Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni e curato insieme a Francesco Trotta. Potete seguirlo a questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Questa serie pubblicherà ampi stralci di queste della sentenza della Corte d’appello sulla condanna del senatore Tonino D’Alì ’ex senatore ed ex sottosegretario agli interni di Forza Italia, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa.


A questo punto, alla luce del complesso di tali indizi, nel loro insieme gravi, precisi e concordanti, non può che concludersi che è stato proprio il D’Alì a determinare il trasferimento del Sodano e lo ha fatto su input del Pace (come da quest’ultimo più volte evidenziato, sebbene senza indicare l’esponente politico di cui voleva avvalersi per far trasferire il Sodano; ma non era difficile individuare proprio nell’odierno imputato l’unico soggetto cui lo stesso Pace poteva rivolgersi a tal fine) in quanto il Sodano ostacolava il progetto del medesimo Pace di fare “terra bruciata” attorno alla Calcestruzzi Ericina, di acquisirla – una volta in difficoltà – ad un prezzo vile e di escludere dal mercato l’unica impresa (sempre la Calcestruzzi Ericina) che operava al di fuori del monopolio che lo stesso Pace voleva imporre.

Orbene, in base alle considerazioni fin qui esposte non può che concordarsi con la Corte di Cassazione nel senso che la combinazione di tutte queste acquisizioni probatorie (connesse alla vicenda della Calcestruzzi Ericina, ivi inclusi gli attriti tra il D’Alì ed il Prefetto Sodano ed il trasferimento di quest’ultimo) appare dotata di un’oggettiva valenza contra reo, evidenziando un atteggiamento (del D’Alì) non solo di per sé incompatibile con l’osservanza dei doveri istituzionali di un Senatore e Sottosegretario, ma altresì sintonico con la vicinanza ed il “debito” che gravava sull’imputato nei confronti della consorteria che l’aveva sostenuto.

In altri termini, anche le vicende appena esaminate – che peraltro hanno condotto all’annientamento, nel fisico e nello spirito, di un fedele servitore dello Stato qual era il Prefetto Fulvio Sodano, a tutto beneficio di Cosa Nostra e della sua “sponda” affaristica – dimostrano il persistente patto politico/mafioso tra il D’Alì e Cosa Nostra, in forza del quale il Pace, dopo aver sostenuto elettoralmente il D’Alì, gli ha chiesto in cambio di intervenire per arrestare la condotta del Sodano che metteva a repentaglio i progetti di egemonia dello stesso Pace nel controllo del settore delle forniture di calcestruzzo e tale intervento dell’imputato si è articolato in diverse condotte (ha rimproverato il Sodano per il “favoreggiamento” della Calcestruzzi Ericina, sostenendo che così alterava il libero mercato;

ha sostanzialmente minacciato il Sodano, rimarcando che dipendeva da lui il trasferimento del Prefetto di Trapani; si è infuriato col Sodano per non essere stato invitato ad una riunione, alla quale non aveva titolo a partecipare, sulla gestione dei beni confiscati; ha poi determinato il trasferimento del Sodano) ciascuna delle quali indicativa di un persistente collegamento tra il D’Alì e Cosa Nostra e di una volontà del politico di continuare a mettersi a disposizione del sodalizio con tutto il proprio potere politico, così da sdebitarsi per l’appoggio ottenuto durante le elezioni.

In altre parole, vi era un evidente collegamento tra la Cosa Nostra attiva nel trapanese ed il D’Alì, che ha agevolato l’elezione dell’imputato (elezione alla quale ha fatto seguito pure la nomina a sottosegretario al Ministro dell’Interno); tale collegamento è durato anche dopo le elezioni del 2001 (tant’è che il Pace richiedeva – ed attendeva ancora nel 2005 – un intervento per evitare la confisca dei propri beni);

Cosa Nostra trapanese aveva interesse a colpire la Calcestruzzi Ericina; il D’Alì, contro ogni regola – anche di natura logica – afferente all’esercizio delle sue funzioni istituzionali, ha cercato di scoraggiare l’attività di supporto del Sodano alla Calcestruzzi Ericina (fino a provocare il trasferimento del Prefetto) e quindi ha cercato di danneggiare la Calcestruzzi Ericina; è evidente che l’unica ragione plausibile per tale intervento era l’agevolazione di Cosa Nostra (tanto più che non era la prima volta che l’imputato si metteva a disposizione del sodalizio mafioso, come già rimarcato);

in tal modo, il D’Alì ha usato le funzioni che Cosa Nostra aveva contribuito a fargli acquisire per beneficiare il medesimo sodalizio; ciò perpetua quello scambio politico/mafioso che consente di configurare il concorso esterno, in base ai principi affermati dalla Corte di Cassazione con la sentenza di rinvio e vincolanti in questa sede.

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