- Mentre i britannici piangevano la regina, la loro premier, Liz Truss, si preparava a fare il funerale al clima. Non appena Boris Johnson ha traslocato da Downing Street, la sua successora ha lavorato per reintrodurre il fracking, che era stato vietato tre anni fa dopo una raffica di eventi sismici.
- La deregolamentazione è la parola d’ordine di questo esordio del governo Truss, e lo si vede sia sul fronte sociale – con la messa in discussione dei diritti dei lavoratori e il tentativo di limitare la libertà di sciopero – che su quello ambientale.
- A gestire l’assalto al clima, nonostante le opposizioni interne, la emula di Thatcher ha messo un altro emulo, Jacob Rees-Mogg. Entrambi hanno nel curriculum affermazioni che sfiorano il negazionismo climatico. Così questo venerdì, mentre gli attivisti erano impegnati nello sciopero globale per il clima, nel Regno Unito di Cop26 veniva stato sferrato l’attacco all’ambiente.
Mentre i britannici piangevano la regina, la loro premier, Liz Truss, si preparava a fare il funerale al clima. Non appena Boris Johnson ha traslocato da Downing Street, la sua successora ha lavorato per reintrodurre il fracking, la fratturazione idraulica che era stata vietata tre anni fa dopo una raffica di eventi sismici. La deregolamentazione è la parola d’ordine di questo esordio del governo Truss, e lo si vede sia sul fronte sociale – con la messa in discussione dei diritti dei lavoratori – che su quello ambientale. A gestire l’assalto al clima, nonostante le opposizioni interne, la emula di Margaret Thatcher ha messo un altro emulo, Jacob Rees-Mogg. Entrambi hanno nel curriculum affermazioni che sfiorano il negazionismo climatico. Per la premier, le pale eoliche sono un disturbo al paesaggio. Per il suo segretario di stato, quello sul clima è controproducente allarmismo, e «dobbiamo estrarre fino all’ultimo centimetro cubo di gas». Così questo venerdì, mentre gli attivisti erano impegnati nello sciopero globale per il clima, nel Regno Unito di Cop26 veniva stato sferrato l’attacco all’ambiente.
La deregulation di Truss
Liz Truss, che da giovane era una liberale, si è allenata a diventare una neothatcheriana: di Thatcher ha intenzionalmente imparato a riprodurre la gestualità, e a lei si è ispirata persino nell’abbigliamento. Ma gli aspetti formali sono secondari rispetto alle citazioni politiche. Questa settimana il Regno Unito è tornato proprio dove Thatcher lo aveva lasciato, e cioè ai tempi degli attacchi al mondo del lavoro e alla libertà di sciopero. Quando la prima ministra si è insediata, sventolando la bandiera della «crescita» a ogni costo, ha fatto intendere di voler fare in fretta ciò che neppure il brexitaro Johnson aveva realizzato appieno, e cioè ripulire l’ordinamento britannico di quelle tutele dei lavoratori che erano state introdotte a seguito di direttive e regolamenti Ue. Questa è una delle ragioni che hanno spinto diverse categorie ad annunciare scioperi, concentrando le proteste su inizio ottobre, in occasione della convention conservatrice di Birmingham. «Tornate a lavorare!», è stata la reazione della premier, che ha detto: «Non toglieremo i giorni festivi ai lavoratori». Ma ha pure precisato che «c’è un certo numero di regolamenti europei che per noi non funziona, bisogna far le cose diversamente». Poi ha dato mandato al suo governo di imporre nuovi vincoli alla libertà di sciopero, e ora il suo braccio destro, Kwasi Kwarteng, va all’affondo dei sindacati dei trasporti, imponendo loro non solo un servizio minimo ma pure determinate procedure interne.
Perché il fracking
La deregolamentazione che Truss pianifica è ad ampio raggio: lavoro e ambiente. Anche sul fronte climatico, questo è un governo che guarda al passato. Nonostante una parte dello stesso mondo produttivo chieda alla premier di puntare su rinnovabili ed efficienza energetica, Truss si aggrappa ai combustibili fossili e resuscita il fracking, che era stato vietato nel 2019. Due anni prima, in Lancashire, la società Cuadrilla Resources aveva iniziato ad adoperarsi per estrarre il gas naturale, e la fratturazione idraulica avvenuta in seguito aveva prodotto una serie di eventi sismici: una cinquantina nel 2018, poi oltre 120 durante l’attività estrattiva nell’agosto 2019. Gli episodi hanno allarmato le comunità locali, gli ambientalisti, l’authority competente e infine lo stesso governo, che tre anni fa ha imposto una moratoria. Per cancellarla con un colpo di spugna, Truss ricorre a più di un espediente. Anzitutto, i conservatori hanno giocato d’anticipo: già in primavera hanno commissionato uno studio, e di recente ne hanno impugnato gli esiti a supporto della loro decisione. In realtà quello stesso dossier conferma che «prevedere il verificarsi di terremoti di larga portata resta una sfida». L’altro alibi usato dal governo è la guerra in corso: «Visto che Putin usa le risorse energetiche come un’arma, rafforzare la nostra sicurezza energetica è la priorità», ha detto Rees-Mogg facendo saltare il divieto.
Proteste per l’ambiente
Il paradosso è che non solo gli esperti, ma pure la stessa Cuadrilla riconosce che questa mossa non aiuterà con bollette e crisi energetica. Chris Cornelius, il geologo che ha fondato l’azienda, ha ammesso che «il contesto geologico nel Regno Unito non è lo stesso che negli Usa: nessun grande investitore si imbarcherebbe in questa avventura». Ci vorrebbero anni – oltre che danni – per estrarne in quantità utile a condizionare i prezzi. Intanto tra gli stessi conservatori si è scatenata la “guerra nimby”: pure i parlamentari tory dicono not in my back yard, non nella mia zona, o almeno non senza il consenso delle comunità locali. Tra i profili aggressivi della mossa di Truss c’è infatti pure la volontà di farla passare come un dossier di interesse nazionale così da svincolarsi dalle opposizioni dei territori. Intanto la Scozia difende il divieto di fracking, e altrettanto fanno pure i conservatori gallesi.
© Riproduzione riservata