La sua lunga latitanza costituisce una conferma della posizione di preminenza e prestigio raggiunta negli ambienti della mafia, tale da consentirgli di sottrarsi alle continue accurate ricerche disposte nei suoi confronti. Del resto dallo stesso fratello Vincenzo, Tommaso Buscetta é indicato come individuo dedito a vita scioperata e dissipata, solito ad accompagnarsi con individui che si "annacano"...
Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni e curato insieme a Francesco Trotta. Potete seguirlo a questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Da oggi – per circa un mese – pubblichiamo sul Blog mafie l’ordinanza di rinvio a giudizio “Torretta+120”, che ricostruisce dinamiche e omicidi della mafia di Palermo
La posizione di Buscetta Tommaso é già stata esaminata nella sentenza del 25 giugno 1964 pronunziata nel procedimento penale contro Angelo La Barbera + 42, in relazione al vincolo associativo con Angelo La Barbera e col sodalizio criminoso da costui capeggiato.
Dal rapporto della Polizia Tributaria sugli episodi di contrabbando e stupefacenti riguardanti direttamente o indirettamente la Sicilia, vengono posti in evidenza i legami di Tommaso Buscetta inteso "Masino" con i mafiosi Diana Bernardo (ucciso il 28/6/1963), Mazzara Giacinto, Pennino Gioacchino, Vitrano Arturo, Camporeale Antonino, Davi Pietro, Greco Salvatore nonché con molti altri malfamati esponenti della malavita italiana e internazionale in un arco di tempo che va dal 1956 al 1963, con riferimento a specifici episodi di contrabbando, ai continui misteriosi spostamenti da una città all'altra, alle riunioni, apparentemente casuali, nelle più diverse località, alla permanenza in alberghi di lusso con l'amante del momento, alle frequenti conversazioni interurbane svoltesi in termini convenzionali.
Il tenore di vita dispendioso condotto da Buscetta Tommaso, non giustificato dalla sua modesta condizione di artigiano vetraio, é una valida e convincente dimostrazione della sua partecipazione a lucrose imprese criminose.
La sua lunga latitanza costituisce una conferma della posizione di preminenza e prestigio raggiunta negli ambienti della mafia, tale da consentirgli di sottrarsi alle continue accurate ricerche disposte nei suoi confronti. Del resto dallo stesso fratello Vincenzo, Tommaso Buscetta é indicato come individuo dedito a vita scioperata e dissipata, solito ad accompagnarsi con individui che si "annacano" cioè con dei mafiosi perché per il mafioso camminare "annacandosi" é un modo di distinguersi dalla gente comune.
Sul conto di Vincenzo Buscetta, nonostante egli mostri di disapprovare la condotta di vita del fratello Tommaso, vi é da dire che appare legato al fratello da rapporti ben diversi da quelli semplici di parentela.
Infatti dalla deposizione di Annaloro Giuseppe si ricava che Buscetta Tommaso si intromise, con modi perentori e inequivocabili, nei suoi rapporti commerciali con Buscetta Vincenzo, il quale, evidentemente, si serviva dell'autorevole appoggio del fratello nello svolgimento della sua attività affaristica.
Buscetta Vincenzo inoltre ammette di conoscere Calò Giuseppe e Camporeale Antonino, quest'ultimo più volte implicato nelle medesime vicende giudiziarie con Buscetta Tommaso.
Ed infine è da sottolineare il comportamento tenuto da Buscetta Vincenzo quando, trovandosi ad Ustica, apprese dalla moglie che delle guardie di P.S. erano venute a cercarlo in casa. Telefonò subito alla Squadra Mobile ed ebbe una conversazione col maresciallo Lanzalaco il quale lo invitò a presentarsi in ufficio, dovendogli chiedere alcuni chiarimenti,
Se Vincenzo Buscetta fosse stato il cittadino esemplare che pretende di essere, si sarebbe affrettato a ritornare a Palermo e a presentarsi a quel sottufficiale. Ma Buscetta Vincenzo invece cercò anzitutto di sapere se correva il rischio di essere trattenuto, preoccupazione questa inconcepibile, per chi non ha nulla da temere dagli organi di Polizia e poi si guardò bene dal farsi vivo, dandosi alla latitanza.
Infine l'affermazione dell'imputato di essere stato rassicurato dal maresciallo Lanzalaco il quale gli avrebbe detto che "tutto era stato chiarito" é smentito, in termini precisi, dallo stesso Lanzalaco, il quale dichiarò di avere sollecitato Buscetta Vincenzo a presentarsi, precisandogli che tutto dipendeva dall'ulteriore sviluppo delle indagini. Appare chiaro che il Lanzalaco non poteva certo informare preventivamente Buscetta Vincenzo dei provvedimenti disposti nei suoi confronti.
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