Anche Salvatore De Gregorio aveva sentito la necessità, parlando di Michele Greco, di premettere il "don", cosa che non faceva parlando di Bontate Stefano. La morte del De Gregorio é una testimonianza non più confutabile circa l'importanza delle sue rivelazioni, che, per il fatto stesso di avergli causato la morte, assumono valore inequivocabile
Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni e curato insieme a Francesco Trotta. Potete seguirlo su questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Questa serie è incentrata sul “rapporto 161” di Ninni Cassarà e Francesco Accordino
La scomparsa di DE GREGORIO Salvatore é un evento di primaria importanza nell'ambito della presente indagine. Il predetto, arrestato il 12 agosto 1981 e scarcerato per concessione della libertà provvisoria il 24 dicembre 1981, aveva infatti testimonialmente dichiarato fatti e circostanze assai rilevanti e certamente doveva essere a conoscenza di altri eventi relativi ai contrasti tra le cosche mafiose.
La modalità dell'uccisione di BONTATE Stefano, la soppressione di TERESI Girolamo e delle altre che lo accompagnavano ad opera di non meglio precisati traditori, l'individuazione delle famiglie vicine ai BONTATE, i continui contatti tra Stefano BONTATE e Santo INZERILLO, elementi poi riscontrati in sede di indagini o attraverso segnalazioni confidenziali ed anonime, dimostravano che il DE GREGORIO aveva una conoscenza ed una visione approfondita della situazione anteriore all'inizio delle ostilità.
Ma il fatto più rilevante tra quelli riferiti, era che Michele GRECO fosse un boss mafioso di rango molto elevato, tanto che il DE GREGORlO gli attribuiva il “don”, e che estendesse la sua influenza sino alla via Oreto.
Tale dichiarazione per coloro che da anni seguono le vicende di mafia é da ritenere determinante giacché l'impenetrabilità e il grandissimo prestigio che circondano GRECO Michele e le persone a lui più vicine, hanno impedito da venti anni a questa parte, non solo di raccogliere elementi di responsabilità in ordine agli illeciti da lui perpetrati, ma persino di recepire notizie confidenziali specifiche e riscontrabili.
Basti considerare che GRECO Michele ha vissuto per anni come se si trovasse in stato di latitanza, limitando al massimo i suoi contatti con l'esterno e le sue apparizioni in pubblico.
Infatti nel febbraio del corrente anno si è riscontrato che persino il dottor Sebastiano MUSUMECI-CARBONE, odontoiatra, si é recato nella sua abitazione per curarlo; il 16 febbraio 1982 AIELLO Michelangelo già assessore e sindaco di Bagheria, nonché titolare delle S.p.A. Saic ed Ida, con sede in Bagheria, importanti aziende nel settore alimentare, si era portato con il proprio autista, nell'abitazione del GRECO per conferire con lui.
Per illustrare compiutamente la posizione che GRECO Michele riveste nella ristrettissima cerchia di boss mafiosi, é sufficiente dire che é inteso come "il papa" a differenza dello stesso BONTATE Stefano chiamato "il Principe di Villagrazia".
Questi brevi cenni sulla personalità di GRECO Michele servono per sottolineare ulteriormente il valore reale delle indicazioni fornite dal DE GREGORIO.
L'avere soltanto profferito il nome di GRECO Michele ed averlo poi indicato come un boss del rango di Stefano BONTATE, ha segnata il destino di DE GREGORIO Salvatore.
Questi infatti, dopo aver trascorso i primi giorni di libertà in casa, é stato sequestrato alla prima favorevole occasione; considerato il tempo trascorso dal 4 gennaio 1982, é da ritenere che sia stato soppresso e il suo cadavere occultato secondo il rituale ormai consolidato della soppressione di altri elementi della famiglia BONTATE quali: Girolamo TERESI, i fratelli FEDERICO, Giuseppe DI FRANCO, D'AGOSTINO Emanuele, MAFARA Francesco e GRADO Antonino.
Secondo quanto riferito in via strettamente riservata il DE GREGORIO, sequestrato da individui già facenti parte della cosca di Villagrazia, era stato sottoposto ad un interrogatorio nel corso del quale gli veniva contestato quanto dichiarato alla Squadra Mobile, e quindi ucciso. Ma di ciò si riferirà più avanti.
E' pertinente a questo punto illustrare il contenuto di uno scritto anonimo giunto alla Questura di Palermo intorno al 15 gennaio 1982. In esso si da una spiegazione dell'origine della faida attribuendola ad una lite avvenuta tra Salvatore CONTORNO e GRECO Giuseppe detto “scarpazzedda”, a seguito della quale il capo mafia di Croceverde Giardini PRESTIFILIPPO Giovanni avrebbe dato ordine di ucciddere CONTORNO, nonostante l'opposizione di BONTATE Stefano.
Successivamente in occasione dell'agguato teso a CONTORNO Salvatore costui ebbe la meglio ed uccise uno dei figli del PRESTIFILIPPO.
Pertanto si era scatenata la persecuzione nei confronti di tutti quelli che avevano aiutato Salvatore CONTORNO. L'anonimo individuava i killers nei figli del PRESTIFILIPPO, in GRECO Giuseppe, in ZARCONE e MAZZOLA della zona di Belmonte Chiavelli, nei cugini MARCHESE e nei fratelli ZANCA di Corso dei Mille, questi ultimi con l'appoggio dei Corleonesi.
Terminava affermando che il capo mafia di tutta Palermo era “don Michele GRECO”, il quale si avvaleva di consigli di alcuni avvocati e della protezione di un magistrato.
A parere di chi scrive l'anonimo presenta un grado di attendibilità sufficiente se si intende nel senso che molti degli omicidi nella zona di via Giafar, via Conte Federico e limitrofe sono stati determinati dagli aiuti delle vittime avrebbero offerto al CONTORNO.
Anche la ricostruzione dell' aggressione subita dal CONTORNO e dalla sua reazione potrebbero essere aderenti alla realtà se l'anonimo intendeva riferirsi al tentato omicidio in pregiudizio di CONTORNO Salvatore: infatti in sede di Sopralluogo si riscontravano segni di colpi d'arma da fuoco che furono attribuiti alla reazione della vittima designata.
Non è stato possibile accertarsi dell'esistenza in vita dei due figli di PRESTIFILIPO Giovanni perché anche costoro, da un certo periodo di tempo, volontariamente si sono resi irreperibili.
Solo di PRESTIFILIPPO Giuseppe Francesco si ha certezza dell'esistenza in vita, in quanto identificato il 22 maggio 1981 unitamente a TINNIRELLO Lorenzo, ZASA Giuseppe e GRECO Giuseppe di Salvatore, in questo corso Dei Mille e notato il 6 febbraio 1982 transitare con GRECO Giuseppe di Salvatore ed un altro giovane che si nascondeva il volto a bordo di una Renault nella via Ciaculli.
Sembra invece precisa ed attendibile l'identificazione de i killers responsabili di numerosissimi omicidi poiché PRESTI FILIPPO Mario Giovanni, PRESTIFILIPPO Giuseppe Francesco, Pino GRECO, i cugini MARCHESE figli di Filippo e Vincenzo MARCHESE, i fratelli Pietro, Carmelo, Giovanni, Onofrio ZANCA, ZARCONE Salvatore e MAZZOLA, sono tutti appartenenti alle famiglie coalizzatesi contro i clan BON'I'ATE, INZERILLO e BADALAMENTI e molti di loro sono stati sospettati e denunciati per vari omicidi.
L'individuazione poi di Michele GRECO quale capo mafia di tutta Palermo trova ampio ri scontro nelle confidenze di persone assai bene informate che, solo dopo diversi incontri e dopo essersi accertate dell'assoluta riservatezza dell'Ufficiale di Polizia Giudiziaria, hanno consentito a svelare il nome del boss di tutti i boss.
Che si tratti di un "primus" anche tra i capi delle varie famiglie mafiose, si evince dall'identificazione dei pregiudicati SAVOCA Salvatore e CASELLA Antonino notati sostare davanti alla sua abitazione. La indubbia collocazione dei due nell'organizazione contrabbandiera della Kalsa diretta da Masino SPADARO e Pino SAVOCA non lascia alcun dubbio circa la loro presenza davanti alla villa di GRECO Michele: evidentemente erano in attesa che uno dei due capi, più probabilmente il SAVOCA, uscisse dall'abitazione del GRECO ove era recato come impone lo status del boss di Ciaculli. Le incredibili giustificazioni rappresentate nella circostanza dal SAVOCA e dal CASELLA sono, in proposito, quanto meno indicative.
Vale qui la pena di ricordare che anche DE GREGORIO Salvatore aveva sentito la necessità, parlando di Michele GRECO, di premettere il "don", cosa che non faceva parlando di BONTATE Stefano, che pure rappresentava per lui il capo indiscusso della famiglia, inteso il Principe di Villagrazia.
La morte del DE GREGORIO é una testimonianza non più confutabile circa l'importanza delle sue rivelazioni, che per il fatto stesso di avergli causato la morte, assumono valore inequivocabile.
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