Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni e curato insieme a Francesco Trotta. Potete seguirlo a questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Per una ventina di giorni pubblichiamo le inchieste de “I Siciliani”, ringraziando la Fondazione Fava che ci ha concesso la divulgazione


Una figura nera di donna immobile, eretta. Può avere quarant’anni, il volto pallido e duro, due occhi neri, febbrili. La luce la colpisce sul volto con violenza. Una luce livida e grigia. Tutto il resto è buio. Non si capisce se la voce che incalza sia quella del procuratore o di un avvocato della difesa.

(Il suo grido di disperazione è interrotto di colpo dalla voce di un uomo che sarà sempre dura e sprezzante. È il difensore degli assassini)

VOCE Interrogatorio in Assise della madre del sindacalista Venero Alicata ucciso con sette colpi di lupara e pistola nella valle del Busambra.

ROSALIA I carabinieri non volevano che io lo toccassi nemmeno sui capelli… Il giudice non vuole! E come potete impedire di fare una carezza a mio figlio…? Stava disteso sulle pietre con le braccia aperte, il volto, il petto coperti di sangue…Aaaahhh!

VOCE Tuo figlio aveva fatto il maestro nelle scuole rurali e fu in quel tempo che cominciò a fare comizi nelle campagne…

ROSALIA Mio figlio voleva che non ci fossero più poveri, che ognuno avesse le cose essenziali della vita, quelle che appartengono a tutti gli uomini…

VOCE Faceva comizi, insultava il pubblico potere, aizzava alla rivolta, a bruciare i palazzi, le caserme… Fu arrestato tre volte per violenza privata e incitamento alla sommossa, diffamazione…

ROSALIA Non riuscivano a lottarlo in altra maniera e perciò lo perseguitavano. Infine lo hanno ucciso! Gli assassini sono in quest’aula…

VOCE Ma tu non hai le prove…

ROSALIA Ma debbo dirvelo io chi ha ucciso Venero Alicata? Voi dovete portarmelo qui davanti, coperto di cancrena e con gli occhi strappati… E io voglio vederlo morire sette giorni e sette notti di agonia prima di morire… Voglio vedere qui sua madre e vedere come piange…

VOCE Tu vuoi ad ogni costo una vittima per il tuo dolore…

ROSALIA Signori giudici, voi dovete farmi giustizia… Voi non lo sapete cosa vuol dire per una donna avere un figlio solo… Quando è piccolo, una se lo vorrebbe rimettere dentro il ventre per tenerlo più caldo, tenerlo al riparo… E invece lo vede crescere e diventare un uomo… non possiede niente altro nella vita che quell’unico figlio…

VOCE (imperiosa) Rosalia Alicata!

(Ma il grido di Rosalia è ancora più alto e violento)

ROSALIA Mi dovete ascoltare… (Sembra che le manchi improvvisamente il respiro) … E poi se lo vede morto…! (Di nuovo con un grido) Si sono messi tutti d’accordo per ucciderlo, faceva paura a tutti… tutti i padroni…

VOCE Continui ad insultare la giustizia, i cittadini, la società, solo la benevolenza del signor procuratore… (Di slancio Rosalia verso un altro punto del buio dinnanzi a sé)

ROSALIA Ma che uomo siete voi, signor procuratore, diritto là, con quel mantello nero a rappresentare la giustizia se poi impedite di dire la verità… (Sta tremando. Di scatto verso un altro punto del buio dove forse è la corte: proprio dirimpetto a lei, cioè tutto il pubblico che guarda) Signori giudici, ma non avete pietà? Ora siete tutti lì, con i vostri abiti migliori a rappresentare la giustizia… Ma fuori di qui cosa siete? Intanati nelle vostre case come topi, la gente viene perseguitata e uccisa sulla faccia della terra, e voi cosa fate…? Mio figlio… (violenta)

VOCE Basta Rosalia

(Ma la ribellione di Rosalia è quella di una bestia ferita. Ed anche il grido)

ROSALIA Mi dovete fare parlare! Mio figlio lo uccisero perché si era ribellato, lottava anche per voi, ma era solo mio figlio stava gettato in mezzo alle pietre, tutto il petto coperto di sangue… E io non volevo capire che era morto… Mio figlio morto per sempre… Non me lo fecero nemmeno toccare, io volevo solo lavargli gli occhi e le labbra, mi tirarono anche per i capelli per trascinarmi via… Ma allora, quanto vale la vita di un uomo in questo paese… (Rosalia è rimasta immobile contro quel muro bianco, con gli occhi immobili contro l’obiettivo.

C’è quella alta, antica assurda nota come se la voce del vento da quella valle del Busambra fosse arrivata fino a quell’aula. Rosalia avanza adagio con gli occhi immobili, in quella voce di vento) Anche voi avete paura, ogni giorno sopportate cose terribili che accadono intorno a voi… La povertà e la disperazione, gli essere umani abbandonati alla violenza…

Per cosa siete disposti a sacrificarvi? Vi dovrebbero uccidere i figli dinanzi agli occhi… (Solo i suoi occhi, la sua voce che diventa sempre più lontana come se dietro quello sguardo si spalancasse la vallata immensa del Busambra battuta dal vento) Ma il giorno in cui toccherà a voi non riuscirete più a fuggire, né la vostra voce sarà così alta che qualcuno possa venire a salvarvi… (Su un’immagine della vallata i titoli di testa)

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