«È termodinamica: questi fenomeni non sono nuovi, ma se hai un mare più caldo e masse d'aria più calda, la perturbazione risulterà devastante». Sono nozioni elementari di fisica dell'atmosfera quelle a cui prova a fare affidamento Serena Giacomin, meteorologa e direttrice scientifica di Italian Climate Network, per spiegare come ha fatto la perturbazione che colpito la Comunità Valenciana, in Spagna, a provocare così tanti danni.

Finora 158 morti, decine di dispersi, immagini apocalittiche nei centri abitati di Chiva, Turis, Utiel, nei pressi di Valencia. È stato il peggior evento meteo della storia recente europea dopo le alluvioni che nell'estate del 2021 avevano fatto oltre 200 vittime tra Germania e Belgio.

Il fenomeno meteo in spagnolo si chiama Dana, Depresion Aislada en Niveles Altos, o cut-off in inglese: la massa d'aria fredda in quota si è isolata e ha generato un violento contrasto verticale con l'aria calda e umida presente negli strati più bassi dell’atmosfera.

L'incubo spagnolo ha preso così la forma di un temporale autorigenerante e stazionario. È una perturbazione che rimane bloccata su un’area ristretta, scaricando quantità enormi di pioggia senza riuscire a spostarsi altrove - quasi 400 millimetri in poche ore - usando il mare per ricaricarsi. Questi temporali autorigeneranti sono come un incendio che ha una gigantesca tanica di combustibile a sua disposizione.

Quella tanica è il Mar Mediterraneo, che lungo quel tratto di costa è quasi 2°C più caldo del normale in superficie. Spiega Giacomin: «È un fenomeno analogo a quello che nel settembre del 2022 colpì Cantiano, nelle Marche: anche lì il temporale rimase bloccato e riusciva a rigenerarsi usando il mare surriscaldato. E anche lì scesero 400 mm di pioggia sulla stessa area».

Fragilità

La storia ecologica europea recente sta diventando puntellata di disastri di questo tipo, tutti la stessa dinamica: aria fredda in arrivo contro aria e acqua calde trovate qui. Il problema è che il nostro è il continente che si riscalda di più al mondo, al doppio della media globale. Il disastro di Valencia mostra come il Mediterraneo sia diventato una delle peggiori emergenze climatiche mondiali.

Forse non abbiamo registrato il cambiamento perché è stato troppo veloce, o è più difficile perché ci siamo dentro, ma la fragilità climatica sta rendendo l'Europa un continente pericoloso in cui vivere.

Questa settimana il governo francese ha presentato un rapporto su come il paese deve prepararsi a uno scenario di aumento di temperature di +4°C, considerato sempre più plausibile visti i trend. Il governo stima una perdita di PIL del 10 per cento, un miliardo di euro di danni all'agricoltura ogni anno dal 2050, 500mila case a rischio: anatomia di un collasso sociale. Il Green Deal non è un atto di generosità morale, ma è il tentativo europeo di salvarsi il futuro.

Da un punto di vista scientifico, la connessione del fenomeno di Valencia col riscaldamento globale (tecnicamente: attribuzione) non può essere data per scontata, ci sono squadre di scienziati come quelli di World Weather Attribution che quasi in tempo reale effettuano test e modelli per darci risposte politicamente sempre più rilevanti.

Non hanno ancora annunciato di essersi messi al lavoro su Valencia, ma è probabile che accada, nel caso ci metteranno almeno una settimana per dirci se questo evento sarebbe stato possibile anche in un mondo con il clima non alterato.

Troppo per i tempi di reazione della politica e dell'opinione pubblica. Quello che si può dire il giorno dopo è quello che si può dire dopo ogni evento recente di questo tipo: la potenza del fenomeno e l'enormità dei danni sono coerenti con le previsioni dei modelli sui cambiamenti climatici.

Non è isolato

Lo spiega bene Giulio Betti, climatologo del Cnr. «Non possiamo comprendere questo fenomeno se lo guardiamo in modo isolato. In Europa sta diventando un continuo osservare vortici isolati dalla corrente a getto, che in un'atmosfera calda come la nostra scaricano tutto quello che riescono a scaricare al suolo».

Se quelle perturbazioni trovassero aria fredda sul loro cammino, sarebbero meno violente e più brevi. «Quello europeo sta diventando un ambiente estremo, il punto non è mai il singolo evento, per quanto catastrofico. Quella regione spagnola ha una storia di alluvioni.

Il punto è che non si riesce più a stare dietro ai disastri, basta pensare a quanti ce ne sono stati soltanto nelle ultime settimane, tra Europa centrale, Italia, Francia, Spagna. Il gruppo World Weather Attribution farà i suoi studi e ci dirà quello che ci deve dire, ma è evidente che un mare così caldo e un'atmosfera così umida generano mostri, e che quel disastro è stato adulterato, esaltato, drogato, scegliete voi la parola, dal cambiamento climatico».

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