Cinque anni fa, nel pieno della campagna elettorale per le amministrative di Roma, Milano, Napoli e Torino, l’allora presidente del Consiglio Matteo Renzi sorprese tutti scegliendo di concludere la campagna elettorale non in una delle grandi città chiave del paese, ma a Sesto Fiorentino, comune di 50mila abitanti alle porte di Firenze.

Per lui, quella era una sfida chiave. Non solo c’era di mezzo l’orgoglio personale per una partita giocata in “casa”, nella sua Firenze, ma di mezzo c’erano anche le sue passate promesse da sindaco e gli interessi del suo amico Marco Carrai e degli imprenditori cittadini, che speravano di piazzare nel territorio di Sesto la nuova pista dell’aeroporto.

La sfida però è andata male. Al ballottaggio, il candidato del Pd sostenuto da Renzi è stato duramente sconfitto dalla coalizione di sinistra guidata dall’attuale sindaco, Lorenzo Falchi.

Oggi, con in vista le elezioni del 3 e 4 ottobre, Renzi ha deciso di riprovarci: Sesto è una delle poche città in Italia dove Italia viva corre con il suo simbolo, in supporto quasi solitario a un candidato sindaco.

Come suo candidato in una delle ultime roccaforti rosse mai espugnate dalla destra o dal centro, Renzi ha scelto un ex di Forza Italia. L’esito del voto, però, rischia di non essere molto diverso da quello di cinque anni fa.

Un comune socialista

Sesto Fiorentino è un comune così di sinistra che alcuni abitanti lo hanno ribattezzato “Sestograd” (su internet si possono acquistare anche le magliette con il logo). Nel 1899, questo comune operaio di circa 50mila abitanti è stato il secondo a votare un sindaco socialista in tutta Italia e l’anno dopo ha eletto il secondo deputato socialista nella storia del nostro paese.

Le elezioni 2016 sono state la prima occasione in cui i sestesi hanno tradito il principale partito progressista, preferendogli la sua versione più radicale, espressa da Sinistra italiana e dal suo attuale sindaco, Lorenzo Falchi.

Le ragioni di questa scelta sono molto locali. Da sempre un comune disciplinato e fedele alla linea di partito, negli anni Sesto ha accettato molti sacrifici. Il comune ospita due zone industriali, due cementifici, una discarica chiusa qualche anno fa ed è tagliato in due dalla linea ferroviaria ad alta velocità.

Quando si è cominciato a parlare anche di un inceneritore e dell’espansione della pista dell’aeroporto, i sestesi hanno deciso di averne abbastanza. La crisi del Pd ha fatto il resto, con i renziani a sostegno delle nuove opere e i suoi oppositori, poi fuoriusciti, contrari. Le elezioni del 2016 hanno messo fine alla disputa: Falchi ha vinto e inceneritore e aeroporto ora sono bloccati.

Secondo tentativo

Renzi però ci vuole riprovare e a Sesto ha candidato il deputato Gabriele Toccafondi, ex sottosegretario del Popolo della libertà, arrivato in Italia viva passando per il Nuovo centrodestra e Civica popolare.

Le sue possibilità, però, non sono molte. In città Falchi è dato vincitore sicuro, non solo per via delle sue vittoriose battaglie contro l’inceneritore. Il sindaco uscente oggi è appoggiato dal Pd che aveva sconfitto al ballottaggio cinque anni fa e che è stato all’opposizione fino a primavera. Ha l’appoggio del presidente della regione, Eugenio Giani, che ha sostenuto alle amministrative di un anno fa.

All’epoca, Italia viva ha raccolto nel comune meno del 7 per cento dei voti.

 

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