I voti di Destinazione Cop alla prima giornata della Cop26 di Glasgow durante la quale hanno parlato, tra gli altri, Mario Draghi, Emmanuel Macron, Joe Biden, Boris Johnson e la cancelliera Angela Merkel. Assenti invece Putin, Erdogan e Xi Jinping
Glasgow, Giorno di Ognissanti. E forse, ci vogliono davvero tutti i santi insieme per salvarci. Oggi, è il primo giorno di Cop26. O almeno il primo vero giorno, che si apre con dichiarazioni dai maggiori leader politici mondiali, ma non solo e probabilmente il discorso più bello viene proprio da qualcuno che politico non è.
Dare un voto agli interventi del summit non è facile. Qualunque climatologo, siamo certi, giudicherebbe tutti gravemente insufficienti senza troppe distinzioni. In questa sede si è preferito quindi valutare i risultati politici di questo incontro: chi ha superato le aspettative e chi le ha deluse, chi esce vittorioso e chi è apparso debole.
Principe Carlo – 5
Insomma, una bella presenza – eccentrica sicuramente. Come si richiede a un regnante. Prima di arrivare al pulpito inciampa, per un momento sembrava stesse per cadere. Fiato sospeso. Forse l’evento più emozionante del suo discorso, che sembrava realizzato più come l’interrogazione di uno scolaretto – preparata poco prima – che come l’arringa di un principe. Non balbetta, questo no. Tante parole, ma poca sostanza e nemmeno dice niente di nuovo.
Boris Johnson – 6,5
Parla bene, è estremamente a suo agio, scherza e fra una gaffe e un’altra sembra che sia in un pub con i suoi amici. E quanti amici, che vengono da tutto il mondo. Quando Joe Biden parla per otto minuti, ben oltre i due massimi, si scusa dicendo: «c’mon guys, sappiamo tutti il ruolo centrale che giocano gli Usa». Nel suo discorso, cita Greta, ripete il suo leitmotiv: ”Dobbiamo diventare l’Arabia Saudita dell’eolico” e insiste sullo stop al carbone, ipotetico risultato facile per lo UK. Cita anche Glasgow, e la Scozia. «Non siamo in un film di James Bond (che ricorda essere scozzese)». Glasgow come punto di nascita della rivoluzioni industriale (Watt, l’inventore della macchina a vapore alimentata a carbone, era scozzese) dovrà oggi essere il cuore di una rivoluzione industriale #green.
Parla della macchina a vapore come doomsday machine, termine che ripete – anche con riferimento al famoso doomsday clock.Vedremo se a queste parole seguiranno i fatti, e se l’energia – aveva fatto dichiarazioni molto pessimistiche, in perfetto stile british – continuerà.
Mario Draghi – 7
Draghi si presenta stanco, forse deluso dal mancato raggiungimento di una data precisa per le emissioni zero, così da accontentare Cina, Russia e Arabia Saudita. Insomma, Draghi ripete da un po’ le stesse parole però non si presenta come quella guida che l’Italia potrebbe essere. E non si sente affatto il ruolo di co-host, monopolizzato dai nostri partner britannici. Tranne su un fatto, tra le varie parole – dette tutte quante con lo stesso tono – spicca una frase, qualcosa forse che ci potevamo aspettare da un economista come lui, molto importante, da sottolineare: «I soldi non sono un problema». Questa, da sola, vale un mondo intero. Ricorda un po’ il «grants not loans» che aveva fatto notizia, sempre per bocca del nostro presidente del Consiglio, a PreCop – oggi ripreso anche da Guterres, nel suo infiammato discorso.
Antonio Guterres – 8
Il Segretario Generale dell’Onu non si risparmia. Inizia ricordando che i sei anni dagli accordi di Parigi sono stati i più caldi mai registrati. Continua la sua arringa con una potentissima anafora: «Basta brutalizzare la biodiversità. Basta ucciderci con il carbonio. Basta trattare la natura come un cesso. Basta bruciare, trivellare e scavare ancora più in profondità. Stiamo scavando le nostre stesse tombe». Parla di deficit di credibilità, dice che ci stiamo scavando da soli la nostra tomba. Elogia la “Climate Action Army”, l’esercito di giovani scesi in piazza, e su questo è chiaro: io sono con voi. È un po’ come il grillo parlante, che ci richiama tutti al lavoro. Ma sappiamo tutti che fine ha fatto.
David Attenborough – 9
L’unico personaggio a non essere un leader politico a finire su queste pagelle. Inizia facendo proiettare un numero “un numero molto semplice, dice”. Si tratta delle concentrazioni di Co2 nell’atmosfera. La sua anima da divulgatore, e non da politico, si nota. È un vero attore, sembra voler spiegare alla distinta platea quello che – visto che non stiamo agendo «siamo già nei guai», dice – probabilmente non hanno capito. «Se questo è come dobbiamo andarcene, come la specie più intelligente che ha fallito a guardare più lontano del breve termine», continua – sottolineando come questa sia l’occasione per un mondo più giusto. Insomma, un discorso veramente emozionante.
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