Si definisce «gramsciano» ma spiega che l’Anpi «non è un partito politico» e, soprattutto, che alla vigilia del 25 aprile non vuole «fare nessuna polemica, questo è il momento della celebrazione della Liberazione» ovvero «il momento dell’unità». Renzo Savini è il presidente dell’Anpi di Ravenna.

Con Albertina Soliani, presidente dell’Istituto Cervi, si è astenuto sull’elezione di Gianfranco Pagliarulo a presidente. Ora spiega che contro l'Anpi prevalgono «gli attacchi beceri di chi non ha mai digerito la storia della Resistenza». E sui vecchi post di Pagliarulo, riemersi in questi giorni, transeat: «Era un altro contesto, comunque cercare le cause remote del conflitto è giusto».

Anpi, unità nella diversità, direbbe un vecchio comunista?

A Ravenna abbiamo fatto uno lavoro unitario fra le diverse sensibilità. C’è pluralismo, per questo abbiamo trovato la quadra su un documento politico che si riconosce in quello nazionale, e quindi dice no agli aiuti militari all’Ucraina. Abbiamo parlato molto di Europa. Ma non di Nato.

Perché?

Perché è un tema divisivo. Ci siamo concentrati sulle cose da fare sul nostro territorio. E abbiamo approvato tutto all’unanimità. Abbiamo trovato una sintesi alta, sui valori, sull'idea di tramandare la memoria storica della Resistenza alle generazioni successive, visto che ormai i partigiani non ci sono più. In uno spirito di coesione. Ci siamo detti: siamo l’Anpi, non è un partito, anzi fra noi ci sono molti che non hanno nessun partito.

Chi vi critica dice che l'Anpi non è più autorevole.

L’Anpi la sua reputazione se la deve guadagnare sul campo parlando di valori, pace democrazia e libertà e come tradurli nel contesto attuale.

È un messaggio all’Anpi nazionale?

Sì, l'ho detto nel mio intervento al congresso. Noi di Ravenna ci siamo impegnati, ed è prevalsa la volontà di trovare una quadra unitaria. Il nazionale doveva fare altrettanto.

Pagliarulo dice che la “sua” linea ha oltre il 90 per cento.

Il dibattito è più articolato di questi numeri. Ma se si ragiona in termini maggioritari non se ne viene a capo. Bisogna coinvolgere chi la pensa diversamente, anche se hai la maggioranza. Nessuno si deve sentire messo ai margini. Questo era il messaggio che, con la nostra astensione, Albertina Soliani ed io volevano dare. Abbiamo sentore che anche altri ragionino come noi. Ma vogliamo bene all'Anpi e non vogliamo assolutamente creare polemiche, anzi il 25 aprile vogliamo esprime coesione e unità e solidarietà fra di noi.

Vi hanno critica anche amici storici. Tutti nemici dell’Anpi?

La critica se è civile è sempre accettabile. La guerra radicalizza le posizioni. E uccide il pensiero critico. Una cosa o è A o è B. Bisogna allargare la discussione. Lo abbiamo chiesto all’ultimo comitato nazionale, infatti ci ritroveremo il 30 aprile per fare un’ulteriore riflessione.

Dobbiamo includere anche chi la pensa diversamente. L’Anpi deve farsi carico di idee di chi la pensa diversamente, anche rivolgedosi all’opinione pubblica. L’Anpi ha bisogno di allargarsi, non di restringersi. La crisi dei partiti è un problema, ma l’Anpi non può essere né un partito né un sindacato, per essere chiari. Può stimolare la politica, i partiti, ma anche i cittadini. Non si può sostituire ai partiti che sono in crisi.

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