L’attivista è detenuto dal 7 febbraio perché accusato di avere incitato alla violenza contro il regime
Il tribunale egiziano ha prolungato di altri quindici giorni la detenzione dell’attivista Patrick Zaki detenuto dal 7 febbraio perché accusato di avere incitato alla violenza contro il regime. Zaki era stato arrestato al suo arrivo all’aeroporto del Cairo dopo essere tornato dall’Italia dove aveva frequentato un master dell’università di Bologna. A comunicare la notizia del prolungamento della detenzione dell’attivista è stata la sua legale, Hoda Nasrallah che ha detto all’Ansa avere atteso invece una sentenza di scarcerazione.
Le reazioni
Gli attivisti della rete "Patrick Libero" si sono detti molto preocuppati per lo stato psicologico di Zaki e hanno detto di sperare «sinceramente che la prossima udienza ci porti la buona notizia del suo rilascio». Sulla vicenda è intervenuto anche il deputato di Leu, Erasmo Palazzotto, che ha accusato in un post su Twitter le autorità egiziane di avere sottoposto l’attivista all’ennesimo «rito crudele».
Un’attesa infinita
La comunicazione del prolungamento della detenzione di Zaki arriva dopo che il tribunale egiziano aveva rinviato di un giorno la sua decisione attirandosi le critiche del portavoce di Amnesty International, Riccardo Noury che aveva accusato i magistrati del Cairo di avere commesso «una violenza al cubo»e di avere sottoposto Zaki a «undici mesi di detenzione illegale e arbitraria senza processo, senza poter contestare le prove». Secondo Amnetty, i diritti di Zaki non sarebbero stati rispettati neanche durante l’udienza. L’attivista è stato tenuto «dieci ore bloccato in aula anche quando il suo caso era stato trattato, perché bisognava trattare tutti gli altri». La sessione si era svolta alla presenza di una delegazione di rappresentanti dell'Unione Europea, dell'Italia,dei Paesi Bassi, della Francia e del Canada.
Le proteste contro al Sisi
La comunità internazionale si è mobilitata fin dal giorno dell’arresto di Zaki per chiedere il rilascio di un attivista che, secondo i suoi difensori, avrebbe commesso l’unico crimine di dissentire dal governo del presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi. A dicembre il parlamento europeo ha chiesto alle autorità egiziane di liberare Zaki e le altre decine di dissidenti imprigionati nelle carceri del paese. Sempre nella stessa risoluzione il parlamento europeo ha inoltre chiesto all’Egitto di collaborare con l’Italia affinché i quattro agenti segreti accusati dalla procura di Roma di essere colpevoli della tortura e dell’omicidio del ricercatore italiano, Giulio Regeni, siano processati.
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