Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni e curato insieme a Francesco Trotta. Potete seguirlo su questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Questa serie pubblicherà ampi stralci della sentenza della Corte d'Assise di Milano che ha condannato all'ergastolo Michele Sindona per l'omicidio dell'avvocato Giorgio Ambrosoli


I giorni 9, 10 e 11 luglio 1979 Giorgio Ambrosoli aveva deposto come teste davanti al Giudice Istruttore di Milano, in esecuzione di una rogatoria internazionale formulata dal Giudice Griesa della Corte Federale di New York, Distretto Sud, nell'ambito del procedimento penale a carico di Michele Sindona per il fallimento della Franklin Bank.

Tale rogatoria, al cui espletamento presenziarono, oltre a rappresentanti degli uffici giudiziari statunitensi interessati, anche i difensori americani di Sindona, avvocati John Kirby e Steven Stein, era stata disposta su istanza di questi ultimi, al fine di ottenere che Ambrosoli indicasse, illustrasse e possibilmente producesse i documenti contabili e amministrativi delle banche di Sindona, sui quali si fondavano le conclusioni cui il commissario liquidatore era pervenuto, nelle sue relazioni, in ordine a vari punti rilevanti ai fini del procedimento penale statunitense. Dopo la deposizione dell’11 luglio, tutte le parti si erano lasciate con l'intesa di comparire il mattino successivo davanti al Giudice Istruttore, per la rilettura e la sottoscrizione del verbale.

La sera dello stesso 11 luglio, pochi minuti prima di mezzanotte, Giorgio Ambrosoli venne ucciso con alcuni colpi di pistola sparatigli da uno sconosciuto mentre stava scendendo dalla propria autovettura parcheggiata in quel momento sotto la sua abitazione, sita al n.1 di questa via Morozzo della Rocca.

Dai primi accertamenti di polizia giudiziaria emerse che quella sera l'avvocato Ambrosoli - i cui familiari si trovavano al mare in vacanza - dopo essersi trattenuto nella propria casa in compagnia di cinque amici e colleghi con i quali aveva prima cenato in una trattoria, era uscito per accompagnare con la sua automobile tre di questi alle rispettive abitazioni, ed era tornato dopo pochi minuti da solo in via Morozzo della Rocca, venendo mortalmente ferito mentre usciva dalla vettura per ritirarsi in casa.

La perizia balistica e medico-legale disposta dal Pubblico Ministero consentì di stabilire che Ambrosoli era stato raggiunto, al lato destro del torace e dell'addome, da quattro proiettili verosimilmente di calibro 357 magnum, esplosi con un'unica arma identificabile in un revolver Smith and Wesson o Ruger.

Vennero anche acquisite alcune testimonianze sul fatto.

Antonio Rocco, custode dello stabile di via Morozzo della Rocca n.6, dichiarò che la sera del fatto, mentre si trovava nella propria abitazione, aveva sentito provenire dalla strada il rumore di quattro spari in rapida successione.

Era subito uscito ed aveva visto un'autovettura rossa, forse una "Mini" o una "Fiat 127", allontanarsi a tutta velocità verso Corso Magenta. Per terra, accanto ad un'automobile "Alfetta" con una portiera aperta, aveva trovato un uomo gravemente ferito, nel quale aveva riconosciuto l'avvocato Ambrosoli.

Emilio Bollani riferì che mentre stava parcheggiando la sua automobile sotto la propria abitazione sita al n.39 di via San Vittore, all'altezza della confluenza con la via Morozzo della Rocca, aveva notato in quest'ultima via, a circa trenta metri di distanza, la macchina dell'avvocato Ambrosoli, ferma contromano sotto la casa dello stesso, e, vicino a questa, una "Fiat 127" di colore rosso, ferma in mezzo alla strada e con la portiera sinistra spalancata. Vicino alle due automobili aveva scorto due o tre persone, ed aveva sentito qualcuno che parlava a voce alta, tanto da attirare la sua attenzione e da dargli l'impressione che stesse per verificarsi un litigio.

Pochi attimi dopo aveva sentito quattro colpi di pistola, e, volto lo sguardo ancora verso il punto precedentemente osservato, aveva visto la "Fiat 127" rossa partire a forte velocità, senza peraltro poterne rilevare la targa e senza poter notare quante persone vi fossero a bordo. Subito dopo, insieme ad Antonio Rocco e forse ad un'altra persona, era accorso sul posto trovandovi l'avvocato Ambrosoli gravemente ferito.

Mauro Vampa dichiarò che mentre si trovava nella casa del fratello Paolo, sita in via Matteo Bandella e con le finestre prospicienti verso via Morozzo della Rocca, aveva notato da una finestra una "Fiat 127" rossa che dalla via Bandella procedeva lentamente, a fari spenti, verso quest'ultima strada. Si era ritirato dalla finestra e, dopo pochi attimi, aveva sentito il rumore di quattro spari provenire dalla via Morozzo della Rocca.

Era sceso in strada, dove aveva trovato per terra una persona gravemente ferita che si lamentava. Il vice-brigadiere di P.S. Eduardo Roma 10, capo della Volante "Albricci", riferì che in seguito a comunicazione radio era giunto sul posto alle ore 00.05, e vi aveva trovato un uomo gravemente ferito da colpi di arma da fuoco, identificato in base alle dichiarazioni di alcune persone presenti come l'avvocato Giorgio Ambrosoli.

Chiesto al ferito da quante persone fosse stato aggredito, questi aveva alzato una mano con tre dita distese.

Lo stesso aveva poi risposto negativamente alla successiva domanda se avesse riconosciuto qualcuno degli aggressori. Il teste infine aveva chiesto al ferito come fosse stato identificato dai suoi aggressori, ed egli aveva risposto: "Mi hanno chiamato". L'avvocato Ambrosoli, per mezzo di autolettiga, era stato poi trasportato all'Ospedale Policlinico, dove il medico di turno ne aveva constatata la morte.

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