ottenere il controllo di una buona parte del territorio ucraino che difficilmente sarà disposta a lasciare sia perché i negoziati di pace si sono arenati.
Gli eccidi e le torture di Bucha, Irpin e Mariupol hanno fermato il timido tentativo di accordo abbozzato nelle prime settimane di guerra. Di un accordo o una tregua non c’è ancora traccia. Ma i finanziamenti attuali garantiti dall’occidente benché siano rilevanti riescono solo a coprire un tempo di spesa limitato. E ci si domanda: fino a quando Washington e Bruxelles garantiranno ogni anno una spesa che va dai 60 ai 70 miliardi per supportare l’Ucraina vista anche la crescente preoccupazione per lo scenario economico mondiale stretto nella morsa dell’inflazione e della crisi energetica?
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