Il continuo aumento di casi di anoressia, bulimia e disturbi da alimentazione incontrollata, soprattutto tra i giovanissimi, costituisce una vera e proprio emergenza. Come causa di morte tra i giovani in età compresa tra i 12 e i 25 anni, secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, è seconda solo agli incidenti stradali.
Secondo i dati del nostro Istituto superiore di sanità il fenomeno oggi riguarda 4 milioni di persone. Correlati ai disturbi alimentari, secondo i dati ReNCaM, il registro per causa della mortalità, ci restituisce un dato impressionante: nel 2022 sono stati 3158 i decessi con diagnosi correlate ai disturbi alimentari.
La fascia d’età dei giovanissimi è la più esposta, all’origine lo stesso malessere che porta a forme di depressione capaci di determinare fenomeni di autolesionismo, autodistruzione. È dunque necessario che la salute mentale e il benessere psicologico dei giovani italiani diventi priorità assoluta del sistema sanitario.
Con tali premesse non possiamo che registrare l’enorme distanza tra esigenza e realtà, i ritardi da un nuovo Piano nazionale sulla salute mentale che potenzi i distretti territoriali e le équipe multi professionali per la presa in carico dei pazienti e delle loro famiglie.
Grazie al grande lavoro svolto dai governi precedenti non siamo all’anno zero, e il fondo di 25 milioni stanziato dal governo Draghi era un ulteriore forte tassello per fornire risposte concrete. Incredibilmente, viste le premesse a tutti note, il governo Meloni ha deciso di non rifinanziare il Fondo nazionale per i disturbi alimentari, non solo sconfessando i proclami sull'aumento delle risorse per la sanità e la equa distribuzione. Né risolverebbero il problema i 10 milioni di euro promessi dal ministro Orazio Schillaci.
La mozione del Pd
La protesta dello scorso 19 gennaio di associazioni, studenti, professionisti sanitari e famiglie che, proprio dopo le dichiarazioni del ministro, sono scese in tutte le piazze italiane chiedendo investimenti strutturali per i disturbi del comportamento alimentare sono un segnale preciso che il governo sembra non tenere in conto. Il tema è proprio questo: istituire dei Lea specifici per contrastare la Dca.
Giorni fa la mozione del Pd andava proprio in questa direzione: più risorse e prestazioni mirate per aiutare i pazienti. La bocciatura alla nostra proposta equivale a creare enormi difficoltà di accesso alle cure, erogabili in regioni già organizzate e marginalizzando quei territori dove le sperequazioni oggi condannano intere popolazioni.
Le strutture in Italia sono solo 126, insufficienti rispetto alla domanda e concentrate soprattutto al centro nord. È questa l’idea di unità nazionale del governo Meloni? Regioni del nord che con l’aggiunta di risorse proprie, possono curare i propri pazienti, mentre per le regioni del sud reti inesistenti e zero cure ai cittadini.
Perché oltre le chiacchiere da spot puntualmente amplificate, queste scelte determineranno un peggioramento delle già lunghe liste d'attesa e, come hanno ricordato gli operatori sanitari, ci sarà un’interruzione dei percorsi terapeutici già intrapresi.
Quello che serve è sotto gli occhi di tutti: programmazione economica sanitaria su scala nazionale per uniformare i servizi di qualità su tutte le regioni; un piano ad hoc che preveda risorse per le cure residenziali post-acuzie; centri di post-ospedalizzazione, centri diurni e residenziali per aiutare i ragazzi e intraprendere un percorso terapeutico adeguato. È essenziale fornire inoltre un supporto anche alle famiglie dei pazienti.
La cornice è quella del Piano nazionale di prevenzione 2020-2025, incrementare le risorse e monitorare il finanziamento per il mantenimento delle strutture esistenti e per la realizzazione di ulteriori comunità terapeutiche è un obbligo di umanità e civiltà.
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