Sisti dichiarò che nel 1977 aveva conosciuto Don Ercole Artoni, il quale, dietro l'apparenza del prete progressista ed impegnato nel recupero degli emarginati, celava in realtà relazioni con soggetti influenti ed altolocati, tanto da essere in grado di mettere in contatto tra loro un fascista di lungo corso e un procuratore
Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni e curato insieme a Francesco Trotta. Potete seguirlo a questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Dopo la prima serie dedicata alla sentenza della corte d’assise di Bologna che ha condannato all’ergastolo Paolo Bellini per la strage di Bologna, il Blog mafie pubblica una seconda serie che si concentra sul ruolo dei mandanti
A questo punto occorre domandarsi se Ugo Sisti conoscesse l’orientamento politico di Bellini, i suoi trascorsi giudiziari e il suo stato di latitanza, perché indubbiamente una simile conoscenza attribuirebbe alla sua presenza alla Mucciatella un significato ancora più oscuro.
Nell’interrogatorio reso davanti al G.I. di Reggio Emilia in data 16 agosto 1983, nell’ambito del procedimento in cui era indagato per i reati di omessa denuncia e di favoreggiamento personale Sisti dichiarò che nel 1977 aveva conosciuto Don Ercole Artoni, venendo a sapere che dirigeva a Reggio Emilia un centro per il recupero di ex detenuti ed ex tossicodipendenti, ambito del quale anche lui si occupava attivamente (per tale attività aveva ricevuto una medaglia d’oro al merito), nell’estate dello stesso anno si era recato in visita al centro di Don Artoni.
Trasferitosi a Bologna nel gennaio 1978 a seguito della sua nomina a Procuratore della Repubblica, aveva fatto altre visite al centro di Don Artoni.
Durante una di tali visite il sacerdote gli aveva presentato Aldo Bellini, indicandolo come un suo amico e benefattore, posto che aveva messo a disposizione degli ospiti della Comunità la piscina dell’albergo da lui gestito. Sia consentito soffermarsi, soltanto per un attimo, sulla figura di questo sacerdote, Don Artoni, il quale, dietro l’apparenza del prete progressista – essendo stato eletto come consigliere comunale tra le fila del Pci, sia pure come indipendente – ed impegnato nel recupero degli emarginati, celava in realtà relazioni privilegiate con soggetti influenti ed altolocati, tanto da essere in grado di mettere in contatto tra loro un fascista di lungo Corso, come Aldo Bellini ed il Procuratore della Repubblica di Bologna.
Egli, oltre ad avere probabilmente aiutato Paolo Bellini a fuggire dall’Italia nel 1976 assunse un ruolo fondamentale nell’assisterlo una volta che era rientrato in Italia, come dimostra il fatto che non solo si recò a prelevare gli effetti personali lasciati dall’imputato nell’albergo La Nunziatella di Foligno, ma anche ebbe con Bellini, alias Da Silva, quattro colloqui dal febbraio all’aprile 1981, quando era ristretto nel carcere di Firenze e un quinto colloquio nel novembre del 1981, quando era nel carcere di Palermo, accompagnato nell’occasione dal padre Aldo Bellini.
In questo caso, si fece promotore dell’iniziativa di chiedere il permesso di colloquio, probabilmente, l’istanza venne sottoscritta dal religioso, perché nessuno avrebbe dubitato di lui, mentre se lo avesse chiesto Aldo Bellini, la cosa avrebbe potuto destare fondati sospetti.
In seguito, Don Artoni sostenne di avere saputo che Roberto Da Silva era in realtà Paolo Bellini solo dopo che questi era stato arrestato in occasione del furto-ricettazione dei mobili nel febbraio 1981.
In realtà, è emerso che Don Artoni si era recato a San Paolo del Brasile nella primavera del 1976 a visitare una comunità di missionari reggiani e in tale frangente aveva avuto un colloquio con Bellini-Da Silva, che egli conosceva fin da quando era ragazzo.
Di notevole interesse circa la figura di Don Ercole Artoni, appare quanto riferito da Giovanni Vignali, autore di un libro sulla vita di Bellini :
Presidente – Senta, ma su Don Artoni cosa ci può dire? È una figura, come dire, diciamo ambigua, ma è un giudizio che non voglio pronunciare. Comunque che figura è questo? Politicamente. È legato alla destra, alla sinistra? Da che parte sta?
Testimone Vignali – Don Artoni è una figura ambigua e lo si capisce bene anche leggendo il suo di libro, non il mio. Don Artoni ha pubblicato un volume in cui sostiene di essere stato, a sua insaputa, strumentalizzato da Gladio, perché seguiva corsi di indottrinamento al marxismo, avvicinava giovani marxisti a Reggio Emilia, ma poi redigeva, lui dice, in modo inconsapevole dei resoconti e alla fine scoprì che quei resoconti servivano a Gladio. Questo lo scrive Don Artoni nel suo di libri.
Presidente – Cosa dice? È molto interessante. Cioè lui fa dei corsi di indottrinamento al marxismo, quindi è un marxista a sua volta?
Testimone Vignali – Si, beh, era consigliere comunale come indipendente per il Pci.
Presidente – Va beh.
Testimone Vignali – No, no, nel senso che lui dice, lui racconta: «lo vengo messo in un corso di indottrinamento al marxismo».
Presidente – È un’infiltrazione anche quella eventualmente.
Testimone Vignali – E però lui dice: «lo a mia insaputa sono stato strumentalizzato da Gladio». Perché lui dice: «Io frequento in buonafede questi corsi di indottrinamento al marxismo, torno in parrocchia a Reggio Emilia, con il – come dire – il portato culturale che ho appreso in quei corsi avvicino giovani di sinistra, dialogo con loro", eccetera eccetera, «di tanto in tanto mi viene chiesto di fare una relazione su questo ... ».
Presidente - Gli viene chiesto da chi? Non lo dice nel libro?
Testimone Vignali - No.
Al di là dell’asserita strumentalizzazione da parte di Gladio, appare evidente come il religioso mantenesse rapporti con elementi che facevano parte di tale organizzazione.
Ciò appare utile anche per inquadrare quale fosse l’ambito dei rapporti che legava Don Artoni ad Ugo Sisti ed Aldo Bellini.
Ugo Sisti proseguì affermando che insieme a Don Artoni si era recato una volta a pranzo nell’albergo del Bellini e un paio di volte si era trattenuto anche a dormire. Bellini si era recato varie volte nel suo ufficio a Bologna, chiedendogli per conto di Don Artoni delle informazioni sullo stato di procedimenti pendenti a carico di ospiti della Comunità, richieste che cercava di soddisfare tramite la segreteria della Procura.
Non sapeva che Bellini Aldo avesse un figlio latitante per tentato omicidio ed un altro figlio pregiudicato, né gli erano mai stati chiesti favori per qualche membro della famiglia.
Quanto alla sua presenza nell’albergo del Bellini la notte tra il 3 e il 4 agosto 1980 disse che, sentendosi molto stanco, dopo due giorni di indagini ininterrotte, ed essendo desideroso di un po’ di tranquillità, si era recato a Reggio Emilia presso l’avv. Corradi; questi, essendo in procinto di partire con la famiglia per Cecina, lo accompagnò alla “Mucciatella” nell’albergo del Bellini, ove aveva alloggiato.
Solo a seguito della perquisizione effettuata nell’albergo dalla Polizia, era venuto a sapere che il Bellini aveva un figlio latitante e che poteva essere implicato nella strage della stazione di Bologna. Per questo fatto si era adirato molto con l’avv. Corradi, al quale aveva telefonato a Cecina per rimproverarlo di averlo messo in una situazione così imbarazzante.
L’avvocato gli aveva risposto che la cosa non gli era sembrata importante anche perché non pensava che il figlio di Bellini potesse essere coinvolto nelle indagini per la strage. Egli aveva poi rimproverato Don Artoni per non averlo messo al corrente della situazione familiare di Bellini Aldo, aggiungendo che, a seguito di ciò, aveva interrotto ogni tipo di rapporti con Don Artoni e con Aldo Bellini, che non aveva più visto.
È importante osservare come in detto procedimento vennero sentiti Don Ercole Artoni, Aldo Bellini e l’avv. Luigi Corradi, i quali resero dichiarazioni sostanzialmente conformi a quelle di Ugo Sisti, sia in ordine alle modalità con cui si erano conosciuti, sia in ordine ai motivi della loro frequentazione.
In particolare, Aldo Bellini disse che non aveva mai parlato dei suoi problemi familiari con Ugo Sisti perché i loro rapporti non erano tali da giustificare un simile livello di confidenza.
L’avv. Corradi riferì di avere accompagnato Sisti alla Mucciatella, facendo sostanzialmente credere che si era trattato di una sua idea e che non sapeva che Sisti conoscesse Bellini. Confermò che Sisti si era adirato con lui per averlo portato in tale luogo, dopo avere appreso che Bellini aveva un figlio latitante di estrema destra.
L’avvocato, per vero, dovette ammettere di conoscere quest’ultima circostanza, assumendo però di non avere sentito il bisogno di riferirlo a Sisti, in quanto non sapeva che conoscesse Bellini, avendolo appreso solo in seguito.
Ugo Sisti venne sentito anche in data 7 marzo 2000 davanti al pm di Bologna nell’ambito delle indagini sulla strage e anche in questo caso gli venne chiesto della sua presenza presso l’albergo di Aldo Bellini. Egli riferì di essersi recato alla Mucciatella, perché aveva bisogno di riposarsi, in quanto la notte precedente non aveva dormito, essendo stato impegnato a far visita ai feriti della strage della stazione.
Sostenne di non avere mai conosciuto Paolo Bellini e di avere conosciuto invece un giovane pilota straniero che gli aveva presentato Aldo Bellini; aggiunse di avere appreso solo all’esito della perquisizione che Paolo Bellini era un latitante di estrema destra e di avere rotto per tale motivo ogni relazione con Aldo Bellini.
Affermò di essersi recato all’albergo su indicazione di un suo amico avvocato civilista di Reggio Emilia, di cui però non ricordava il nome, il quale lo accompagnò sul posto con la sua automobile.
Sia consentito osservare che Sisti non poteva avere dimenticato il nome dell’avv. Corradi, colpevole tra l’altro di averlo messo in una situazione così imbarazzante.
In realtà, ricordava benissimo il nome dell’avvocato, il quale aveva testimoniato a suo favore nel processo di cui si è detto sopra, contribuendo non poco all’emissione di una pronuncia di assoluzione nei suoi confronti (...). Tra l’altro, si è già visto come l’avv. Corradi nel 1979 avesse patrocinato la fittizia procedura di separazione consensuale tra Paolo Bellini e la moglie e, inoltre, aveva seguito anche altre vicende che riguardavano la famiglia Bellini.
Egli sapeva benissimo che Paolo era latitante, come del resto egli stesso aveva ammesso nel processo fiorentino. La Corte d’Assise ritiene di potere andare oltre al dato dell’assoluzione di Ugo Sisti nel procedimento fiorentino, non essendo vincolata a detta decisione, come si è già osservato in precedenza, e potendo rivalutare l’interra vicenda alla luce di alcune emergenze.
Non si dimentichi che l’avv. Corradi era il nipote del senatore Mariani, il quale frequentava Ugo Sisti da molti anni, come lo stesso magistrato riconobbe nell’interrogatorio reso il 16 agosto 1983, in cui narrò anche l’episodio in cui Mariani lo accompagnò nel 1978 nel viaggio aereo da Roma a Foligno, aggiungendo che nell’aeroclub di Foligno fu nominato socio onorario proprio per iniziativa dell’amico senatore.
Chi fosse nell’occasione a pilotare il velivolo è domanda puramente retorica, essendo noto che alla guida dell’aereo da turismo vi fosse Roberto Da Silva.
Nella motivazione della citata sentenza della Corte d’Appello di Firenze si ritenne che il senatore Mariani ben conoscesse lo stato di latitanza di Bellini, la sua falsa identità ed anche la sua sospetta relazione con gruppi eversivi, ma nonostante ciò ugualmente aiutò l’imputato ad inserirsi a Foligno e non mancò di approfittare dei suoi servigi, come nell’occasione del volo sopra citato.
Va anche osservato che tra il sen. Mariani e Aldo Bellini, entrambi nati a Novellara (Re), vi era un rapporto di conoscenza assai risalente nel tempo, oltre ad una sicura condivisione di ideali politici "missini" e forse anche più estremi, come dimostra il fatto che la figura del senatore è emersa più volte in questo processo, sia per ammissione dell’imputato, sia per dichiarazioni di alcuni testimoni.
Paolo Bellini ha riferito che fu proprio il senatore, attraverso la mediazione del padre Aldo, a chiedergli di infiltrarsi negli ambienti della destra di Reggio Emilia al fine di raccogliere informazioni su eventuali gruppi eversivi (cfr. il capitolo relativo all’esame dell’imputato); ha aggiunto che fu sempre Mariani a decidere di inviarlo, giovanissimo, in Portogallo per accertare l’esistenza di legami tra gli estremisti di destra rifugiatisi in tale Paese e quelli presenti in Italia. Inoltre, Mariani era stato il difensore di Paolo Bellini nel processo relativo all’aggressione a mano armata presso il ristorante il Capriolo.
Infine, giova ricordare che fu Mariani a sollecitare l’avv. Stefano Menicacci, all’epoca deputato del Msi, affinché aiutasse Bellini, alias Da Silva, nel 1977 ad introdursi nell’ambiente di Foligno, facendo sì che fosse iscritto all’aeroclub della città. Dunque, Mariani sapeva bene che il pilota brasiliano era in realtà Paolo Bellini, come del resto ha riferito l’imputato nel corso del suo esame.
Non avrebbe, infatti, avuto alcun senso per il senatore aiutare uno straniero del tutto sconosciuto, mentre lo avrebbe avuto certamente aiutare il figlio di un suo compaesano e fidato interlocutore politico, quale era Aldo Bellini.
Ipotizzare che un senatore della Repubblica (Mariani) e un avvocato (Corradi) di propria iniziativa avessero esposto il dirigente di un Ufficio giudiziario al rischio di subire gravi conseguenze penali o disciplinari per essere entrato in contatto con un pericoloso latitante, tenendolo all’oscuro di tutto, appare del tutto irragionevole. Pertanto, la prospettiva che il magistrato non sapesse dei trascorsi di Paolo Bellini e che egli si celasse dietro un’identità falsa appare razionalmente insostenibile.
D’altra parte, le dichiarazioni rese da Sisti trovano smentita nelle dichiarazioni rese dall’imputato nell’esame, il quale ha riferito che il suo rapporto con il dott. Sisti risaliva all’anno 1978, come aveva già riferito nel verbale di interrogatorio del 18 novembre 1999, correttamente acquisito al processo a seguito del suo utilizzo per le contestazioni, ai sensi del combinato disposto degli artt. 238, co. 4, e 503, co. 5, cpp.
Nel confermare il contenuto della contestazione, l’imputato ha riferito di avere incontrato il dott. Sisti nelle seguenti occasioni:
a) ad un pranzo presso il ristorante il Cavallino Bianco di Bologna con il padre e altre persone;
b) ad Ancona presso l’abitazione di terze persone, di cui non ricordava il nome, a seguito di un viaggio in automobile con i propri genitori e con il dott. Sisti;
c) alla Stazione ferroviaria di Roma, dove si recò su richiesta del padre, perché Sisti nel frangente doveva prendere il treno per Bologna ed era abbattuto per l’uccisione del suo amico, il Presidente del Csm Bachelet;
d) nel corso di un viaggio in aereo dall’aeroporto dell’Urbe da Roma a Foligno.
Dunque, tra Bellini e il dott. Sisti vi furono tra il 1977 e il 1980 più incontri, i quali impediscono di ritenere che il secondo non conoscesse la vera identità del primo e la sua conseguente situazione di illegalità nel territorio italiano. Quello del volo fu probabilmente il primo loro incontro, che avvenne in data 24 maggio 1978, essendo stati prodotti documenti e sentiti testimoni al riguardo; anche l’incontro per la morte di Bachelet è databile, trattandosi di evento noto (14 febbraio 1980).
Gli altri incontri non sono collocabili nel tempo, anche se l’episodio in cui Bellini discusse in macchina con il padre e con il Dott. Sisti ad Ancona è sicuramente avvenuto poco tempo dopo la strage di Bologna.
Al riguardo va detto che Aldo Bellini e il dott. Sisti, dopo avere organizzato un incontro a Castel San Pietro Terme tra Paolo Bellini ed esponenti dei servizi segreti – incontro però disertato dall’imputato, secondo le sue stesse dichiarazioni – ad Ancona tentarono nuovamente di convincerlo ad entrare a fare parte dei servizi.
Questo episodio appare emblematico della falsità delle dichiarazioni rese da Ugo Sisti nei procedimenti che lo riguardavano, essendo evidente che egli insistette perché Bellini entrasse a far parte dei servizi, perché lo conosceva bene ed in ragione del suo indirizzo politico e dei suoi precedenti incarichi, mentre non avrebbe avuto alcun senso da parte sua spingere uno sconosciuto pilota brasiliano, privo di un curriculum specifico, a fare una cosa del genere.
In ogni caso, l’imputato nel corso del suo esame, ha aggiunto un elemento che consente di ritenere provato che Ugo Sisti ben conoscesse tutta la sua vicenda personale e la sua copertura, avendo riferito che nella discussione di Ancona egli disse a suo padre ed a Sisti che avrebbero dovuto proporre a suo fratello Guido di entrare a far parte dei servizi.
Orbene, aver parlato apertamente del fratello davanti a Sisti, il quale ben conosceva Guido Bellini, dimostra come il Procuratore avesse sempre saputo che si trattava di Paolo Bellini. Sisti mentì anche quando disse, dopo avere appreso dai poliziotti il giorno 4 agosto 1980 che Paolo Bellini era un latitante di estrema destra, che non aveva più avuto contatti da allora con Aldo Bellini, né con Don Arloni.
Infatti, è stato prodotto ai sensi dell’art. 512 cpp, il verbale delle dichiarazioni rese in data 9 marzo 1982 da Virgilio Mondelli, un carabiniere appartenente alla sezione di pg, che prestava servizio presso l’anticamera del Procuratore Sisti.
Egli riferì quanto segue: «Dal 28 giugno 1980 presto servizio nell’anticamera del Procuratore della Repubblica di Bologna .... tra le varie persone che ho visto passare per l’anticamera del dott. Sisti ricordo un certo Bellini. Costui si presentò più volte per parlare con il Procuratore e mi diceva di essere Bellini di Reggio Emilia e che era amico del dott. Sisti. In sostanza egli veniva a trovare il dott. Sisti in ufficio con una certa frequenza. Mediamente circa una volta la settimana: nel mese di luglio 1980 sarà venuto quattro o cinque volte .... Rispondendo a specifica domanda chiarisco che il Bellini continuò a frequentare l’ufficio del dott. Sisti e a telefonargli con la stessa frequenza anche nei mesi di settembre ed ottobre».
Mondelli disse che Aldo Bellini si era presentato nel luglio 1980 almeno una volta alla settimana e che il suo numero era annotato nell’agenda dell’ufficio.
Raccontò che in un’occasione Bellini telefonò cercando del dott. Sisti, ma questi era impegnato in una riunione. Quando poi il dott. Sisti lo seppe, si arrabbiò con lui perché non glielo aveva detto, quasi che Bellini dovesse avere un canale privilegiato.
Dunque, oltre alla frequentazione nel mese di luglio 1980, ciò che nel tempo continua a produrre una sottile inquietudine, Sisti continuò ad incontrare Aldo Bellini anche dopo la strage, nei mesi di settembre ed ottobre del 1980. Continuò consapevolmente a frequentare il padre di un latitante di estrema destra.
© Riproduzione riservata