«Noi rimaniamo qui. Un singolo paese dell’Onu non può decidere per una missione». Queste le parole di Andrea Tenenti, portavoce della missione Unifil in Libano finita sotto attacco dall’esercito israeliano durante la sua invasione nel sud del paese. Contattato da Domani, Tenenti ha fatto chiarezza su cosa sta accadendo negli ultimi due giorni.

Cosa è successo tra ieri i e oggi? Quanti attacchi sono stati ricevuti dalla missione?

Ieri siamo stati colpiti tre volte, di cui due contro  basi italiane, e sono stati feriti due caschi blu indonesiani. Sono state prese di mira le telecamere e il sistema di illuminazione, con droni che sono arrivati quasi fino al bunker dove erano i peacekeeper. Questa mattina, invece, c'è stato un attacco alla sede centrale di Unifil, nel quale sono rimasti feriti due peacekeeper dello Sri Lanka. Uno è ferito gravemente a causa delle schegge che lo hanno colpito. La dinamica di ciò che è accaduto non è ancora chiara e stiamo indagando (nel pomeriggio le forze armate israeliane hanno detto che sono stati colpiti per errore da parte loro, stanno indagando se sia stato un attacco diretto o meno ndr.).

Cosa avete fatto ieri dopo l’attacco?

Abbiamo inviato un comunicato attribuendo a Israele le responsabilità che dovrebbero avere nel mantenere la sicurezza dei nostri caschi blu e anche riferendo che c’è stata una violazione del diritto internazionale umanitario e della risoluzione 1701 del Consiglio di sicurezza dell’Onu (quella che istituisce la missione ndr.). Lo abbiamo fatto non solamente per descrivere quello che è successo ma anche per identificare le responsabilità. 

Avete ricevuto risposta ufficiale? 

No, nessuna risposta.

Come interpreta l’attacco di ieri? 

È deliberato, nel senso che è difficile pensare che sia qualcos’altro dato che sono state colpite le telecamere e l’illuminazione. Dire che ci sono i miliziani di Hezbollah nelle vicinanze non torna, quindi sicuramente l’attacco è diretto.

Il motivo?

Parlano i fatti. Qualche giorno fa Israele ci ha chiesto di lasciare le basi e noi siamo rimasti. Adesso veniamo attaccati. Quindi può fare le proprie deduzioni su quale sia il motivo. Speriamo che ci daranno delle spiegazioni che possano illuminarci e fare capire meglio il motivo dietro a questi attacchi.

Vi hanno comunicato qualcosa gli Stati Uniti?

No, però logicamente parliamo con tutti i paesi dell’Onu, quindi si parla anche con loro. Non so quale tipo di conversazione ci sia stata. Comunque anche gli Stati Uniti non è che abbiano fatto dei comunicati particolari su quello che è successo ieri.

Come avete accolto le dure parole del ministro Crosetto?

Ci sono stati diversi paesi che hanno avuto parole molto dure, anche l'Irlanda, la Spagna, l'Unione Europea in generale e Crosetto. Sicuramente sono parole importanti, così come le nostre che sono state dure nel condannare e nel dire che è una violazione di diritto internazionale umanitario. Crosetto, che logicamente è coinvolto per il fatto che abbiamo più di 1100 soldati presenti qui nel paese, ha usato parole dure come quelle della missione perché questa è una situazione sicuramente abbastanza seria. Può cambiare anche il futuro della sicurezza per i caschi blu nel paese.

Rimanete al vostro posto per ora, vero?

Per il momento rimaniamo qui. Un unico paese membro delle Nazioni unite non può chiedere cosa fare a una missione Onu. Quindi rimaniamo e il Consiglio di sicurezza deciderà sul da farsi più avanti.

Ma il dialogo tra le parti israeliani e Hezbollah continua ancora?

Per adesso continua anche se è di tipo bilaterale tra il comandante israeliano e quello libanese, non è diretto.

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