Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni e curato insieme a Francesco Trotta. Potete seguirlo a questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Dopo la prima serie dedicata alla sentenza della corte d’assise di Bologna che ha condannato all’ergastolo Paolo Bellini per la strage di Bologna, il Blog mafie pubblica una seconda serie che si concentra sul ruolo dei mandanti


Nei giorni immediatamente successivi alla strage di Bologna, essendosi affacciata come ipotesi investigativa quella della “pista nera”, le forze di polizia di tutta Italia si coordinarono tra loro per eseguire perquisizioni a tappeto presso le abitazioni di ordinovisti o altri estremisti di destra.

A Reggio Emilia, città tradizionalmente “rossa”, i “camerati” si contavano sulle dita di una mano ed era inevitabile che la Polizia si indirizzasse su Paolo Bellini ed i suoi parenti.

Così, il 4 agosto 1980 alle ore 7:00 circa il personale della Questura di Reggio Emilia irruppe nelle abitazioni di Guido Bellini e di Aldo Bellini.

Si tratta di una data estremamente importante. Non per cogliere alcuni sviluppi decisivi delle indagini sulla strage, ma al contrario per comprendere che chi quelle indagini avrebbe dovuto dirigere, il Procuratore della Repubblica di Bologna, dott. Ugo Sisti, aveva invece trascorso la notte tra il 3 e il 4 agosto in località Mucciatella presso l’albergo gestito da Aldo Bellini, padre di Paolo Bellini, uno di coloro che di lì a poco sarebbe risultato tra i soggetti indagati per la strage.

Tale circostanza è storicamente (e giudiziariamente) accertata, essendo stata trattata in modo accurato nelle precedenti sentenze che attengono alla strage e da ultimo dalla sentenza di condanna di Gilberto Cavallini.

Occorre, tuttavia, ritornare su questa vergognosa pagina della storia italiana, non solo perché oggi si procede contro una persona che con il Procuratore della Repubblica di Bologna aveva una relazione stretta, ma anche perché in questo processo sono emerse ulteriori circostanze utili a far comprendere meglio oggi, ad oltre 40 anni di distanza, la natura di quella relazione.

Occorre premettere che nel verbale di perquisizione eseguito dalla Polizia di Stato il 4 agosto 1980 non si dava atto della presenza del dott. Sisti presso l’albergo della famiglia Bellini.

Invece, il primo atto ufficiale nel quale si diede atto di ciò è costituito dalla relazione di servizio redatta dal maresciallo Bocchino in data 1° marzo 1982. Prima di allora sul fatto era stato mantenuto il massimo riserbo. […]. Il motivo per cui la Procura reggiana richiese nel 1982 la stesura di una relazione al mar. Bocchino è da mettere in relazione al fatto che a quell’epoca era emerso che dietro alle mentite spoglie del brasiliano Da Silva vi era invece Paolo Bellini ed era stato aperto un procedimento penale nei confronti di coloro che si riteneva avessero favorito la latitanza di Paolo Bellini.

In tale ambito emerse l’episodio del 4 agosto 1980 e ciò indusse ad eseguire ulteriori accertamenti (cfr. la comunicazione del dr. Tarquini e le richieste alla polizia giudiziaria sui pernottamenti del dr. Sisti alla Mucciatella con note di risposta del dr. Ponzetta, doc. 12 prodotto all’udienza del 1 settembre 2021).

I legami emersi tra Sisti e la famiglia Bellini indussero poi la Procura a procedere nei confronti di Sisti per i delitti di omessa denuncia e favoreggiamento personale di Paolo Bellini.

Le informazioni ottenute vennero condivise con la Procura di Bologna, posto che il fatto poteva avere relazioni con la strage (cfr. nota riservata del Procuratore della Repubblica di Bologna in data 1 marzo 1982 indirizzata al Procuratore Generale su informazioni, sempre doc. 12, che ripercorre tutta la vicenda).

La gravità del fatto indusse il Procuratore Generale della Repubblica di Bologna a trasmettere gli atti al Ministero di Grazia e Giustizia per l’esercizio dell’azione disciplinare.

Inutile aggiungere che Ugo Sisti riuscì ad uscire indenne sia in sede disciplinare, sia in sede penale; quanto all’indagine sulla strage di Bologna, non emersero elementi contro di lui e, d’altra parte, la sua posizione passò inevitabilmente in secondo piano, quando Bellini venne prosciolto.

Sisti fu addirittura premiato con la nomina a Direttore generale dell’Amministrazione penitenziaria, posto che occupò qualche settimana dopo la strage. Nonostante siano trascorsi 42 anni, appare utile ripercorrere l’episodio della perquisizione alla Mucciatella attraverso la voce dei testimoni presenti, per cogliere alcuni aspetti importanti e forse anche per mantenere vivo il senso di indignazione.

Salvatore Bocchino, ex maresciallo della Pubblica Sicurezza che prestava servizio presso la Ucigos di Reggio Emilia (oggi Digos), ha confermato la perquisizione che egli eseguì il giorno 4.8.1980, in relazione all’indagato Paolo Bellini. Verso le 7:00 del mattino, gli operanti si divisero: alcuni andarono presso l’abitazione di Bellini, mentre il testimone ed altri si recarono presso l’albergo posto in Quattrocastella di Reggio Emilia, loc. Mucciatella, ove abitava il padre Aldo Bellini.

Mentre egli eseguiva la perquisizione al primo piano dell’albergo, qualcuno lo venne a chiamare, dicendogli che era presente sul luogo il Procuratore della Repubblica. Questi si presentò a lui come dr. Sisti, esibendo il tesserino e gli chiese anche come stava andando la perquisizione. Egli rispose che non avevano trovato niente e che stava per finire. Sisti disse che la sera prima veniva da Milano e che si era fermato alla Mucciatella in cerca di fresco, visto che era molto caldo.

Su richiesta del Procuratore, egli spiegò il motivo della perquisizione, facendo presente che l’operazione di Polizia svolta era da mettere in relazione alla strage alla stazione di Bologna e che i Bellini avevano un figlio latitante, simpatizzante di estrema destra.

Il dott. Sisti non apparve affatto sorpreso da tale notizia. Sisti, anzi, si congratulò per la “brillante operazione”. Poi, Aldo Bellini e il dr. Sisti se ne andarono in macchina, verso le ore 9:00 - 9:30.

Posto che nel verbale di perquisizione non si dava atto della presenza del dr. Sisti, il teste ha riferito che telefonò al dirigente (dr. Ponzetta), il quale stava eseguendo la perquisizione a casa del fratello di Bellini e questi gli disse che una volta arrivati in ufficio, avrebbero fatto una relazione al Questore. Il teste ha chiarito che la Digos di Bologna non sapeva nulla di quella perquisizione, che era frutto di un’iniziativa della Questura di Reggio, in quanto connessa alla ricerca di un latitante.

Il teste ha proseguito osservando che venne fatta una relazione e che vennero informati il Questore e la Procura dell’accaduto, ma gli è stato contestato che non risultava l’esistenza di un’informativa inviata alla Procura.

Ha confermato che diverso tempo dopo, in data 1 marzo 1982, gli venne richiesto dalla Procura della Repubblica di Reggio Emilia di redigere un’annotazione sull’accaduto, cosa che egli fece, dando atto che Ugo Sisti era presente alla Mucciatella quel giorno.

Il fatto stesso che la Procura di Reggio Emilia avesse chiesto tale informativa, sta a significare che non si aveva prima di allora contezza della presenza del Procuratore.

Il testimone ha, però, insistito nel dire che la Procura di Reggio Emilia era già stata informata di ciò il 4 agosto 1980, sia pure solo in forma verbale. Ha però escluso di essere stato lui a riferire l’accaduto al Sostituto procuratore dott. Tarquini, ma ha ritenuto plausibile che lo avessero fatto il dirigente Ponzetta o il Questore.

Il teste ha riferito che, nel corso di una riunione con il Questore, si pensò che il dott. Sisti potesse essersi recato alla Mucciatella anche in veste semi-ufficiale, nel senso che poteva congetturarsi che il Procuratore, nel suo ruolo, potesse “offrire” di più al padre di Bellini in caso volesse rendere delle dichiarazioni sulla strage. Ha però subito dopo osservato che, ripensando al fatto che Sisti si dava del “tu” con Aldo Bellini, emerse il dubbio che vi fosse invece un rapporto di amicizia tra i due.

Bocchino ha riferito che aveva dato l’ordine di non fare uscire nessun durante la perquisizione, se non fosse stato identificato.

Ha confermato quanto all’epoca l’agente Antonio Campanale gli disse, ovvero che aveva fermato, chiedendogli il documento di identità, un distinto signore che disse di essere il dott. Ugo Sisti, procuratore della Repubblica di Bologna e che voleva parlare con un funzionario.

Non essendo presente, il testimone non ha saputo dire se il dott. Sisti venne fermato mentre stava cercando di allontanarsi dall’albergo, sia pure ritenendo la circostanza possibile. Il teste ha chiarito che Sisti non gli disse con quale mezzo fosse giunto alla Mucciatella. Ha ricordato che vide con lui una persona, ma non sapeva se si trattasse dell’avv. Corradi, che egli non conosceva; in quel momento fu portato a pensare che fosse l’autista del dott. Sisti.

A seguito di contestazione, il testimone ha riferito che Aldo Bellini accompagnò Ugo Sisti alla stazione, dicendo alla moglie ed alla figlia di continuare ad assistere alla perquisizione.

Ha anche riferito che, quando rientrò dalla perquisizione, disse ai suoi sottoposti di non fare menzione di chi avevano trovato sul posto, perché gli pareva inopportuno che si diffondesse una simile notizia sulla stampa, posto che il Procuratore era stato trovato “fuori giurisdizione”, nonostante le indagini sulla strage fossero in corso e per giunta in un luogo anomalo.

È stato poi contestato al teste di avere riferito all’epoca (in particolare, nel verbale di dichiarazioni rese in data 25 maggio 1984) cose parzialmente diverse, ovvero che si ipotizzò che il dott. Sisti stesse svolgendo delle indagini in relazione alla strage di Bologna e che perciò avesse voluto contattare un elemento dell’estrema destra per ottenere informazioni. Per tale motivo, venne mantenuta la massima riservatezza.

In realtà, tale versione non è dissimile da quanto il testimone ha riferito nel corso della sua deposizione dibattimentale.

Quanto all’albergo, il teste ha riferito che era chiuso al pubblico e che essi, infatti, si recarono nell’abitazione privata di Aldo Bellini. Era possibile che Sisti avesse pernottato, non nell’albergo, quanto piuttosto nell’abitazione privata.

Il teste ha confermato che in seguito venne disposto un controllo dal dirigente del suo ufficio e risultò che Sisti non era registrato in albergo. Ha poi escluso che nel corso della perquisizione fossero spuntati altri clienti, ribadendo che l’albergo era chiuso.

È stato contestato al testimone che all’epoca dei fatti dichiarò agli inquirenti che Sisti nel frangente era da solo, ma il testimone ha ribadito che con lui c’era una persona; non ha saputo, tuttavia, spiegare perché, nonostante avesse dato un ordine tassativo ai suoi uomini, a tale persona non fosse stato chiesto un documento di identificazione. Ha confermato che Sisti si allontanò con Aldo Bellini e con l’altra persona, ma non ha potuto ricordare se i tre andarono via con due automobili o con una sola.

Ha aggiunto che, per motivi di cautela, non comunicò via radio al dirigente Ponzetta ciò che era accaduto, preferendo invece attendere che questi giungesse alla Mucciatella per dirglielo di persona, come poi in effetti avvenne.

A domanda di un difensore di P.C., che gli ha ricordato quanto a suo tempo scrisse nel verbale di perquisizione (“Vidi poi il dottor Sisti salire sull’autovettura di Bellini e insieme si allontanarono”), il teste ha confermato la circostanza, aggiungendo che avevano confidenza tra loro e si “davano del tu”, particolare che in seguito gli fece sorgere dei dubbi.

Quanto ad Aldo Bellini, il teste ha riferito che apprese da alcuni colleghi in servizio a Bologna che lo stesso, quando si recava presso la Procura di Bologna, andava direttamente nell’ufficio del dott. Sisti, scavalcando tutti i magistrati che c’erano.

Ha riferito che durante la perquisizione alla Mucciatella non era presente don Ercole Artoni, persona che conosceva, in quanto ecclesiastico ed anche consigliere comunale indipendente del Pci. Bocchino ha, tuttavia, aggiunto un particolare che la dice lunga sulla disinvoltura di questo religioso ed anche sulla stretta relazione che aveva con Paolo Bellini: egli, quando emerse la vicenda della falsa identità del Bellini, si recò a Foligno a svolgere indagini e mostrò la fotografia di don Artoni al titolare dell’albergo La Nunziatella, il quale lo riconobbe e disse che tale uomo si recava spesso a trovare Bellini a Foligno.

È stato poi contestato al testimone che nella relazione da lui redatta in data 1 marzo 1982, scrisse di avere incrociato quel giorno Sisti non nel cortile, bensì nell’atrio dell’albergo. Il testimone ha dimostrato di non ricordare tale particolare e ciò appare comprensibile.

Nelle ultime righe della relazione si fa cenno alla presenza di alcuni lavoratori di origine meridionale, in merito ai quali il teste ha riferito che stavano uscendo dall’abitazione privata, non dall’albergo e che non vennero identificati perché stavano andando via.

Il teste ha riferito che nel 1982 pervenne al suo ufficio una richiesta da Sciacca con la quale si chiedeva di identificare Roberto Da Silva e notò che la fotografia allegata alla richiesta ritraeva una persona simile ad un identikit che il Ministero aveva fatto circolare nel 1980 presso tutte le Questure di Italia e relativo ad uno dei presunti autori della strage di Bologna.

Ha aggiunto che, chi aveva dato le indicazioni che avevano portato a realizzare l’identikit, non aveva poi riconosciuto Bellini in sede di ricognizione.

Rispondendo alle domande del Difensore dell’imputato, il teste ha riferito che non perquisirono l’albergo, in quanto, nonostante fosse aperto, era chiuso al pubblico.

È stato fatto osservare al teste che tale affermazione pare smentita dalla sua relazione del 1982, nella quale si fa cenno al fatto che egli si era recato ai piani superiori dell’albergo. Il teste ha dimostrato di non ricordare bene.

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