Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni e curato insieme a Francesco Trotta. Potete seguirlo a questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Dal 29 luglio è iniziata la prima serie dedicata alla sentenza della corte d’assise di Bologna che ha condannato all’ergastolo Paolo Bellini per la strage di Bologna e ha squarciato il velo su alcuni mandanti


Senza colpevoli, uno dei punti più oscuri della strategia della tensione, con un intervento massiccio depistante, persino in via preventiva, come è stato osservato, da parte del SID. Una vicenda nella quale avvertiamo il raccordo tra iniziative del servizio segreto e istanze di riferimento degli ufficiali al vertice del servizio, con il coinvolgimento della cellula neofascista toscana di Tuti e Cauchi, quest’ultimo guardaspalle dell’ammiraglio Birindelli, finanziata da Licio Gelli. Sull’Italicus fermo è il verdetto della Commissione parlamentare P2 sulla responsabilità politica e morale di Gelli, una conclusione il cui significato va oltre lo specifico.

La mancanza di sentenze di condanna non significa che le indagini protrattesi fino a oggi non abbiamo portato ad accertare fatti di assoluto rilievo per comprendere il contesto in cui quella strage si consumò. Va detto che le assoluzioni e il tempo trascorso impediscono di riaprire indagini, ma le prove raccolte a suo tempo, le nuove indagini su fatti connessi, le riflessioni di storici, studiosi e ricercatori che riesaminano elementi vecchi combinandoli con quelli emersi di recente aprono spiragli di luce in questa vicenda sulla quale gli elementi essenziali sono fissati dalle sentenze dell’ufficio istruzione del Tribunale di Bologna, oltre che nelle sentenze della Corte bolognese, che assolve gli imputati per insufficienza di prove, ma stabilisce comunque dati di fatto che restano come elementi di giudizio per collocare storicamente la strage al!’ interno delle manovre e dei crimini della destra eversiva e nella responsabilità morale dei servizi segreti militari.

Abbiamo visto nel capitolo sulla strage di piazza della Loggia come tra la fine del 1973 e l’inizio del 1974 Maggi e Giangastone Romani, l’uno ordinovista, l’altro anche membro dell’ esecutivo del Movimento sociale, redigono il programma della nuova organizzazione nata dalle ceneri di Ordine Nuovo per cui si annunciano nuove azioni terroristiche a breve scadenza. Nel racconto di Tramante questi annunci, dosati con accortezza, avrebbero dovuto creare uno stato di tensione non seguito da azioni. Quando l’attenzione derivante da minacce non seguite da conseguenze fosse inevitabilmente calata, sarebbe stato realizzato un nuovo attentato.

Sta di fatto che prima di Brescia e prima dell’Italicus si verificano due episodi che avrebbero dovuto mettere in allarme sulla serietà di quelle minacce e che portano ad affermare come il 197 4 sia un anno costellato da ben quattro stragi in senso tecnico giuridico (artt. 285 e 422 c.p. "fatto diretto a portare una strage"), due delle quali fortunatamente senza vittime.

Il 29 gennaio 1974 a Silvi Marina, in provincia di Teramo, l’inatteso passaggio del locomotore di un treno merci tagliò la miccia dell’ordigno posto sui binari, poco prima del passaggio di un treno passeggeri.

Il 21 aprile 1974 a Vaiano, in provincia di Firenze, la strage fu evitata grazie al blocco automatico dei treni in caso di interruzione della linea ferroviaria, provocato da una carica esplosiva che aveva divelto un pezzo di rotaia sulla quale stava per passare un treno.

Un mese dopo la strage di Brescia, la fonte Tritone segnala che Maggi è tornato sull’argomento e ha ribadito che l’attentato gravissimo, appena consumato, non doveva restare un fatto isolato per tutte le ragioni prima esposte. Le posizioni di Maggi, come emerso in sede storica e giudiziaria, erano largamente condivise in ogni zona del territorio nazionale, non solo a Milano e nel nord-est ma anche a Roma e al sud.

Dopo l’attentato di piazza della Loggia, preceduto dall’episodio Ferrari e dallo stillicidio di provocazioni, ma soprattutto dalle informazioni segrete di Tritone, i servizi sanno perfettamente quale sia la matrice della strage. Tuttavia, le indagini segnano il passo, a parte l’evidenza dell’aggressione alla manifestazione sindacale. Nei mesi seguenti si indirizzano verso Ermanno Buzzi, un militante di Avanguardia nazionale. Buzzi verrà condannato in primo grado e quindi ucciso in carcere da Concutelli e Tuti, in un contesto caratterizzato da molte oscurità.

Il 4 agosto 1974 un ordigno esplode sul treno Italicus provocando 12 morti e 48 feriti.

Non si è mai chiarito se la bomba dovesse esplodere in corsa, come accaduto, o se i terroristi puntassero a farla esplodere nella stazione di Bologna, ove la bomba sarebbe scoppiata, se il treno fosse stato in orario. Tesi che ha un suo fondamento se consideriamo come Bologna da tempo fosse nel mirino dei terroristi di estrema destra (Maggi intendeva fare l’attentato in quella città prima di ripiegare su Brescia per contingenti ragioni), come simbolo del potere comunista.

Come si diceva, per la ricostruzione della vicenda Italicus la Corte si avvale della sentenza ordinanza del giudice istruttore di Bologna dr. Grassi, documento prodotto tra gli atti di causa, emessa a conclusione dell’indagine c.d. Jtalicus bis, depositata il 4 agosto 1994. Va ricordato che la prima sentenza ordinanza per l’Jtalicus, reca la firma del Giudice Istruttore Velia e venne depositata proprio il 2 agosto 1980. La sentenza Grassi ripercorre l’intera storia del processo ed è quindi il punto di riferimento essenziale, insieme ad altri spunti che si raccolgono nella mole degli atti di questo processo (sentenze, relazioni, verbali testimoniali).

Nella recente pubblicazione di Leonardo Grassi, “La strage alla stazione in quaranta brevi capitoli”, 2020, acquisita dopo la testimonianza resa in dibattimento, l’autore ricorda un dato processuale significativo per comprendere l’intreccio delle diverse manifestazioni dello stragismo nel periodo: “Peraltro, sulla base di un’altra rivendicazione, la strage di Bologna, commessa come è noto il 2 agosto, può essere considerata una sorta di cruento omaggio a Mario Tuti, rinviato a giudizio per la strage dell’Italicus pochi giorni prima, cui Valerio Fioravanti e Francesca Mambro sono legati da un rapporto di particolare stima, come risulta da un carteggio fra i tre sequestrato nel processo così detto «ltalicus bis». «Onore al Camerata Tuti» dice la rivendicazione della strage da parte dei Nar fatta nell’immediatezza dell’attentato e successivamente smentita, secondo una modalità comunicativa già adottata per la strage dell’Italicus, che invece era stata «dedicata» al terrorista Giancarlo Esposti, pochi mesi prima deceduto in un conflitto a fuoco con i carabinieri”, pag. 34.

La sentenza Cavallini elenca diligentemente il materiale documentale afferente tale strage:

1) sentenza della Corte d’Assise di Bologna del 20.7.1983;

2) sentenza della Corte d’Assise d’Appello di Bologna del 18.12.1986;

3) sentenza della Corte di Cassazione del 16.12.1987;

4) sentenza del processo c.d. "Italicus bis" della Corte d’Assise di Appello di Bologna del 4.4.1991;

5) sentenza del processo c.d. "Italicus bis" della Corte di Cassazione del 24. 3.1992;

6) sentenza-ordinanza a firma del G.I. di Bologna dott. Leonardo Grassi del 3.8.1994.

La stessa sentenza dedica alla strage del treno Italicus un intero capitolo, il trentesimo ricco di dati, elementi, riferimenti probatori, considerazioni, ai quali occorre senz’altro rinviare per la ricostruzione del contesto storico.

Questa Corte d’assise, non avendo disposto una specifica consulenza storica ha, tuttavia, sentito quale testimone il dr. Grassi, che ha tradotto in ricerca storica la sua esperienza e i dati fissati nella sua sentenza-ordinanza e in altri documenti pertinenti.

La vicenda dell’Italicus nel suo contesto storico-giuridico è peraltro esposta con icastica chiarezza nell’incipit della sentenza-ordinanza del giudice Grassi dove si sintetizza la vicenda storico-giudiziaria di quegli anni, partendo a ritroso dalla strage di S. Benedetto Val di Sambro: "L’istruttoria ha ad oggetto la strage dell’ltalicus del 4.8.74 e quella alla stazione di Bologna del 2.8.80 (particolarità non secondaria del provvedimento in esame, n.d.e.)

"Si tratta di un procedimento che secondo una definizione corrente può essere indicato come "bis", nel senso che per entrambi gli eventi criminosi presi in considerazione sono già state portate a conclusione precedenti istruttorie, con conseguenti dibattimenti, giudizi di appello e di Cassazione. Ciò esime da una dettagliata esposizione dei fatti, già più volte ricostruiti in requisitorie, ordinanze di rinvio a giudizio e sentenze (…).

"Qui occorre solo ricordare, in estrema sintesi, i fatti ed i successivi sviluppi processuali in quanto consentano di comprendere gli scopi di questa istruttoria ed il complesso di procedimenti in cui si è inserita, nonché gli eventi che hanno segnato l’epoca delle due stragi.

"Il 4.8.74 un ordigno esplosivo collocato su una vettura del treno espresso n. 1468 "Italicus" produsse una violenta deflagrazione, mentre il treno - proveniente da Roma - stava percorrendo l’ultima parte della Grande galleria dell’Appennino sul tratto ferroviario Firenze-Bologna. Dodici persone morirono e molte altre rimasero ferite. Risultò che l’ordigno era stato sistemato sotto il sedile di una carrozza di prima classe e che l’esplosivo, innescato con un congegno ad orologeria, era composto di tritolo, nitrato di ammonio e termite.

"L’ attentato si inseriva in un contesto inquietante. Da poco era avvenuta la strage di Brescia (risalente al 28.5.74) ed erano stati commessi numerosi altri attentati, fra i quali vanno ricordati quelli rivendicati sotto la sigla di Ordine Nero e gli attentati ferroviari di Silvi Marina del 29.1.74 e di Vaiano del 21.4.74, solo fortunosamente rimasti senza vittime.

“Giancarlo Esposti, eversore di destra sospettato della strage di Brescia, in data 30 maggio era deceduto in un conflitto a fuoco con i Carabinieri e, da poco (solo due mesi prima dell’attentato dell’Italicus), erano stati sventati i progetti eversivi di Carlo Fumagalli, ex partigiano bianco che si accingeva ad assumere il controllo militare della Valtellina. A Padova, inoltre, era stata svelata l’esistenza di una struttura composta da militari e civili denominata “Rosa dei Venti” ed erano stati emessi mandati di cattura per attività cospirative contro alcune persone, fra le quali degli ufficiali delle Forze Armate.

La magistratura di Torino, infine, sempre nel I 97 4, aveva proceduto contro un gruppo di persone, ritenute implicate in attività cospirative, facenti capo ali’ ex ambasciatore Edgardo Sogno, già promotore di una organizzazione anticomunista denominata “Pace e Libertà”. Pochi mesi prima, il 7.4.73, inoltre, tale Nico Azzi, appartenente al gruppo milanese denominato “La Fenice”, capeggiato da Giancarlo Rognoni, aveva tentato di far esplodere un ordigno sul treno Torino - Roma ed il 12 dello stesso mese, nel corso di una manifestazione, l’agente di P.S. Antonio Marino era stato ucciso da un lancio di bombe a mano tipo S.R.C.M. effettuato da Maurizio Murelli e da Loi, entrambi appartenenti all’area della destra milanese.

Il 17.5.73 c’era stato poi un attentato alla Questura di Milano, commesso da Gianfranco Bertoli, ambiguo personaggio-sedicente anarchico-legato ad ambienti della destra veneta e già informatore del S.l.F.A.R. In un passato più remoto, il 12.12.1969, c’era stata la strage di Piazza Fontana (ed il processo a carico, fra gli altri di Franco Freda, Giovanni Ventura, Marco Pozzan e Guido Giannettini -tutti imputati di concorso in strage- era ancora in corso presso l’A.G. di Catanzaro, cui era pervenuto dopo molteplici vicissitudini).

"Nel Maggio del 1972, poi, c’era stata la strage di Peteano (che più avanti nel tempo verrà confessata dall’ avanguardista Vincenzo Vinciguerra), nella quale tre Carabinieri persero la vita ed uno rimase ferito. Sullo sfondo, si agitava ancora la vicenda del fallito golpe, organizzato nel 1970 dal Principe Junio Valerio Borghese, cui avevano preso parte alcuni fra i più qualificati esponenti della destra extraparlamentare, fra i quali va qui ricordato Stefano Delle Chiaie, già allora ai vertici di un’organizzazione denominata Avanguardia Nazionale.

I responsabili di detto tentativo di golpe (o almeno una parte di essi) verranno denunciati alla magistratura e all’opinione pubblica proprio pochi mesi prima della strage con un rapporto redatto dal Gen. Gianadelio Maletti, allora capo dell’Ufficio D del SID, al Presidente del Consiglio On. Giulio Andreotti, che in data 27 agosto presenterà alle camere un dossier relativo al golpe Borghese e a tensioni golpistiche successive. Alcuni, fra i più importanti dei congiurati, più tardi, risulteranno affiliati alla loggia massonica P2 di Licio Gelli.

"Sul versante della politica interna, poi, va ricordato che per il 12 maggio 1974 era stato indetto il referendum sul divorzio (vinto, come è noto, dai divorzisti) e che la campagna politica apertasi in detta occasione era stata estremamente tesa, con la contrapposizione delle sinistre alla Democrazia Cristiana, in quell’occasione alleata al Movimento Sociale Italiano.

Infine, nella prima metà degli anni Settanta, c’era stata una notevole crescita delle forze di sinistra, sicché non pareva improbabile una loro ascesa al potere. Nell’estate del 1974, poi, alcuni ambienti della destra si preparano a partecipare ad un nuovo tentativo di golpe, come risulta da molteplici indicazioni raccolte nelle diverse istruttorie.

Fra queste, si ricorda qui una parte della motivazione del mandato di arresto emesso dal G.I. di Torino contro Edgardo Sogno e Luigi Cavallo: “ ... in agosto (del 1974), approfittando della chiusura del Parlamento, della stasi nell’impegno delle forze politiche e della chiusura delle fabbriche … sarebbe stata effettuata una "azione violenta" contro il Presidente della Repubblica per costringerlo a nominare un governo provvisorio di tecnici e militari, espresso dalle Forze Armate e da elites della burocrazia statale, presieduto da Pacciardi; questa "azione violenta" sarebbe stata curata dagli imputati Ricci, Pecorella, Pinto, Drago ...” (v. f. 43 voi. 6 sommaria Italicus).

"Sul versante internazionale va segnalato che il regime militare di destra instauratosi in Grecia il 21.4.1967 era caduto nel mese di luglio del 1974 e che, parimenti, il 26.4.1974 era caduto il dittatore portoghese Salazar.

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