Il Rapporto Calheiros documenta come il presidente ha favorito la diffusione del Covid19 e ne ha aggravato le conseguenze. Nove i crimini individuati, e quello di «epidemia dolosa con morte procurata» comporta fino a 30 anni di carcere. Tra un anno il paese va al voto
Il Rapporto Calheiros, dal nome del senatore Renan Calheiros, del partito centrista Movimento Democratico Brasiliano (MDB) chiama in causa il presidente del Brasile, Jair Bolsonaro per dirette responsabilità per la morte per Covid di oltre 604mila cittadini. Questo mercoledì è iniziata la lettura in Commissione in Senato a Brasilia e il rapporto dovrebbe essere votato il 26 ottobre. Anche se è dubbio che possa portare a un impeachment nell’anno di mandato che resta all’ex militare di estrema destra, il dossier è destinato ad avere conseguenze politiche e penali. Fa luce sulla sinistra storia della pandemia nel gigante sudamericano dove si sono registrati oltre 21 milioni di casi e dove solo la metà della popolazione è attualmente vaccinata.
I fatti e i crimini
Il Rapporto Calheiros non contiene accuse che possano essere definite politiche, ma precisi fatti che configurerebbero nove crimini con rilevanza penale dei quali accusa il presidente e tutti i suoi più stretti collaboratori. Il più grave è quello di «epidemia dolosa con morte procurata». Il che in caso di morte – e la pandemia del Covid sarebbe ovviamente il caso – comporta una pena raddoppiata fino a 30 anni di carcere. Vista la gravità, comporta l’arresto, e dunque l’impossibilità di libertà provvisoria, indulto o amnistia. A questo si aggiungerebbero otto crimini che solo rispetto al primo si possono definire minori. Tra questi la violazione di misure sanitarie preventive, diversi articoli inerenti la corruzione, quali irregolarità nell'uso di fondi pubblici, istigazione a delinquere, falso sia in atti pubblici che documenti privati. Inoltre vi è il «ciarlatanismo» (ovvero l’indurre a cure con metodi non scientifici, o anche abuso della credulità popolare).
A ciò si aggiunga la parte che ha destato maggior interesse a livello internazionale. Il Rapporto Calheiros si spinge infatti a considerare quelli dei quali accusa Bolsonaro come crimini contro l’umanità, secondo lo Statuto di Roma del Tribunale Penale Internazionale, così come recepito dalla legislazione brasiliana. Se si dovesse arrivare a un processo e a una condanna, tale accusa comporterebbe la pena dell’ergastolo, configurandosi come «attacco alla popolazione civile» con «modalità di sterminio», beninteso tutto da dimostrare. Infine, viene considerato quello che, nella legislazione brasiliana, si chiama «Crimine di responsabilità», che consiste nell’aver violato i diritti sociali, della popolazione, in primo luogo quello alla salute, agendo in modo disonorevole e incompatibile con la carica del Presidente, e per il quale è prevista la destituzione e l’ineleggibilità.
Una dinastia di ciarlatani
Nelle 1180 pagine del rapporto, che si basa sull'analisi di 9,4 Terabyte di documenti, tra gli accusati di precisi atti delittuosi in complicità col presidente ci sono 68 persone, inclusi i tre figli di Bolsonaro, il ministro della difesa Walter Braga Netto, e due ministri della Salute, Marcelo Queiroga e il predecessore di questo Eduardo Pazuello. Anche a Pazuello, come a Bolsonaro e al braccio destro di questo, Onyx Lorenzoni, sono contestati anche i crimini contro l’umanità e le “modalità di sterminio”. Tra i 68 è chiamato in causa anche l'ex-ministro degli Esteri Ernesto Araujo, considerato uomo di Donald Trump dentro il governo brasiliano. Questo, oltre all’accusa di epidemia dolosa, si vede anche contestato il negazionismo e l’induzione al mancato rispetto della quarantena. I tre figli di Bolsonaro, il senatore Flavio, il deputato Eduardo e il consigliere Carlos, sono accusati di istigazione a delinquere e di aver sistematicamente portato avanti una campagna di diffusione di notizie false e tendenziose (fake news) sulla pandemia. Questa, a quanto pare, è la principale occupazione degli eredi Bolsonaro che da anni, attivissimi sui social, si occupano dichiaratamente di alimentare la ‘bestia’ di famiglia. La maggior parte degli altri imputati, la cupola del potere bolsonarista a Brasilia, è invece soprattutto accusata di corruzione, avendo considerato l’epidemia del Covid19, come innanzitutto un’occasione di saccheggio.
Le implicazioni politiche
Jair Bolsonaro, che ha ancora un anno di mandato al Palazzo di Planalto a Brasilia, le elezioni sono previste nell’ottobre 2022, secondo il rapporto, avrebbe dunque attivamente agito per incrementare e aggravare le conseguenze della pandemia di Covid19 nel paese. Fin dall’inizio, è l’accusa, ha scelto la strategia della negazione dell'epidemia, ritardando dolosamente l’attuazione di misure necessarie, e inducendo milioni di brasiliani a non difendersi dal morbo. Furono decine gli interventi pubblici nei quali parlò del Covid come al più di una febbre, invitando i brasiliani a continuare a vivere normalmente e quindi inducendoli a non proteggersi dalla pandemia. Quindi ha scelto attivamente la politica scellerata e antiscientifica della "immunità di gregge", convocando e partecipando a eventi pubblici nei quali le persone potessero contagiarsi. Inoltre, ha sistematicamente dissuaso i brasiliani dal distanziamento sociale e dall'uso di mascherine.
A questo si aggiunga che, secondo il rapporto, avrebbe ritardato ad arte l'acquisto di vaccini già disponibili per potere acquistare quelli per i quali lui e i suoi avevano già concordato il pagamento di tangenti (la corruzione appare un fattore fondamentale dell’intera materia e del Covid come opportunità di affari). Ciò, secondo il rapporto, che su questo punto si basa su uno studio dell'Università di San Paolo (USP), avrebbe dimostrabilmente procurato almeno 12.000 morti aggiuntive di persone alle quali il presidente ha attivamente evitato di far somministrare i già disponibili vaccini Coronavac e Pfizer (rispettivamente cinese e statunitense) in attesa del Covaxin, il vaccino indiano sul quale aveva, si ipotizza, già concordato il pagamento di tangenti.
Fin dall’inizio dei lavori in commissione il senatore bolsonarista Marcos Rogerio ha chiesto l’annullamento del rapporto in sé e della sessione, ma il presidente, il senatore per l’Amazzonia, il social democratico (PSD) Marcos Aziz, ha ordinato la prosecuzione della lettura. Nonostante l’ostruzionismo, e il fatto che Bolsonaro stesso abbia già pubblicamente negato ogni responsabilità, alla chiusura di questa nota, appare probabile che si arriverà alla fine della lettura e a un voto. Se il Rapporto Calheiros fosse approvato da almeno la metà dei senatori, il testo inizierebbe un tortuoso, ma non impossibile, iter parlamentare che potrebbe sfociare da un lato in un processo di impeachment e dall'altro in processi penali per i 68 coinvolti.
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