- Dal loro esito dipenderà se sarà una coalizione larga che va da Italia Viva al Movimento 5 Stelle o se invece perderà pezzi a destra o sinistra: non è una prova solo locale, ma una «sfida nazionale», come ha detto il segretario del Pd.
- I due candidati, Mattia Lepore del Pd e Isabella Conti di Iv, hanno visioni alternative: il primo vuole una grande alleanza dei progressisti e della sinistra riformista, la seconda guarda al centro e non vuole dare una coloritura politica o nazionale alla sua candidatura.
- Chiunque sarà il vincitore, non sarà facile tenere unita la coalizione che si incontrerà alle primarie. I sondaggi dicono che il vincitore di domenica sarà quasi certamente il prossimo sindaco, ma il centrodestra avrebbe una possibilità se dalle primarie la coalizione uscisse spaccata.
«Quelle di Bologna sono primarie vere e combattute», dice Luca Rizzo Nervo, oggi deputato del Pd e per sette anni assessore del comune di Bologna con il sindaco uscente Vittorio Merola. «In campo non ci sono rivalità personali o di corrente, ma visioni politiche alternative».
Domenica i bolognesi saranno chiamati a votare nei gazebo e online per le primarie del centrosinistra più imprevedibili di questa tornata. L’esito del voto non deciderà soltanto il probabile prossimo sindaco di Bologna, ma sarà anche passaggio importante nella costruzione della futura coalizione di centrosinistra: sarà una tenda larga, che va da Italia viva alla sinistra radicale passando per il Movimento 5 stelle, come vorrebbe il segretario del Pd Enrico Letta? O sarà una forza monca, che perderà pezzi verso destra oppure verso sinistra?
I candidati
I due candidati che si affronteranno domenica e che dovranno gestire questa sfida sono Matteo Lepore, assessore alla Cultura della giunta uscente, e Isabella Conti di Italia viva, popolare sindaca di San Lazzaro di Savena, il comune più ricco della città metropolitana di Bologna.
Nati entrambi nei primi anni Ottanta, hanno frequentato lo stesso liceo a Bologna. Lepore è un enfant prodige dell’establishment del partito bolognese, ha lavorato per tre anni nella potente Legacoop, è assessore a Bologna da dieci anni e i giornali lo descrivono come il “successore designato” del sindaco Virginio Merola fin dal suo primo mandato, nel 2011. Di sé stesso dice di sentirsi più di sinistra che di centrosinistra.
Conti ha fatto una delle sue prime battaglie da sindaca proprio contro quelle cooperative in cui Lepore si è fatto le ossa, opponendosi a un progetto edilizio e denunciando le pressioni subìte dai colleghi di partito per farlo approvare (la vicenda è ancora in tribunale).
A San Lazzaro di Savena, un comune di 30mila abitanti ricco di industrie di successo alle porte di Bologna, Conti è stata eletta prima con il 50 per cento dei voti, poi, al secondo mandato, con più dell’80 per cento. Si presenta come una ribelle e una outsider rispetto alle dinamiche del partito. Prima di passare a Italia viva, Conti aveva votato Pier Luigi Bersani e Pippo Civati alle primarie del 2012 e del 2013.
Il progetto di Lepore è quello di costruire un’ampia coalizione che guardi a sinistra e che includa il Movimento 5 stelle. Un’alleanza, dice Nervo, suo sostenitore della prima ora, «di sinistra riformista che faccia rappresentanza, ma di alcuni e non cerchi di raccogliere tutti in modo indistinto». Lepore non ha mai nascosto di vedere riflessi nella politica nazionale di questa sua proposta.
Proposte e coalizioni
Alle primarie di domenica è sostenuto dal segretario del Pd Enrico Letta, dal sindaco uscente Virginio Merola e dallo stato maggiore del partito locale, ma ha ottenuto anche il sostegno di una parte significativa di quelle forze di sinistra che a Merola e al Pd hanno spesso fatto opposizione, raggruppate oggi nella lista Coalizione Civica. Lepore è sostenuto anche dalla vicepresidente della regione Elly Schlein, dall’ex presidente Vasco Errani, di Leu e dal movimento delle Sardine.
Ancora più significativo, in ottica nazionale, è l’appoggio che ha ricevuto dai vertici del M5s, che alle comunali del 2016 ha raccolto il 16 per cento dei voti e che questa volta non presenterà un suo candidato. Giuseppe Conte in persona ha scritto una lettera di endorsement al Resto del Carlino e Max Bugani, storico leader del Movimento 5 stelle bolognese e oggi membro dello staff di Virginia Raggi, si adopera di continuo per spingere gli elettori grillini a votarlo (mentre gli attivisti cittadini sono considerevolmente più freddi).
La coalizione di Conti è invece più centrista. La sindaca di San Lazzaro è sostenuta da Italia viva, dal pezzo di Pd che fa riferimento alla corrente degli ex renziani di Base Riformista, di cui fa parte l’ex segretario della federazione cittadina e oggi deputato Francesco Critelli. Conta anche su due assessori della giunta Merola, Alberto Aitini e Marco Lombardo, e sull’europarlamentare ed ex vicepresidente della regione Elisabetta Gualmini.
Conti ha ricevuto anche attestati di simpatia da liste, associazioni e comitati di quartiere considerati vicini al centrodestra, come Bologna Civica, la lista organizzata dal direttore di Ascom Confcommercio Gianluca Tonelli che a marzo aveva annunciato di volersi apparentare con la Lega, per poi indirizzarsi invece verso il sostegno a Conti. Lei stessa non lesina le strizzate d’occhio alla destra. Questa settimana, ad esempio, si è fatta intervistare dal quotidiano Libero.
«Conti non parla di alleanze nazionali e partitiche, ma di alleanze coi bolognesi – dice Marco Di Maio, deputato di Italia viva – Il sindaco è la carica che per eccellenza deve rispondere a tutti i cittadini, al di là delle alchimie politiche».
Per i suoi avversari, questi discorsi servirebbero a mascherare il fatto che Conti punterebbe a inquinare le primarie portando a votare elettori di centrodestra. Lei risponde, come Renzi prima di lei, che non si può vincere senza andare a prendere i voti degli avversari. La sua vittoria con l’80 per cento alle ultime elezioni nel suo comune, è lì a dimostrare che cosa intende.
Bologna – Italia
Quando questa settimana il segretario Enrico Letta è andato in città per sostenere Lepore ha detto chiaramente che quella di Bologna non è una normale sfida cittadina: qui, dove il Pd ha il 40 per cento dei voti, si gioca «una partita nazionale».
La vittoria di Lepore sarebbe un’importante conferma della linea del segretario e un segnale positivo per il futuro di un’ampia coalizione di centrosinistra. Ancora meglio sarebbe riuscire a tenere dentro la coalizione Italia viva e trasformare la presenza di Conti in un successo per l’alleanza: sarebbe non solo una vittoria diplomatica, ma anche un colpo a coloro che, nel Pd e nella stessa Italia viva, ritengono che una forza centrista come il partito di Renzi possa trarre il massimo vantaggio nel tenersi le mani libere e aprire una volta verso destra e una verso sinistra.
Una vittoria di Conti sarebbe una sorpresa (i pochi sondaggi che circolano e che vanno presi con cautela, indicano un deciso distacco tra i due) e avrebbe effetti imprevedibili. Non è chiaro cosa accadrebbe all’alleanza con il Movimento e la sinistra. Di Maio, il deputato di Italia viva, sottolinea che con il Movimento esistono grandi distanze e che, in ogni caso, il voto locale non dovrebbe essere guardato in ottica nazionale. Ma anche Conti dovrà riuscire a tenere in piedi una qualche coalizione, se in autunno intende avvicinarsi agli spettacolari successi che ha ottenuto a San Lazzaro.
Entrambi i candidati hanno assicurato che sosterranno il vincitore. Tradurre in pratica la promessa, però, sarà complicato. La campagna è stata tesa e i due si sono spesso attaccati a vicenda. Conti si è risentita per le accuse di essere una creatura di Renzi e ha attaccato il Pd cittadino per aver aperto procedure disciplinari nei confronti dei dirigenti che la sostenevano.
Lepore a sua volta è stato accusato di essere un vecchio arnese di partito con rapporti ambigui con il mondo delle cooperative. Ancora oggi dice di essere stato e di sentirsi tuttora amico di Conti. Ma quando gli chiedono se la sua avversaria possa entrare nella futura giunta, Lepore risponde con cautela.
Nervo non è spaventato da queste difficoltà. «Lepore e Conti si conoscono da una vita e si rispettano – dice – Ci sono visioni differenti, è vero, e il voto avrà un impatto nazionale, ma viste le lealtà personali dei due candidati, queste visioni non saranno portate alle estreme conseguenze e al voto di ottobre arriveremo in ogni caso con una proposta unitaria».
A sperare che le cose vadano così è probabilmente tutto il centrosinistra. I sondaggi dicono che il vincitore delle primarie sarà quasi automaticamente il vincitore delle prossime elezioni. Ma se l’alleanza dovesse presentarsi divisa, il centrodestra potrebbe avere una possibilità.
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