Il conflitto in Ucraina potrebbe essere a un momento di svolta. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky è arrivato negli Stati Uniti dove intende presentare il suo "piano per la vittoria" al presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, e ai candidati presidenziali Kamala Harris e Donald Trump. L’incontro con Biden e Harris è fissato per giovedì, dopo l’Assemblea delle Nazioni Unite che si terrà a New York mercoledì.

Presentato alla stampa e circolato da alcuni giorni in maniera informale, il piano di Zelensky è in sostanza un ultimatum alla Casa Bianca: una richiesta di aumento significativo degli aiuti militari, di rimozione di tutte le restrizioni sul loro utilizzo e infine un impegno formale all’ingresso dell’Ucraina nella Nato. Soltanto così, rafforzando militarmente l’Ucraina molto più di quanto fatto fino ad ora, la Russia potrà essere costretta a sedersi al tavolo delle trattative, ha spiegato Zelensky.

In altre parole, il presidente ucraino ha deciso di affrontare la più grande ipocrisia che circola sulla difesa dell’Ucraina, diffusa tanto a Kiev quanto nelle capitali alleate. Ossia l’idea che sia possibile sconfiggere la Russia, o almeno impedire una sua vittoria completa, senza aumentare in modo significativo l’attuale impegno economico e militare da parte degli alleati e senza fornire garanzie militari contro future aggressioni.

Il piano per la vittoria mette nero su bianco che soltanto un cambio di basso può fare la differenza. In un’intervista al New Yorker, Zelensky ha spiegato che il piano contiene i dettagli di come questo può essere ottenuto, in termine di numero di armamenti e risorse economiche. Una Ucraina militarmente “inespugnabile” costringerà la Russia a trattare, sostiene Zelensky: «Continuare a cercare di distruggere l’Ucraina, a quel punto, rischia di indebolire significativamente la Russia e questo metterebbe a rischio anche la posizione di Putin».

L’alternativa

La leadership di Kiev è sicura che un rinnovato e ancora più deciso impegno degli alleati possa far capire al Cremlino che la campagna in Ucraina non porterà loro risultati migliori di quelli che hanno già ottenuto, creando così un forte incentivo al negoziato. Ma se anche così fosse, tutto ruota intorno a cosa risponderà Biden alle richieste di Zelensky.

Se la richiesta sarà respinta, cosa accadrà? «Si tratta di un pensiero orribile – ha detto Zelensky al New Yorker –  Significherà che Biden non vuole che la guerra finisca in un modo che neghi una vittoria alla Russia. E finiremo con una guerra molto lunga, una situazione impossibile, estenuante che costerà la vita a moltissime persone».

È quello che Zelensky chiama il suo piano “B”, un piano “B” che gli ucraini stanno già utilizzando dai primi giorni dell'invasione, da quando, cioè, hanno ricevuto aiuti sufficienti a non essere travolti, ma non abbastanza consistenti da permettere loro di sconfiggere la Russia.

Sempre più spesso, però, a Kiev si parla di un possibile piano “C”. L'idea cioè che Zelensky possa utilizzare l'eventuale “no" di Biden al suo piano per giustificare di fronte agli ucraini la necessità di intavolare negoziati con la Russia. Che il presidente ucraino non aspetti altro che la giusta occasione per fare la pace è una teoria che circola da tempo nei circoli nazionalisti, tanto quelli liberali quanto quelli più estremi, mai stati fan del presidente.

L'arrivo sulla scena del "piano per la vittoria” e le modalità ultimative con cui Zelensky intende presentarlo alla Casa Bianca hanno dato nuovo fiato a queste voci. Nei giorni scorsi ne ha scritto apertamente Yury Lutsenko, ex procuratore generale ucraino, in un articolo pubblicato sull’Ukrainska Pravda, il quotidiano online delle élite liberali e filo-europee.

Secondo Yatsenko, Zelensky ha già messo in conto che le sue richieste saranno respinte e si prepara a negoziare con la Russia, ottenere un accordo di massima sulla base dell'attuale linea del fronte e sottoporlo a referendum dopo aver raggiunto un temporaneo cessate il fuoco con il Cremlino. A quel punto, Zelensky punterebbe a farsi rieleggere come "presidente della pace". Scenari fantapolitici, al momento, ma che a Kiev alcuni sembrano prendere sempre più seriamente.

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