Sono otto i morti, dei quali sette sono donne, in seguito a una serie di sparatorie avvenute in varie spa di Atlanta, in Georgia. La polizia locale ha fermato un giovane di 21 anni e sta proseguendo le verifiche per capire se c'è un nesso tra i tre attacchi. Secondo alcuni attivisti, gli omicidi di ieri sono ricollegabili all’odio razziale contro gli asiatici, accusati di essere responsabili della diffusione del Covid-19
Otto persone, per la maggior parte ragazze asiatiche, sono state uccise nella serata di ieri in una serie di sparatorie in diversi centri massaggi nella zona periferica di Atlanta, in Georgia. La polizia statunitense ha fermato un uomo di 21 anni, Robert Aaron Long, poche ore dopo gli attacchi. L’uomo non ha confessato. Secondo gli inquirenti, potrebbe trattarsi dell'ennesimo episodio d'odio nei confronti delle comunità asiatiche americane, accusate di essere la causa della diffusione del Covid-19.
Le sparatorie
Due dei locali erano nella città di Atlanta e un terzo era vicino ad Acworth, nel paese di Cherokee, a circa 30 miglia di distanza dalla città. Gli attacchi, come riportato dalla polizia locale, sono avvenuti intorno alle 5 del pomeriggio, quando cinque persone sono state colpite in una spa nei pressi di Acworth. Due sono morte sul posto e altre due in ospedale. Dopo meno di un'ora, le forze dell'ordine sono state chiamate anche dalla Gold spa, nel nord-est di Atlanta, per una rapina in corso. Gli agenti si sono precipitati sul luogo dei fatti, dove hanno trovato tre donne morte a causa di ferite d'arma da fuoco. Contemporaneamente, sono arrivate altre segnalazioni di spari alla Aromatherapy spa, dall'altra parte della strada, dove la polizia ha trovato il corpo di un'altra donna. Sette delle vittime erano donne, sei asiatiche.
L'ufficio antiterrorismo della polizia di New York ha annunciato di aver dispiegato varie squadre mobili intorno a New York City, dove vivono centinaia di persone asiatiche. La polizia di Atlanta, inoltre, ha dichiarato di aver inviato diversi agenti per controllare attività commerciali simili nelle vicinanze e ha aumentato le pattuglie nella zona.
L’ipotesi odio razziale
Molti attivisti e le stesse forze dell’ordine ipotizzano che dietro a questi episodi di violenza ci sia l’odio razziale nei confronti degli asiatici, alimentato dalla retorica secondo cui la Cina è responsabile della diffusione del Covid-19.
Il gruppo di difesa Stop Asian American Pacific Islander Hate ha affermato di aver ricevuto più di 2.808 segnalazioni di episodi di odio nei confronti di persone asiatiche da marzo a dicembre 2020. La task force sui crimini d’odio di New York City, lo scorso anno, ha indagato su 27 incidenti, un aumento di nove volte rispetto all’anno precedente. Gli asiatici negli Stati Uniti rappresentano oltre il 15 per cento della popolazione, con soli sei milioni concentrati in California.
A contribuire alla diffusione della convinzione che la Cina abbia un ruolo nella diffusione del coronavirus sono stati anche vari interventi pubblici dell'ex presidente Donald Trump, che ha chiamato più volte il Covid-19 «China virus» o ironicamente «kung flu».
Sono tanti gli episodi di questo tipo verificatisi nei mesi scorsi negli Stati Uniti, soprattutto in California. A febbraio, un immigrato thailandese di 84 anni è morto dopo essere stato violentemente spinto a terra mentre passeggiava, a San Francisco. Stessa dinamica per un anziano di 91 anni a Oakland. A Brooklyn, invece, una donna cinese di 89 anni è stata schiaffeggiata e data alle fiamme da due delinquenti. A New York City, un uomo ha colpito in faccia con un taglierino un americano-filippino di 61 anni. E sono solo alcuni esempi.
Il presidente Joe Biden, poco dopo essersi insediato alla Casa Bianca il 26 gennaio scorso, ha firmato un ordine esecutivo per schierarsi contro l’ondata di razzismo nei confronti degli asiatici americani, in risposta alla pandemia. Un atto ufficiale che condanna la violenza, al quale sono seguite anche manifestazioni contro il razzismo in tutti gli stati del paese.
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