- Tra le foto della guerra, quella di un sacerdote buddista mentre celebra una cerimonia religiosa per i numerosi soldati “russi” in Ucraina. Quei soldati russi, nello specifico, provengono dalla Buriazia, dalla Calmucchia e da Tuva, tre regioni buddiste della Federazione russa.
- La questione del massiccio arruolamento di soldati tra le minoranze etniche del paese da parte della Russia è stata discussa fin dalle prime fasi della guerra, tanto da ispirare battute sarcastiche da parte di account ucraini sui social, quali «Sembra quasi che la prima pulizia etnica Putin la stia facendo nel suo paese».
- Ironia a parte, Tuva ha una storia affascinante e dolorosa, la storia di un popolo con radici nomadi, che per secoli ha vissuto nelle yurte di feltro e che ha praticato lo sciamanesimo.
La foto della guerra in Ucraina che più è circolata in questi giorni ritrae la truppa cecena di Ramzan Kadyrov che festeggia la presa di Mariupol tra palazzi in fiamme. “I mercenari di Putin al grido di Allah Akbar” sono stati definiti i soldati, con quell’immagine sgangherata in cui sembravano catapultati lì, in un paesaggio apocalittico, direttamente da un altro mondo.
Ma di soldati arrivati letteralmente da altri mondi, nell’esercito russo, ce ne sono molti e tra le foto più bizzarre dal fronte, nell’ultima settimana, è impossibile non notare anche quella che immortala un sacerdote buddista nella sua tunica rossa fiammeggiante mentre celebra una cerimonia religiosa per i numerosi soldati “russi” in Ucraina. Quei soldati russi, nello specifico, provengono dalla Buriazia, dalla Calmucchia e da Tuva, tre regioni buddiste della Federazione russa.
Minoranze sfruttate
La questione del massiccio arruolamento di soldati tra le minoranze etniche del paese da parte della Russia è stata discussa fin dalle prime fasi della guerra, tanto da ispirare battute sarcastiche da parte di account ucraini sui social, quali «Sembra quasi che la prima pulizia etnica Putin la stia facendo nel suo paese». In realtà, i motivi per cui si attinge da queste regioni per infoltire le fila dell’esercito sono cinicamente semplici: sono aree in cui la situazione socio-economica è disastrosa, dove si registrano i peggiori tassi di povertà e disoccupazione.
Gli abitanti vivono sotto la soglia della povertà e la carriera militare è l’unico modo per affrancarsi dalla miseria. Inoltre, in Russia, le persone che hanno conoscenze e mezzi (possibilità di procurarsi falsi certificati medici, di svolgere studi all’estero) riescono a evitare il servizio militare, i più poveri non hanno scampo. E se moriranno in battaglia, le modeste famiglie di villaggi sperduti a cinquemila chilometri da Mosca non protesteranno facendo rumore.
Non stupisce dunque che, sebbene non esista una lista ufficiale dei soldati morti, secondo la Bbc e altre indagini sulla composizione dell’esercito russo e le perdite subite, il maggior contributo di sangue verrebbe, in proporzione alla popolazione, da Buriazia, Abkhazia, Daghestan, Calmucchia, Ossezia del sud, ma anche dalla sconosciuta e misteriosa Tuva, di cui poco si è parlato in questa guerra.
Il reclutamento dei tuvani
Eppure, i tuvani, sono presenti in Ucraina e buona parte delle loro truppe è stata chiamata alle armi proprio in questa seconda fase (erano per esempio a Yahidne, vicino a Chernihiv, e hanno rinchiuso 370 persone del villaggio nel seminterrato di una scuola senza farle uscire, ha raccontato la giornalista Nataliya Gumenyuk).
La cerimonia con cui due settimane fa si è dato il via al reclutamento e alla partenza per la missione speciale dei tuvani in Ucraina è diventata virale su canali Telegram ucraini, con vari richiami anche su Twitter. E per un motivo tragicomico: il momento solenne è stato immortalato e nel video si vede la truppa che giunge nella piazza della capitale Kyzyl.
Ci sono i soldati tuvani pronti a partire, le madri, le famiglie lì a salutarli, la cerimonia. I soldati hanno una divisa che appare modesta, inappropriata, da alcuni primi piani si nota che l’età media dei soldati è molto alta, un soldato dai tratti mongoli sembra avere almeno 60 anni. Sotto le divise hanno tutti degli stivali di gomma. Nascono meme sarcastici, i commenti sono impietosi: «La loro vita vale meno dei loro stivali di gomma». «Putin ha una nuova riserva di carne da cannone», «Sembrano vestiti da raccoglitori di funghi». E poi «Il ministro della Difesa Shoigu è tuvano, sono i suoi pretoriani». E tra i commenti sarcastici degli ucraini, purtroppo, nel cercare di capire meglio cosa sia Tuva e cosa rappresenti, si scopre che c’è molta verità.
Tuva ha, per certi versi una storia tristemente affascinante. La Repubblica della Federazione Russa di Tuva è a 4.600 km a est di Mosca, nella Siberia meridionale, al confine con la Mongolia. Fino a pochi anni fa non esisteva neppure un volo diretto da Mosca alla capitale Kyzyl e ancora oggi ci sono pochi aerei a settimana che coprono la tratta.
Non esiste ancora una rete ferroviaria nella regione. In alcuni mesi dell’anno si toccano i -32 gradi e buona parte del paese è ricoperto dal permafrost. Dominata dai nomadi mongoli e dai cinesi, poi integrata nell’Impero russo, ha avuto una breve indipendenza (1921-1944) prima di fare parte dell’Urss e poi della Federazione russa dopo il 1991.
La Repubblica popolare di Tuva fu il primo stato a schierarsi con l’Urss nella Seconda guerra mondiale dichiarando guerra alla Germania e leggenda vuole che Hitler non rispose alla provocazione perché non riuscì neppure a individuarla sulla mappa.
Un popolo nomade
Ironia a parte, Tuva ha una storia affascinante e dolorosa, la storia di un popolo con radici nomadi, che per secoli ha vissuto nelle yurte di feltro e che ha praticato lo sciamanesimo. Un popolo che abbracciò gli spiriti della natura e il buddismo lamaista, pagando un prezzo altissimo in termini di libertà: con le purghe staliniane, i templi buddisti furono rasi al suolo e un patrimonio culturale di immensa importanza venne distrutto. Oggi, su 300mila abitanti, due terzi della popolazione appartiene all’etnia tuvana.
A Tuva, nonostante il processo di russificazione, si parla il tuvano, lingua di ceppo turco, mentre il russo è utilizzato dai russi e come lingua franca. Oltre al buddismo si pratica lo sciamanesimo tuvano, segno che le purghe nulla hanno potuto contro una storia di secoli e una spiritualità che vuole i tuvani strettamente legati alla natura e in comunicazione con gli spiriti della terra e di altri mondi.
Le vacanze di Putin
Non è un caso che Vladimir Putin ami trascorrere proprio a Tuva le sue vacanze. Certo, sarà senz’altro affascinato dai paesaggi selvaggi e infiniti in cui sia nel 2017 che nel 2018 è stato immortalato mentre pescava e faceva rafting proprio con quel ministro della Difesa, Sergei Shojgu, che è un tuvano. Ma, soprattutto, puntava e punta a risolvere il problema della disomogeneità etnica, religiosa e culturale della Russia, ben consapevole del fatto che - tra le altre cose - da regioni come Tuva può attingere le riserve più preziose per l’esercito.
Perché Tuva non è solo sciamani e paesaggi da cartolina. È la regione più povera della Russia, con problemi enormi di criminalità, alcolismo, disoccupazione, ma con uno dei tassi di natalità più alti del paese. È facile capire perché da qui i giovani (e a quanto sembrava dal video della cerimonia di reclutamento anche i meno giovani) vedano nell’esercito l’unico ascensore economico e sociale possibile. E perché in fondo, mandare questi soldati a morire - soldati che non hanno alternative e che combattono contro un paese che dista migliaia di km da casa loro - è la scelta più comoda. Soldati i cui corpi forse non verranno neppure reclamati, con genitori che si accontenteranno di comunicazioni sbrigative.
Tra l’altro, oltre al ministro della Difesa Sergei Shoigu anche il vicepresidente della Duma Sholban Kara Ool è di Tuva, conferma che la povera, sperduta regione ai confini con la Mongolia è fortemente sovrarappresentata sia nell’esercito che nel governo, per ragioni di evidente convenienza. Il tutto, con un governo centrale che dà a Tuva l’impressione di contare molto all’interno della Federazione. E non è forse un caso che dopo la misteriosa sparizione di due settimane del tuvano ministro Sergei Shoigu ritenuto colpevole del parziale fallimento della guerra in Ucraina, il suo ritorno sia stato battezzato anche da quella cerimonia a Tuva, con l’arruolamento solenne di nuovi soldati così vicini di casa a Gengis Khan, ma “con degli stivali di gomma che valgono meno delle loro vite”.
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