Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni e curato insieme a Francesco Trotta. Potete seguirlo a questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Dopo la prima serie dedicata alla sentenza della corte d'assise di Bologna che ha condannato all'ergastolo Paolo Bellini per la strage di Bologna, il Blog mafie pubblica una seconda serie che si concentra sul ruolo dei mandanti


Sui rapporti tra P2 e mafia siciliana, la consulente richiama fondamentali testimonianze di collaboratori di giustizia. Ne abbiamo trattato in altra parte e non ritorneremo sul punto. Basta ribadire che Gelli aveva creato diversi nuclei piduisti in Sicilia, tutti gravitavano intorno a Bontate. Gelli si recava spesso in Sicilia per incontrare Stefano Bontate, confermando quanto risulta dalla testimonianza di Nara Lazzerini, testimonianza quest'ultima di fondamentale importanza, perché parla sia dei viaggi di Gelli in Sicilia, sia dei contatti con Delle Chiaie, componendo il triangolo Gelli-mafia-eversione nera. Anche Concutelli aveva notizie sul ruolo massonico di Bontate e dei suoi collegamenti con Licio Gelli.

La consulente si diffonde quindi sugli archivi di Gelli in Uruguay, mai inviati in Italia e attribuisce a queste carte sulle quali le autorità italiane non sono riuscite a mettere le mani, una delle ragioni principali della mancata risposta a molte domande sulla P2.

Sulle operazioni per il recupero dei fascicoli di Gelli in Uruguay ha deposto il generale Grillandini. Resta confermato che della P2 facevano parte Lopez Rega, il generale Massera e il torturatore argentino Suarez Mason, condannato dalla Corte d'Assise di Roma con sentenza irrevocabile per crimini contro l'umanità e a capo della Escuela de Mecanica del'Armada di Buenos Aires.

I tre nomi erano nelle liste di Castiglion Fibocchi e la Commissione ne ha accertato l'autenticità, così come risultano confermati i rapporti di Gelli con l'Argentina.

Interessante l'osservazione concernente Franco Salomone, il giornalista del tempo in stretti rapporti col vertice ordinovista. La consulente ricorda i rapporti stretti del Salomone col Gelli, la sua assidua presenza all'Excelsior e il rammarico del Salomone stesso che ha ammesso la sua iscrizione alla P2, perché Gelli aveva inserito il suo nome nelle liste ritrovate. La doglianza era di non essere stato trattato con la riservatezza assicurata ad altri, ad ulteriore conferma della non completezza degli elenchi ritrovati.

Uno degli appartenenti alla Loggia, non presente nelle liste, era Aldo Semerari, il cui ruolo nel vertice dell'eversione nera è stato più volte esaminato. La consulente elenca gli elementi di prova che hanno indotto la Commissione a ritenere provata l'appartenenza alla P2 del Semerari, così come l'altro criminologo Ferracuti.

Altro spunto interessante della deposizione consiste nell'indicazione degli elementi che consentono di ritenere Paolo Bellini, interno alla massoneria.

Sia Mario Tedeschi che Federo Umberto D'Amato appartenevano alla P2. Quest'ultimo è considerato addirittura un "vecchio piduista" perché la sua data di iscrizione è formalmente quella del primo gennaio 1977; una data che accomuna tutti coloro che erano iscritti da prima della rifondazione nel 1976. È un dato importante rispetto ai rapporti tra Gelli e D'Amato, intensi e risalenti.

La consulente ha ricordato che alla Commissione non fu permesso, se non in minima parte, di esaminare l'archivio di Gelli in Uruguay ma ha sorprendentemente chiarito che nessuno aveva mai informato la Commissione che i fascicoli "caldi" erano stati prelevati dalla CIA, come emerso in questo processo dalla deposizione del generale Grillandini.

Addirittura il Ministro degli esteri Colombo comunicò alla commissione che non si aveva notizia di sequestri di documenti, mentre le voci che arrivavano da diverse fonti della Digos e dell'Interpol riferivano il contrario: dell'esistenza di documenti sequestrati, fotocopiati e restituiti. Nessun fascicolo era arrivato su Cossiga, mentre quello sul presidente Leone fu segretato perché era risalente allo spionaggio del SIFAR ed era illegalmente scampato alla distruzione del 1974.

A Castiglion Fibocchi fu poi trovato il carteggio tra Gelli e Philip Guarino, emissario della massoneria americana in Italia ed elemento di collegamento di Gelli con ben tre presidenti americani al cui insediamento Gelli aveva partecipato, in particolare a quello di Reagan.

Guarino rappresentava la massoneria americana del Sud, considerata quella più influente perché a Washington ha sede il Supremo Consiglio Madre del Mondo, cioè il Supremo Consiglio del Rito Scozzese Antico e Accettato, il più prestigioso e autorevole e potente del mondo. Chi ha i riconoscimenti di questo Supremo Consiglio può considerarsi legittimamente un massone. Poi conta anche il riconoscimento della giurisdizione nord, ma l'altro - dice la dr.ssa Amendola - è considerato importantissimo.

Ricorda la consulente come di quel Supremo Consiglio erano membri ad honorem sia il principe Alliata, protagonista delle indagini sulla Rosa dei Venti (per Gaspare Pisciotta mandante di Portella delle Ginestre) che Elvio Sciubba. Costui era personaggio legatissimo a Gelli; lo stesso Gelli lo indica come appartenente alla P2, benché non figuri negli elenchi di Castiglion Fibocchi; considerato un'eminenza grigia, l'ambasciatore del Supremo Consiglio del Rito Scozzese Antico e Accettato presso Palazzo Giustiniani, direttore della rivista "l'Incontro delle Genti" nel cui comitato di redazione vi erano esponenti della destra eversiva (Facchinetti, Europa Civiltà).

La consulente ha confermato che Gelli aveva allentato i suoi rapporti anche con la circoscrizione sud, il cui emissario era Joseph Crimi, non avendo aderito al progetto di unificazione della massoneria italiana in funziona anticomunista che rispecchiava la vecchia concezione golpista dei primi anni '70. Il piano di Gelli, come abbiamo più volte osservato e viene ancora una volta confermato dalla consulente, puntava a un diverso tipo di eversione, quello caratterizzato dalle iniziative per una riforma costituzionale, sulla linea del Piano di Rinascita, di fatto non meno eversiva ma attuata con una diversa strategia. L'obiettivo era sempre interdire l'accesso dei comunisti al governo, come dimostra la celebre frase che avrebbe pronunciato dopo il delitto Moro ("il più è fatto"), percepita dalla sua segretaria Lazzerini.

A proposito del depistaggio sulla strage di Bologna attuato dal SISMI, la consulente ha precisato che Santovito e Musumeci erano iscritti alla P2, mentre Pazienza e Belmonte erano "fratelli alla memoria", sorta di aderenti inattivi, anch'essi gestiti tuttavia da Gelli ma inseriti in un elenco diverso.

In conclusione, il rinvenimento dei documenti nella borsa della figlia di Gelli, avvenuta nel 1981 a Fiumicino aveva lo scopo di ricordare a quanti avevano avuto modo di collaborare con lui, in particolare gli esperti che avevano contribuito a redigere il piano di Rinascita democratica, che non potevano sottrarsi al dovere di aiutarlo.

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