Condotte di pressione e intimidazione contro Cicero al fine di indurlo a dichiarare falsamente che le sue denunce presso la Commissione parlamentare antimafia riguardo la mafiosità di Di Francesco fossero state ispirate dallo stesso Montante, operazione questa che gli avrebbe potuto consentire di minare la credibilità della successiva collaborazione del reggente della "famiglia" mafiosa di Serradifalco...
Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni e curato insieme a Francesco Trotta. Potete seguirlo su questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Questa serie pubblicherà ampi stralci delle motivazioni della sentenza di secondo grado sul processo Montante
Alla luce della ricostruzione di questi elementi di contesto e della loro valutazione, il gup ha esaminato in particolare le risultanze probatorie poste a fondamento dell'ipotesi di accusa a carico di Montante per il reato di cui agli artt. 56-610 c.p., consistito nelle condotte di pressione e intimidazione contro Cicero al fine di indurlo a dichiarare falsamente che le sue denunce presso la Commissione parlamentare antimafia riguardo la mafiosità di Di Francesco fossero state ispirate dallo stesso Montante, operazione questa che gli avrebbe potuto consentire di minare la credibilità della successiva collaborazione del reggente della "famiglia" mafiosa di Serradifalco e collegarla ad un desiderio di vendetta nei confronti del presidente di Confindustria.
Occorre più nel dettaglio ricordare che Montante era stato sentito dalla Commissione antimafia il 5 giugno 2014 e successivamente, su proposta dello stesso Montante, era stato sentito Cicero il 10 luglio 2014; solo Cicero però aveva riferito degli illeciti commessi da Di Francesco in seno al Consorzio ASI di Caltanissetta.
Montante aveva preteso tra aprile e giugno 2015 da Cicero che firmasse una lettera retrodatata ad epoca antecedente la sua audizione dalla quale si evincesse che le sue denunce contro i sistemi collusi dell'ASI di Caltanissetta e quanto aveva evidenziato su Di Francesco e sull'operazione "Colpo di grazia" avevano avuto origine da input dello stesso Montante e di Ivan Lo Bello.
Strumento di pressione sarebbe stata la continua ostensione di una corposa raccolta di messaggi sms da lui ricevuti da svariate personalità influenti delle istituzioni, della società e dell'economia e da lui conservati con cura e dalla prospettazione maliziosa di avere fatto Io stesso con i messaggi che aveva scambiato con lui e con Venturi.
Il gup evidenziava che all'interno del file excel sequestrato a Montante in effetti era possibile rintracciare due cartelle intitolate a Cicero e a Venturi. Inoltre si aveva riscontro del fatto che l'imprenditore di Serradifalco aveva conservato i messaggi scambiati con numerose personalità istituzionali, giornalisti, influenti professionisti ed operatori economici.
La finalità di queste dettagliate e certosine annotazioni doveva considerarsi di tipo ricattatorio, come peraltro emergeva dalla chiara minaccia rivolta da Montante nell'ambito di una conversazione del 19. 7.2015 di cui ha riferito Cicero e nel corso della quale gli aveva confidato che era sua intenzione "far fallire gli amici di Caltanissetta".
Il gup richiamava anche una denuncia a carico di Cicero per questioni afferenti un brokeraggio assicurativo, che in alcune conversazioni intercettate, ciascuno in diverso contesto, Michele Trobia e Sara Battiato (moglie del coimputato col. Giuseppe D'Agata) ricollegavano ad un input di Montante, il quale, dopo avere appreso delle dichiarazioni accusatorie contro di lui rese da Cicero ai p.m. nisseni, si sarebbe così vendicato. E ricordava che in una conversazione intercettata il 3.8.2015 tra Cicero e Venturi, mentre si stavano preparando a rendere dichiarazioni ai p.m. nisseni, il primo manifestava preoccupazione perché "sù capaci di fari dossier falsi".
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