- La giunta uscente di Roma ha assegnato una gara da 700 milioni di euro, divisa in 18 lotti, per le mense degli asili, delle scuole dell’infanzia, materne e medie, sulla base di fatto della campagna di comunicazione delle aziende.
- I requisiti sulla qualità del cibo, pure stringenti e numerosi, sono stati valutati solo in maniera quantitativa risultando tutti uguali per tutte le aziende nella graduatoria.
- La società che ha vinto, Vivenda, ha diritto al lotto maggiore, pari a 79 milioni di euro. Secondo quanto ci risulta aveva anche cercato di assoldare l’attore Brignano.
L’estensione e la popolosità della città di Roma rendono ogni appalto della Capitale una questione di centinaia di milioni di euro. Solo per le mense scolastiche, prima di uscire di scena la giunta di Virginia Raggi ha aggiudicato un bando da circa 700 milioni di euro, a cui hanno partecipato molti dei campioni della ristorazione nazionale, multinazionali e grandi cooperative. Peccato che il vincitore della gara di quasi un miliardo per la consegna di decine di migliaia di pasti destinati ad asili nido, scuole dell’infanzia, elementari e medie per un periodo di cinquantacinque mesi, sia stato deciso di fatto in base alla valutazione della campagna di comunicazione collaterale al servizio.
Raffinati i criteri, non i risultati
Il comune di Roma ha evitato di ricorrere all’affidamento diretto, uno strumento sempre più diffuso nelle amministrazioni comunali e ha messo a punto un bando complesso, diviso in quindici lotti, uno per ogni municipio della città, per cui l’aggiudicatario del bando può ottenere un solo lotto – il lotto numero uno per intenderci vale da solo 79 milioni di euro - e gli altri vanno alle altre aziende in graduatoria. Si tratta di una metodo che evita le concentrazioni di fondi nelle mani di un’azienda sola e accontenta molti più offerenti.
Secondo quanto ci risulta il bando non prevedeva il criterio del rapporto qualità prezzo e fissava già in partenza l’ammontare della spesa che l’amministrazione avrebbe affrontato, peraltro aumentandone l’importo di circa un centinaio di milioni rispetto all’ultima gara aggiudicata per il triennio 2017 – 2020.
Il bando come si legge nella sezione gare del sito del comune di Roma prevedeva molti criteri stringenti sulla qualità del cibo, tra cui la garanzia della freschezza dei prodotti, la garanzia di inserire nei menù quote di prodotti biologici o Igp, menù solidali con prodotti provenienti dalle zone terremotate, menù sociali, cioè realizzati con prodotti di aziende che praticano l’agricoltura sociale o inserite nella Rete del lavoro agricolo di qualità e via dicendo.
Tutte queste condizioni però, stringenti e anche abbastanza raffinate, sono state valutate in maniera puramente quantitativa: se un’azienda ha dichiarato di rispettare le condizioni previste allora ha ottenuto il punteggio pieno.
Venticinque punti sono stati invece attribuiti con una valutazione puramente qualitativa alla campagna di comunicazione che avrebbe accompagnato il servizio con lo scopo di incentivare la corretta alimentazione e la sostenibilità ambientale: la comunicazione era anche l’unico requisito cui le aziende erano chiamate a presentare una relazione tecnica.
Il risultato è che le graduatorie mostrano tutti i punteggi uguali per i criteri di qualità. In attesa che il rispetto degli impegni su servizio e dei prodotti vengano verificati, come succede sempre, al momento della stipula del contratto, quindi ha vinto la società che ha presentato la migliore campagna di comunicazione. In questo caso la società Vivenda, del gruppo La Cascina, una delle maggiori società di ristorazione italiana, legata alla Compagnia delle opere e con una storia travagliata – destinataria di una interdittiva anti mafia, nell’ambito dell’inchiesta Roma Capitale poi revocata.
Secondo quanto ci risulta per la comunicazione del servizio mense Vivenda aveva cercato di assoldare l’attore Enrico Brignano. La società non ci ha risposto, ma l’agente dell’attore spiega che «la proposta gli era stata fatta un anno e mezzo fa, prima della pandemia, poi è caduta nel nulla».
L’assessore alla scuola della giunta Raggi, Veronica Mammì, difende il modello del bando proprio in virtù del fatto che non si è scelto il criterio economico per un servizio così importante. Aggiunge che i suoi collaboratori hanno ricevuto diverse richieste da altri comuni interessati a prendere esemio e invece spiega che sull’assegnazione dei punteggi bisogna rivolgersi alla commissione. La commissione, composta da tre membri interni anche se di diverse professionalità e strutture del comune, è stata presieduta dal dirigente Luca Di Maio, il quale ci ha spiegato dieci giorni fa che per parlare deve ottenere l’autorizzazione dell’assessore di turno. Ieri, la nuova giunta di Roma è stata finalmente annunciata.
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