Ieri è iniziato l’atteso contrattacco a cui le forze armate di Kiev si preparano da settimane: come sta andando l’attacco? Quali sono le opportunità degli ucraini e quali i rischi che corrono?
L’attesa controffensiva ucraina di cui si parla da oltre un mese è finalmente cominciata. Le forze armate di Kiev lo hanno annunciato ieri, mentre i russi hanno confermato gli attacchi anche se assicurano che sono già stati «respinti».
Tutto sembra indicare che i combattimenti sono appena all’inizio. L’obiettivo degli ucraini per ora è la città di Kherson, nel sud del paese, non lontano dalla penisola di Crimea. Secondo le prime ricostruzioni, l’attacco sta procedendo bene e i russi, isolati e demoralizzati, starebbero offrendo scarsa resistenza.
Perdere Kherson, per Mosca sarebbe una sconfitta altamente simbolica. Si tratta della città più grande e dell’unica capitale regionale che sono riusciti ad occupare dall’inizio del conflitto. Per gli ucraini potrebbe costituire un simbolo per dimostrare a sé stessi e agli alleati che il conflitto ha finalmente preso un’altra direzione.
Dove si combatte
Al momento i combattimenti sembrano concentrati in un’area lunga meno di un centinaio di chilometri, sulla linea del fronte che separa la città di Mykolaiv, controllata dagli ucraini, e Kherson, occupata dai russi.
Kherson è un obiettivo strategico non solo per il suo valore simbolico, ma anche perché è separata dal resto delle truppe russa dal fiume Dniepr ed è quindi facile da isolare. Nelle ultime settimane, gli ucraini hanno colpito più volte i ponti sul fiume con i famigerati Himars, rendendo la situazione della guarnigione russa sempre più precaria. Nuovi attacchi negli ultimi giorni avrebbero danneggiato altri ponti e distrutto un ponte di barche messo in piedi dal genio militare russo.
La città di Nova Kakhovka, un punto strategico per l’attraversamento del fiume, è rimasta senza acqua e luce nel corso della notte, a causa dei bombardamenti ucraini.
Secondo fonti militari anonime che hanno parlato con Cnn, gli ucraini avrebbero riconquistato cinque cittadine e si sarebbero spinti in profondità nel territorio controllato dai russi, arrivando a poche decine di chilometri dai sobborghi di Kherson. Il consigliere del presidente ucraino Oleksiy Arestovych ha detto che le truppe ucraine «hanno sfondato il fronte in diversi punti».
Cosa fanno i russi
Si sapeva da tempo che gli ucraini avrebbero lanciato un’offensiva nel sud del paese, tanto che i russi hanno avuto settimane di tempo per trasferire truppe dal Donbass, nell’est del paese, nell’area di Kherson.
Ma le truppe russe, anche se dotate di molti cannoni, carri armati e altro equipaggiamento, hanno un grosso problema di mano d’opera e faticano a rimpiazzare le perdite subite in combattimento.
Inoltre, le difficoltà ad attraversare il Dniepr e i continui attacchi ucraini contro le retrovie, i depositi di munizioni e i centri comando, hanno reso difficile rinforzare l’area di Kherson e renderla imprendibile per una controffensiva ucraina.
È probabile, inoltre, che gli ucraini siano dotati di una netta superiorità numerica nella regione. Mentre Mosca fatica a trovare volontari da inviare al fronte ed è costretta a ricorrere ad ogni sorta di trucchi, l’Ucraina ha proclamato sei mesi fa la mobilitazione generale della popolazione e al momento ha decine di migliaia di riservisti in addestramento, mentre altrettanti sono già arrivati a rinforzare le truppe sul fronte.
Opportunità e rischi
Nella migliore delle ipotesi, gli ucraini riusciranno a riconquistare Kherson e con la linea di ritirata bloccata dal fiume Dniepr, potrebbero riuscire a catturare migliaia di prigionieri russi. Sarebbe un grosso successo sia dal punto di vista militare che da quello politico e di propaganda.
Potrebbero dimostrare di essere in grado di ricatturare il territorio perduto e di sconfiggere i russi non solo in difesa, ma anche in attacco, rafforzando così anche la fiducia degli alleati occidentali, sempre più restii a inviare armi nel paese senza che ci siano corrispondenti successi.
D’altro canto, passare all’attacco ha sempre i suoi rischi. È più complicato e rischioso che restare in difesa. E se l’esercito ucraino ha dato prove di grandi capacità di resistenza, deve ancora mostrare di possedere la disciplina e il coordinamento necessari a condurre una grande operazione offensiva.
I russi, inoltre, possiedono ancora una netta superiorità in fatto di artiglieria, missili e aviazione. Anche se le loro truppe di terra potrebbero essere sconfitte, una grande offensiva ucraina rischia di fornire bersagli allo scoperto per la potenza di fuoco russa.
Il fallimento dell’offensiva, infine, rischia di essere un grave problema politico per Kiev. Costituirebbe un grave colpo al morale degli ucraini e probabilmente contribuirebbe a raffreddare ulteriormente l’entusiasmo degli alleati nei confronti del sostegno alla guerra. Fino a luglio esperti ed forze armate alleate consigliavano agli ucraini di non rischiare il tutto e per tutto con un attacco giudicato prematuro. Kiev deve sperare di essersi preparata a sufficienza per questa operazione.
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