In un articolo di The Information vengono messe in luce le difficoltà della piattaforma fondata dall’imprenditore Len Blavatnik a causa del periodo pandemico e delle controversie interne alla dirigenza
Il progetto di Dazn di diventare la “Netflix dello sport” sta diventando complicato. In un articolo del sito The Information vengono messe in luce le difficoltà della piattaforma fondata dall’imprenditore - britannico ma nato in Ucraina - Len Blavatnik, a causa del periodo pandemico e delle controversie interne alla dirigenza.
In Italia Dazn ha battuto la concorrenza di Sky e si è aggiudicata i diritti di streaming delle partite di calcio della Serie A. Con questa mossa sperava di raggiungere la quota di 13 milioni di abbonati entro la fine del 2021, rispetto ai nove di inizio anno. Un obiettivo che non è stato raggiunto, visto che la piattaforma si è fermata intorno agli 11 milioni di sottoscrittori.
Numeri che peraltro sono accompagnati dalle perdite rilevate negli ultimi mesi. Nel 2021 ha perso più di un miliardo di dollari, a fronte di 1,4 miliardi di entrate. Per quest’anno, secondo quanto affermato da alcune fonti a The Information, si parla di una perdita di circa 900 milioni.
A spiegare uno dei motivi per una crescita che non decolla della società, è stato Kevin Mayer, assunto da Blavatnik come presidente non esecutivo di Dazn. Il problema, a suo modo di vedere, è aver sopravvalutato la velocità con cui le persone avrebbero lasciato i servizi tradizionali televisivi per premiare quelli streaming.
Scelte di mercato
Dazn oggi ha i diritti sportivi dei principali mercati europei, dopo che a dicembre scorso si è aggiudicato anche quelli della Liga spagnola. L’azienda si è concentrata molto sulla gestione di eventi sportivi al di fuori degli Stati Uniti, una scelta precisa perché Blavatnik e altri credono ci sia più opportunità di crescita e meno concorrenza. Anche se il valore dei diritti sportivi statunitensi in onda quest’anno dovrebbe raggiungere circa i 20 miliardi di dollari, contro i 13 miliardi complessivi dei primi cinque mercati europei (Germania, Italia, Regno Unito, Francia e Spagna).
Tuttavia, il piano di Dazn è quello di diversificare i profitti. Non a caso è stata annunciata una joint venture, Dazn Bet, con Pragmatic Group, in modo da permettere agli abbonati di scommettere sugli eventi. La speranza della piattaforma è che il 60 per cento delle entrate sia legata agli abbonamenti, il 20 per cento dalle scommesse e il restante 20 per cento dalla pubblicità.
I prossimi mesi saranno decisivi per capire la possibile crescita di Dazn, con l’avvio delle nuove stagioni di calcio. A luglio in Germania entrerà una nuova tariffa, di 29,99 euro al mese, circa il doppio di quella attuale. E anche in Italia ci sarà un aumento dei prezzi, ancora non annunciato. Una mossa rischiosa visto che dopo il primo aumento dei prezzi, il numero degli abbonati si è più o meno arrestato.
Ma tra i motivi di una crescita non avvenuta fino in fondo, oltre a quanto già detto, secondo The Information ci sarebbero anche i cambi manageriali che hanno coinvolto diversi dirigenti di Dazn, e la concorrenza con dei rivali ancora più strutturati, che hanno maggiore disponibilità economica. Dazn, per esempio, per strappare i diritti sportivi a Sky per tre anni di Serie A, ha pagato 2,5 miliardi di euro. Per mancanza di risorse e per divergenze interne, però, l’azienda ha dovuto fare dei compromessi, per esempio non investendo nel miglioramento tecnologico della piattaforma.
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