Il 2024 sarà ricordato come l’anno in cui l’intelligenza artificiale ha davvero rivoluzionato il mondo. Quello che a inizio anno sembrava un dominio quasi incontrastato di ChatGpt si è trasformato rapidamente in un panorama frammentato e ricchissimo, popolato da centinaia di applicazioni e strumenti dedicati ai settori più disparati: dalla musica ai video, dalla medicina alla creatività. Mai come quest’anno il progresso è sembrato inarrestabile, capace di ridefinire in pochi mesi il modo in cui viviamo, lavoriamo e persino immaginiamo il futuro.

Eppure, dietro all’euforia talvolta un po’ troppo cieca, il 2024 ci ha messi di fronte anche a una realtà inquietante: una tecnologia così potente può rivelarsi estremamente fragile. L’improvviso blackout di Crowdstrike, uno degli incidenti informatici più gravi degli ultimi anni, ha dimostrato quanto possa essere sottile il filo che lega la nostra dipendenza dalle macchine alla vulnerabilità collettiva. Un singolo avvenimento – come l’errore di un aggiornamento in un sistema di sicurezza – può avere conseguenze a cascata, in uno tsunami che rischia di travolgere tutto il mondo, o almeno il mondo così come lo conosciamo.

In altre parole: siamo così potenti, ma anche così fragili. E se il 2024 fosse stato solo un assaggio di ciò che ci attende?

Un anno di progresso

Per chiederselo non bisogna in realtà lavorare troppo di fantasia, ma guardare a quello che è successo. La tecnologia è diventata sempre più pervasiva, dando una prova concreta delle sue potenzialità. Quest’anno l’intelligenza artificiale è stata applicata a settori sempre più “verticali”: rispondendo ovvero a singole esigenze di utenti più specialisti. Che sia la composizione della musica, o la realizzazione di grafiche sempre più credibili, o ancora la soluzione di problemi matematici che prima richiedevano un ragionamento umano.

Le vie seguite sono state essenzialmente due. In alcuni casi, l’intelligenza artificiale è stata integrata ad applicazioni già esistenti, migliorandone l’esperienza degli utenti o permettendo di ampliare le funzionalità. Verso fine anno, la tecnologia è stata integrata negli iPhone (anche se non ancora in Europa) e OpenAi, l’azienda di ChatGpt, ha rilasciato Sora, un sistema capace di creare video di qualità impressionante, partendo da una piccola descrizione testuale (anche se non ancora in Europa).

In altri casi, invece sono state sviluppate piattaforme completamente nuove, che in alcuni casi fanno soltanto una cosa. Come Suno, che è stata costruita per produrre canzoni con il solo utilizzo dell’intelligenza artificiale.

Soprattutto: la sensazione è che ogni mese si stia spostando sempre di più il confine sulla qualità dei prodotti. Un progresso che in passato richiedeva anni, ora sta accadendo in tempi molto rapidi. Anche se c’è chi è convinto che siamo a un passo dal raggiungimento da un limite, e che poi l’evoluzione dovrà per forza rallentare, il punto è forse un altro: quanto manca al momento in cui perderemo tutti la capacità di distinguere il reale dall’artificiale, ciò che è vero e ciò che è falso? E che conseguenze potrebbe avere?

Finzione

Nel 2024 questo aspetto è diventato di estrema attualità e a livelli diversi. Per esempio, nelle scuole è diventato un problema l’incapacità di capire se un compito è stato realizzato in piena autonomia o con l’uso di una tecnologia di intelligenza artificiale. I sistemi anti plagio più evoluti riescono a riconoscere quando c’è stato l’intervento degli algoritmi. Ma i modelli testuali sono in continua fase di addestramento e sono già in grado di imitare lo stile di chi li utilizza.

Questo è stato anche l’anno con il più alto numero di elezioni e la disinformazione, che già esisteva, è diventata sempre più credibile. La capacità degli algoritmi di creare fotografie false, video credibili e di clonare la voce ha reso sempre più facile la produzione di documentazione falsata.

Sul finire dell’anno, i video con personaggi politici, capi di stato o vip che si baciano, pur non avendolo mai fatto, hanno riempito i social network. Anche se l’intento è puramente goliardico e l’esito quasi mai credibile, rende evidente come ci stiamo avventurando in un mondo sempre più artificiale.

Il problema a livello macro può avere conseguenze devastanti. Ma anche a livello più intimo e personale potrebbe non andare meglio. Esistono diversi siti che permettono di avere relazioni con personaggi inesistenti, manovrati dall’intelligenza artificiale.

Esistono siti in grado di togliere i vestiti delle persone, e ci sono già stati ragazzini che hanno così spogliato le loro compagne di classe. A Genova un professore universitario della facoltà di architettura lo ha fatto con le sue allieve.

Il problema delle leggi

Il 2024 è stato però anche l’anno in cui si è cercato di porre un limite a questo sviluppo incontrollato della tecnologia. A Bruxelles, il dibattito ha anticipato in alcuni casi quello che poi è stato riproposto anche in altri contesti. In Italia, il G7 si è a lungo occupato del tema e al dibattito ha partecipato anche papa Francesco.

La teoria generale è che lo strumento tecnologico non sia un pericolo in sé, e anzi che il progresso possa portare a benefici tangibili. Il problema è l’utilizzo che se ne può fare, favorendo disinformazione e discriminazione, sostituendo molti posti di lavoro con gli algoritmi, fino a scenari più lugubri e distopici, in cui le macchine prendono il loro controllo sull’umanità.

In tutti i casi, i dibattiti sulle leggi hanno reso evidente come uno sviluppo così veloce e incontrollato rischia di minare anche l’efficacia della normativa: come si mettono dei limiti a una tecnologia che evolve così velocemente e contamina tutto, ciò che è più visibile e ciò che si diffonde nell’oscurità?

Il caso Crowdstrike

In tutto questo si arriva infine a quello che è successo in piena estate: il più importante disastro informatico degli ultimi anni. Il 19 luglio 2024, un venerdì, alle 5.09 (orario italiano), l’azienda di cybersicurezza Crowdstrike ha distribuito un aggiornamento del suo sistema Falcon. Ovvero, di uno dei più importanti software che protegge i più avanzati sistemi informatici al mondo.

Un errore nel codice – che ha riguardato il cuore dei sistemi operativi coinvolti – ha messo fuori uso alcuni computer per giorni, rendendoli di fatto inutilizzabili.

L’effetto è stato quello di un’apparente apocalisse digitale: in contemporanea in varie zone del mondo, gli aerei hanno smesso di volare, alcuni sistemi di emergenza sono diventati irraggiungibili, e alcuni interventi chirurgici non urgenti sono stati rimandati.

Al di là delle conseguenze economiche disastrose di quello che è accaduto, l’episodio è diventato l’emblema di quella che può essere la fragilità di un sistema fortemente dipendente da pochi grandi colossi tecnologici.

Un anno ponte

Il 2024 è stato dunque un anno ponte e pieno di contraddizioni: da una parte la tecnologia ha fatto un balzo senza precedenti, dall’altra ha messo in mostra tutti i pericoli che porta con sé. Il dibattito è diventato essenzialmente filosofico, dividendo le persone fra i tecno-entusiasti e chi teme che questo progresso in realtà ci sta facendo arretrare.

Ma resta un dubbio di fondo: se lo volessimo fare, riusciremmo davvero a fermare questa ruota che gira, e che quest’anno sembra aver travolto tutto quello che ha incontrato sul suo percorso? Mentre l’anno finisce e ne arriva un altro, sembra che questo sia il vero tema che ci riguarderà nel 2025.

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