In occasione del Natale del 1982, i cugini Salvo inviarono presso la Casa Circondariale di Palermo un autocarro carico di generi alimentari e bottiglie di champagne, destinato ai detenuti (quasi tutti “uomini d’onore”) reclusi nella 7^ Sezione dell’istituto penitenziario
Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni e curato insieme a Francesco Trotta. Potete seguirlo a questa pagina. Ogni mese un macro–tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Questa serie pubblicherà ampi stralci della sentenza di primo grado che ha assolto l’ex Presidente del Consiglio Giulio Andreotti. La sentenza di secondo grado, confermata in Cassazione, ha accertato invece che – fino alla primavera del 1980 – Andreotti aveva avuto rapporti con i boss Cosa Nostra
Il Marino Mannoia ha dichiarato di avere conosciuto i cugini Antonino ed Ignazio Salvo subito dopo la sua affiliazione alla “famiglia” di Santa Maria di Gesù, avvenuta nel 1975, e di avere poi avuto la possibilità di vederli in alcune occasioni in cui essi si recavano ad incontrare Stefano Bontate.
Intorno al 1978, Antonino Salvo fu presentato ufficialmente al Marino Mannoia come “uomo d’onore” della "famiglia" di Salemi. In quella stessa occasione, ma non in presenza di Antonino Salvo, il Bontate riferì al Marino Mannoia che anche Ignazio Salvo era “uomo d’onore” della stessa "famiglia". Il Bontate non presentò al Marino Mannoia anche Ignazio Salvo in quanto intendeva rispettare il carattere schivo di costui.
Il Bontate fece presente al Marino Mannoia che l’appartenenza dei Salvo a "Cosa Nostra" era molto riservata e non era stata resa nota a moltissimi “uomini d’onore”, in considerazione del ruolo rivestito dai Salvo, della funzione esattoriale da essi esercitata, delle loro amicizie nel mondo finanziario, del loro inserimento nel mondo politico.
La qualità di “uomini d’onore” dei cugini Salvo era conosciuta da alcuni soltanto dei componenti della "famiglia" di Santa Maria di Gesù, e non era nota fuori dell’ambiente di "Cosa Nostra".
Anche prima di conoscere il ruolo dei Salvo all’interno di "Cosa Nostra", il Marino Mannoia aveva visto il Bontate in loro compagnia, nelle vicinanze dell’esattoria comunale e nell’abitazione del Badalamenti.
Il Bontate aveva conosciuto i cugini Salvo attraverso Gaetano Badalamenti. I Salvo, che erano già strettamente legati al Badalamenti, successivamente stabilirono un simile rapporto anche con il Bontate. La loro frequentazione con il Bontate si intensificò dal 1977 in poi.
Il Bontate spesso si recava ad incontrare Antonino Salvo presso l’Hotel Zagarella.
Antonino Salvo fornì al Bontate, per circa due mesi, un’Alfetta blindata in un periodo molto critico per "Cosa Nostra": quello – collocato intorno alla fine del 1978 - in cui il Badalamenti era stato espulso dalla “commissione” ed il Bontate aveva rifiutato di dimettersi.
Verso la fine del 1978, o nel 1979, Antonino Salvo chiese al Bontate di dare una “lezione” dimostrativa a Gaetano Sangiorgi, perché quest’ultimo era un soggetto spavaldo ed irascibile. Il Bontate diede ordine di togliere al Sangiorgi le chiavi della sua autovettura ed una pistola che costui portava addosso. Il Marino Mannoia, insieme ad altri, diede quindi la “lezione” al Sangiorgi.
Il Bontate, discutendo con il Marino Mannoia, era assolutamente riservato in ordine ai legami dei cugini Salvo con il mondo della politica, ma parlava del fatto che i Salvo erano inseriti in "Cosa Nostra", della loro parte nell’economia italiana e siciliana, dei loro contatti con il Badalamenti.
Il Marino Mannoia era a conoscenza del fatto che il Buscetta, durante il suo soggiorno a Palermo nel 1980, era stato ospitato dai Salvo.
Dopo la morte del Bontate, il Riina si impossessò di tutte le amicizie politiche del medesimo esponente mafioso. Anche i cugini Salvo passarono alle dirette dipendenze del Riina. In occasione del Natale del 1982, i cugini Salvo inviarono presso la Casa Circondariale di Palermo un autocarro carico di generi alimentari e bottiglie di champagne, destinato ai detenuti (quasi tutti “uomini d’onore”) reclusi nella 7^ Sezione dell’istituto penitenziario.
Le dichiarazioni rese sui predetti temi dal collaborante sono di seguito riportate:
P.M. NATOLI: (...) Lei, ha conosciuto personalmente i cugini NINO ed IGNAZIO SALVO?
MANNOIA F.: sì, certamente.
P.M. NATOLI: vuole riferire quando li conosce e ciò che è a sua conoscenza su questo rapporto?
MANNOIA F.: io conosco i cugini SALVO, già subito dopo la mia iniziazione nella "famiglia".
P.M. NATOLI: vuole ricordare, proprio come flash, quando viene iniziato?
MANNOIA F.: nei primi mesi del '75, verso la primavera del '75.
P.M. NATOLI: quindi li conosce già in questa epoca...
MANNOIA F.: sì.
P.M. NATOLI: ...e che cosa avviene?
MANNOIA F.: di tanto in tanto, io li vedevo, li incontravo, loro venivano a trovare STEFANO BONTADE. Nel periodo... negli ultimi anni precedenti la morte del BONTADE, verso il '78, '77/'78, se non ricordo male, io ebbi presentato ufficialmente NINO SALVO, nel Fondo Magliocco.
P.M. NATOLI: presentato ufficialmente che cosa intende?
MANNOIA F.: presentato ufficialmente nel senso che NINO SALVO mi fu presentato come appartenente a "COSA NOSTRA", uomo d'onore della "famiglia" di SALEMI.
P.M. NATOLI: benissimo.
MANNOIA F.: in quella stessa occasione, non dinnanzi al NINO SALVO, il BONTADE mi riferì che anche IGNAZIO era uomo d'onore della stessa "famiglia". Il BONTADE mi raccomandò, mi fece presente che questa appartenenza dei SALVO in "COSA NOSTRA", era una cosa molto
riservata e che non era divulgata a moltissimi uomini d'onore, per il ruolo che i SALVO rivestivano, sia per (…) la loro funzione, di esattori e sia per il loro inserimento (...) nel loro mondo politico ed altre cose.
P.M. NATOLI: lei sa come STEFANO BONTADE avesse conosciuto i cugini SALVO?
MANNOIA F.: lui ha conosciuto i cugini SALVO attraverso GAETANO BADALAMENTI, che i SALVO erano molto intimi di GAETANO BADALAMENTI. Successivamente dopo, sono diventati molto intimi anche con STEFANO BONTADE.
P.M. NATOLI: a quando risale, per quella che è la sua conoscenza, questo rapporto di frequentazione tra i SALVO e STEFANO BONTADE?
MANNOIA F.: io non lo posso classificare nel tempo, certamente BONTADE li conosceva da molto tempo. Ma la loro frequenza più assidua avviene dal... di quello che io sono in grado di riferire, è certamente dal '77 in poi.
P.M. NATOLI: già quando lei viene combinato in "COSA NOSTRA", i SALVO conoscevano STEFANO BONTADE per quello che è a sua conoscenza?
MANNOIA F.: sì, io qualche volta, qualche volta ebbi modo di vedere BONTADE in compagnia dei SALVO, ma io non sapevo ancora (...) del loro ruolo all'interno di "COSA NOSTRA".
P.M. NATOLI: li vede dove, quindi, proprio in quale posto esattamente?
MANNOIA F.: una volta mi è capitato di vederli dinnanzi, nelle vicinanze di un loro ufficio, esattoria comunale. E una volta li ho visti a casa di GAETANO BADALAMENTI, dove
c'erano anche i SALVO.
P.M. NATOLI: in casa di GAETANO BADALAMENTI sita dove?
MANNOIA F.: sita a CARINI, a CINISI.
P.M. NATOLI: a CINISI. Senta Signor MANNOIA, il rapporto di frequentazione con STEFANO BONTADE, era uguale da parte di entrambi i cugini SALVO o qualcuno dei due era più amico tra virgolette? Cioè lo frequentava di più?
MANNOIA F.: di una particolare intimità vi era (...) con NINO SALVO, perché spesso noi lo andavamo a trovare a ZAGARELLA, dove il SALVO aveva dato (...) in prestito un bunker per
la villeggiatura, a SALVATORE FEDERICO, e SALVATORE FEDERICO fece il battesimo anche del figlio, e spesso andavamo a trovare NINO SALVO a ZAGARELLA, e ci intrattenevamo diverse ore lì.
P.M. NATOLI: senta, lei ha detto un bunker.
MANNOIA F.: un bungalow, mi scusi.
P.M. NATOLI: (...) Quindi, già lo frequentavate voi, ZAGARELLA, diciamo alla metà degli anni '70 giusto?
MANNOIA F.: sì, già a partire dal '76/'77.
P.M. NATOLI: dal '76/'77. (...)
MANNOIA F.: aveva (...) una bellissima barca, NINO SALVO, un bellissimo yacht che teneva ancora a PORTICELLO. Una bellissima barca.
(...)
MANNOIA F.: BADALAMENTI ha rivestito la carica di capo della commissione e quindi era la persona più importante, in seno a "COSA NOSTRA", fino a quando ne ha fatto parte, appunto, fino alla fine, credo, del '78. (…) BADALAMENTI certamente, per quello che era stata, diciamo, la sua carica in seno a "COSA NOSTRA", la commissione, in quel periodo era la persona più importante di "COSA NOSTRA", perché era il capo della commissione. Ma fuori dalla commissione i rapporti con il BONTADE, con ANTONINO SALAMONE, con il RIMI, erano rapporti molto solidi. Molto... molto forti, quindi erano di una corrente diversa da altri membri di "COSA NOSTRA".
(...)
P.M. NATOLI: fino al 1978, fino al momento in cui BADALAMENTI fa ancora parte di "COSA NOSTRA". Fino a quel periodo questa diversità di fronti si manifestò apertamente oppure no?
MANNOIA F.: no, fino a quel periodo era un po' celata, però, naturalmente i corleonesi sentivano un po'... diciamo, SALVATORE RIINA si sentiva un po' estromesso, (…) dagli interessi, da (...) tutto quello che poteva (...) portare beneficio nel capoluogo palermitano. Fino a che (…) hanno trovato l'occasione propizia, (...) nella fine del '78, con delle motivazioni che in sede di commissione sono state esaminate, e quindi hanno dato ragione a loro, per quello che era accaduto, (...) per un'iniziativa del BADALAMENTI. E quindi, hanno raggiunto la maggioranza e... e facendo l'espulsione di GAETANO BADALAMENTI. In quella stessa occasione chiesero al BONTADE di dimettersi, siamo (...) alla fine del '78, il BONTADE gli disse: "io non mi dimetto, perché non ho
responsabilità... - quella responsabilità che loro hanno attribuito a BADALAMENTI - e possiamo anche fare la guerra". E ricordo che proprio in quel periodo, per circa qualche mese, un paio di mesi, NINO SALVO favorì (…) un'ALFETTA blindata a STEFANO BONTADE, perché era un periodo molto critico per "COSA NOSTRA".
(...)
MANNOIA F.: dopo la morte di STEFANO BONTADE, SALVATORE RIINA si impossessò di tutte le amicizie politiche che il BONTADE aveva nel sua disponibilità. Fra l'altro RIINA già era in buoni rapporti con l'Onorevole SALVO LIMA e anche con VITO CIANCIMINO. Anche i cugini SALVO passarono alle sue dirette dipendenze, nel senso che erano direttamente (...) comandati da SALVATORE RIINA. In particolare ricordo che nel... durante la mia detenzione dal 2 dicembre '80 al maggio '83, ed esattamente il Natale dell'83, all'interno dell'Ucciardone i cugini SALVO mandarono (...) direttamente dallo ZAGARELLA, all'interno del carcere...
PRESIDENTE: senta, nel Natale dell'83 lei era ancora in carcere era?
MANNOIA F.: sì.
PRESIDENTE: Natale '83.
MANNOIA F.: Natale '83. Io sono evaso Signor Presidente dal carcere mandamentale di CASTELBUONO il 13 maggio dell'83.
PRESIDENTE: quindi nel Natale dell'83 lei non era in carcere?
MANNOIA F.: Natale '82 (...) mi perdoni. Natale '82. (...) Nel Natale '82 i SALVO mandarono un camion pieno di mangiare, champagne, tutto quello che poteva servire all'interno dell'Ucciardone che eravamo tutti... quasi tutti uomini d'onore rinchiusi alla 7^ sezione e quindi abbiamo, abbiamo fatto questo grande cenone e vi era anche l'Onorevole DI FRESCO, che era arrestato, ed anche l'ex Sindaco di Bagheria, MICHELANGELO AIELLO. Quindi anche i SALVO passarono alle sue dipendenze di SALVATORE RIINA.
(...)
MANNOIA F.: una sera (...) per volere di NINO SALVO, genero di SAN GIORGI (rectius Sangiorgi: n.d.e.), un uomo d'onore, una sera STEFANO BONTADE disse (...) di recarci appunto
nei pressi dell'impresa MANIGLIA, nei pressi dello stabile MANIGLIA, dietro la palestra PANDOLFINI esattamente, in VIA DIEGO ALBANESE, perché dovevamo dare una lezione dimostrativa a SAN GIORGI (rectius Sangiorgi: n.d.e.), che è un'analista, genero appunto di SALVO, dovevamo levarci le chiavi della macchina e toglierli anche una pistola che lui portava
addosso, che era un tipo spavaldo, e (...) questa lezione avvenne proprio lì vicino l'impresa MANIGLIA, e lui veniva dall'impresa MANIGLIA.
P.M. NATOLI: senta, intanto questo SAN GIORGI (rectius Sangiorgi: n.d.e.) analista ricorda come si chiama di nome di battesimo?
MANNOIA F.: sì, lo so con certezza, ma in questo momento non lo ricordo.
P.M. NATOLI: si chiama per caso GAETANO?
MANNOIA F.: sì GAETANO SAN GIORNI (rectius Sangiorgi: n.d.e.).
P.M. NATOLI: un'altra domanda, chi chiese a STEFANO BONTADE di dare questa lezione a SAN GIORGI (rectius Sangiorgi: n.d.e.) GAETANO?
MANNOIA F.: il suocero, NINO SALVO.
P.M. NATOLI: NINO SALVO. Non sa nulla sul perché?
MANNOIA F.: era un tipo spavaldo, a volte maltrattava qualche uomo d'onore, era una persona un po' irascibile. Lui (...) era uomo d'onore di una "famiglia"... io credevo che fosse del palermitano, ma comunque una "famiglia" della periferia di PALERMO.
P.M. NATOLI: quindi chiarisco un attimo questa conoscenza della "famiglia" o questa risposta sulla "famiglia" di appartenenza del SAN GIORGI (rectius Sangiorgi: n.d.e.). (...)
MANNOIA F.: quando(...) lo appresi io (...) il BONTADE mi disse che era un uomo d'onore (...) allora in un primo tempo io capii che era di una "famiglia" (...) del palermitano, ma poi successivamente credo di avere saputo di una "famiglia" della periferia di PALERMO, non so se abbia fatto rientro alle sue origini, alla "famiglia" diciamo di SALEMI, ma (...) in un primo tempo non era di SALEMI, combinato a SALEMI, era una "famiglia" del palermitano.
P.M. NATOLI: ancora un chiarimento su questa vicenda. Quando colloca nel tempo, se è in grado di dirlo, questo episodio della lezione, tra virgolette, che dovevate dare a GAETANO SAN GIORGI (rectius Sangiorgi: n.d.e.)?
MANNOIA F.: lui aveva una BMW... credo nella fine del '78, '79.
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