«Noi rimaniamo qui. Un singolo paese dell’Onu non può decidere per una missione», dice a Domani il portavoce di Unifil Andrea Tenenti. Le tensioni tra Israele e la missione sono continuate anche nella giornata di ieri quando due peacekeeper dello Sri Lanka sono rimasti feriti in un altro attacco al quartier generale di Naqoura.

Le forze armate di Tel Aviv hanno fatto mea culpa, spiegando che c’è un’indagine in corso per capire se sia stato un attacco diretto o i due caschi blu siano stati colpiti dalle schegge. Quello che è certo è che uno dei due peacekeeper è gravemente ferito. Inoltre «diversi muri a T nella nostra posizione Onu 1-31, vicino alla Linea Blu a Labbouneh, sono caduti quando un carro armato dell’Idf ha colpito il perimetro», fanno sapere dalla missione. Soltanto 24 ore prima gli israeliani avevano colpito l’Unifil per tre volte, anche contro due basi del contingente italiano.

I soldati israeliani, ha scritto su X Nadav Shoshani tenente colonnello dell’Idf, «hanno identificato una minaccia imminente e hanno risposto prontamente con il fuoco. Secondo un’inchiesta preliminare, durante l’operazione è stata colpita una postazione dell’Unifil, situata a circa 50 metri dall’obiettivo».

«Poche ore prima dell’incidente, le Forze di difesa israeliane avevano istruito il personale dell’Unifil a rifugiarsi in spazi protetti, una direttiva che era in vigore al momento dell’accaduto», ha aggiunto Shoshani nel messaggio scritto in italiano. Una scelta linguistica che nasconde una risposta diretta alle dure parole del ministro della Difesa Guido Crosetto, che anche ieri non ha risparmiato critiche alle forze militari israeliane. «L’Italia non prende ordini da nessuno soprattutto se è in un luogo in nome delle Nazioni unite con il compito di mantenere la pace. Non saremo mai noi che ci spostiamo perché arriva qualcuno che con la forza ci dice “Spostatevi perché stiamo andando a combattere”», ha detto Crosetto dal Kosovo dove era in visita. «Ai miei colleghi israeliani ho chiesto: cosa succede la prossima volta? Dobbiamo rispondere? Era una domanda provocatoria per far capire la gravità dell’atto», ha aggiunto.

La premier Giorgia Meloni dal vertice Med9 di Paphos a Cipro ha definito «inaccettabili gli attacchi di Israele a Unifil. Il governo ha protestato con decisione. Con Macron e Sanchez abbiamo deciso di stilare una dichiarazione comune», per condannare gli attacchi e chiedere l’immediato cessate il fuoco. Proteste formali da parte del capo della Farnesina Tajani al suo omologo israeliano e al presidente Herzog.

Ad andare oltre le parole è Emmanuel Macron ha annunciato che la «Francia ha chiesto di mettere fine all’esportazione di armi utilizzate in questi teatri di guerra». Per il capo dell’Eliseo «è l’unica leva che può porre fine a questa situazione». Di certo Parigi la Francia «non tollererà» altri episodi del genere.

Anche il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha fatto sapere che chiederà a Israele di mettere fine agli attacchi contro le strutture della missione Unifil in Libano.

La premier Meloni era a Cipro insieme al Re di Giordania Abdullah II, il presidente cipriota e la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, con cui ha discusso del sostegno ai rifugiati siriani in Libano e degli aiuti umanitari da inviare alla popolazione di Gaza.

A Domani il portavoce di Unifil Tenenti ha detto che la missione non ha ricevuto alcuna risposta alle rimostranze ufficiali presentate: «Speriamo che ci diano delle spiegazioni che possano illuminarci e farci capire meglio il motivo dietro a questi attacchi». Il risultato, per il momento, è che le forze Unifil non sono al sicuro dopo che in due giorni sono stati feriti quattro soldati. In attesa di capire i prossimi sviluppi la missione rimane attiva.

«Un unico paese membro delle Nazioni unite non può chiedere cosa fare a una missione Onu, quindi rimaniamo e il Consiglio di sicurezza deciderà sul da farsi», ha confermato il portavoce. Dopo ore di silenzio il segretario alla Difesa Usa, Lloyd Austin, ha detto al ministro della Difesa Yoav Gallant di garantire la sicurezza di Unifil. Austin ha chiesto anche di «passare dalle operazioni militari a un percorso diplomatico».

La guerra sul campo

La direzione che sta assumendo il conflitto in Libano è tutt’altro che quella di un’«operazione limitata» come invece annunciato da Israele. A porre il dubbio anche le dichiarazioni del capo dello Stato maggiore israeliano, Herzi Halevi: «Non ci fermeremo finché non ci assicureremo di poter far tornare in sicurezza i residenti evacuati dal nord, non solo ora, ma con una prospettiva futura».

La guerra sta facendo aumentare di giorno in giorno il numero dei morti. L’esercito libanese ha annunciato la morte di due soldati e il ferimento di altri tre durante un attacco alle sue postazioni militari. Sono quattro, in totale, il numero di soldati libanesi uccisi dall’inizio dell’invasione israeliana, un dato che alimenta ancora di più le tensioni. Almeno sei persone sono state uccise in un attacco delle Forze di difesa di Israele (Idf) che ha colpito Yater, nel sud del Libano, mentre il bombardamento aereo nel centro della capitale Beirut ha causato 22 morti. Da parte sua Hezbollah ha lanciato ieri oltre 85 razzi.

Fronte iraniano

C’è attesa invece per le decisioni prese della leadership israeliana nei confronti dell’Iran. L’attacco è atteso da giorni e potrebbe arrivare nelle prossime ore. Secondo il Wall Street Journal, Teheran ha minacciato gli stati arabi che li attaccherà nel caso in cui Israele attacchi il paese passando per il loro spazio aereo. Un riferimento all’impiego anche della cosiddetta Mead, la Middle East Air Defense Alliance, l’alleanza militare di difesa aerea nata sulla scia degli Accordi di Abramo tra i paesi arabi del Golfo e Israele.

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