Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni e curato insieme a Francesco Trotta. Potete seguirlo a questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Da oggi – per circa un mese – pubblichiamo sul Blog mafie l’ordinanza di rinvio a giudizio “Torretta+120”, che ricostruisce dinamiche e omicidi della mafia di Palermo


Alberti Gerlando, nonostante il suo trasferimento a Milano era solito effettuare delle brevi visite a Palermo durante le quali non aveva cura nemmeno di visitare i suoi familiari. Tale particolare era stato accertato dai verbalizzanti i quali avevano avuto la possibilità di documentare che l'Alberti, dopo una breve permanenza era ripartito da Palermo per Milano in aereo proprio lo stesso giorno 30 giugno 1963, senza incontrarsi con le due sorelle residenti in Palermo.
Sciortino Giovanni veniva indicato come persona particolarmente amica di Conigliaro Girolamo e Garofalo Pietro, perché appartenente alla loro stessa famiglia mafiosa.
Gli argomenti dei verbalizzanti al riguardo dello Sciortino trovavano conforto in una precedente operazione di polizia durante la quale i tre erano stati sorpresi con fare sospetto nei pressi di una banca a trovati in possesso di un'arma da fuoco automatica. Lo Sciortino aveva affermato di essere proprietario dell'arma scagionando così gli amici Conigliaro e Garofalo ma contro tutti si era proceduto per tentata rapina aggravata. Nei confronti dello Sciortino inoltre veniva posto in risalto l'inspiegabile arricchimento realizzato in breve tempo che gli aveva consentito di divenire proprietario di un bar nel centro cittadino notoriamente frequentato dal Conigliaro e dal Garofalo.
Nei confronti di Troncale Francesco i verbalizzanti confermavano che egli apparteneva al gruppo mafioso capeggiato da Leggio Luciano e che essendo sospettato da altri mafiosi come autore della soppressione di Governali Antonino e Trumbaturi Giovanni, aveva abbandonato la sua attività di agricoltore e si era trasferito nella città di Palermo facendo approntare nella sua casa di abitazione un nascondiglio in muratura nel quale lo avevano sorpreso i carabinieri all'atto dell'arresto.
Per quanto riguarda la partecipazione ai singoli delitti commessi per il contrasto tra i due gruppi mafiosi nel rapporto si argomentava che l'omicidio del Garofalo e del Conigliaro era stato organizzato da Torretta Pietro e che in casa di costui ad attendere le vittime si erano trovati anche Buscetta Tommaso, Cavataio Michele e Di Martino Francesco.
Per l'omicidio di Diana Bernardo venivano indicati come autori materiali Buscetta Tommaso Sorce Vincenzo e Badalamenti Pietro.
Per l'omicidio di Leonforte Emanuele venivano denunziati Buscetta Tommaso e Vitrano Arturo.
Tali argomentazioni traevano origine da notizie di fonte confidenziale la cui attendibilità veniva desunta dall'esistenza di una causale a delinquere che interessava direttamente Torrette Pietro e Buscetta Tommaso, dalla frequenza dei rapporti tra costoro e Cavataio Michele, dalla particolare pericolosità di Lallicata Giovanni, Magliozzo Tommaso, Galeazzo Giuseppe, Messina Calogero, Fiorenza Vincenzo, Alberti Gerlando, Sirchia Giuseppe, Gambino Francesco, Di Dia Salvatore e Maiorana Francesco, tutte persone conosciute per il loro carattere violento e per il loro aperto spirito di ribellione contro le leggi dello stato.

La appartenenza di tutte le persone denunziate alle diverse famiglie mafiose di Palermo, oltre che per la notorietà della loro qualità, veniva sostenuta mediante il richiamo di alcuni episodi generici idonei a dimostrare i metodi gangsteristici usati nei confronti di persone abbienti, costrette sotto la minaccia di rappresaglia o di ricatti, a subire supinamente soprusi ed angherie di ogni genere.
In proposito i verbalizzanti riferivano che tale Urso Stefano, industriale ben conosciuto nei cantieri navali di Palermo, nel 1961 aveva costruito un edificio in "combinazione" con Cavataio Michele, che tale società era stata imposta da quest'ultimo e che al Cavataio nella detta "combinazione" con l'Urso Stefano si era successivamente sostituito il suo amico Sirchia Giuseppe.

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