Il percorso degli Stati Generali dell’azione per il clima era iniziato in Val d’Ossola nel settembre del 2023, a quasi un anno dalla nascita del governo Meloni, pochi mesi dopo le alluvioni in Romagna della primavera precedente, pochi mesi prima di quelle che stavano per arrivare in Toscana.

Una rete di decine di organizzazioni ambientaliste si era riunita sulle montagne del Piemonte per iniziare a compilare insieme un documento politico nel quale i movimenti per il clima italiani si potessero riconoscere, intorno al quale si potessero costruire campagne politiche nazionali e locali, un modo per superare la frammentazione che affligge questa cultura politica.

I frutti del percorso 

Il percorso si è concluso, il testo è pronto per entrare nel dibattito pubblico italiano. Anche se non è ancora rappresentativo di tutto l’ambientalismo nazionale (le grandi organizzazioni come Greenpeace, Legambiente e Wwf si sono tenute fuori), il risultato rappresenta un pezzo importante dell’ecologia politica italiana, quel pezzo che ha scelto di passare dalla protesta alla proposta, dalla contestazione alla policy.

Dopo un lavoro durato oltre un anno, fatto di formazione, tavoli, negoziati interni, elaborazione, ricerca di un compromesso tra le diverse sensibilità e i diversi gruppi, gli Stati Generali dell’azione per il clima presenteranno il documento finale il 7 dicembre al Forum per le transizioni giuste di Bologna, un’alleanza promossa dal comune di Bologna, dall’Arci, dalla Fondazione Feltrinelli e dalla Fondazione IU Rusconi Ghigi per mettere in rete amministrazioni locali, ricerca e terzo settore attorno alla sfida di realizzare politiche pubbliche per una transizione inclusiva e sostenibile. Insomma, la stessa questione su cui gli Stati Generali per il clima lavorano dal settembre 2023.

Se la domanda che ogni attivista per l’ambiente si sente fare più spesso è: «Sì, ma tu cosa vuoi?», il documento finale degli Stati Generali contiene una possibile risposta. Anzi, contiene trentaquattro risposte, aggregate intorno a sei tematiche diverse: energia, mobilità, sistemi naturali e territorio, educazione e formazione, sistemi agro-alimentari e sistemi economici e giustizia sociale.

Messe insieme, queste 34 proposte compongono l’immagine di come gli attivisti per il clima in Italia vedono una possibile transizione ecologica ed energetica per il nostro paese, nella fase che porta da qui al 2030, con più pragmatismo che radicalità, e tanto dettaglio tecnico e scientifico.

Le proposte

Alcune proposte sono prevedibili e necessarie, come aumentare le rinnovabili, armonizzando norme e provvedimenti legislativi che oggi sono nel caos e in conflitto tra loro, ma anche ammodernando la rete e creando zone di accelerazione per le energie rinnovabili. Altre proposte sono più specifiche, come il piano a tassi zero per il retrofit energetico degli edifici privati, una proposta più ragionevole e climaticamente appropriata del Superbonus, che ha spaccato i conti dello Stato continuando a favorire l’installazione di sistemi per il riscaldamento a gas.

Altre idee piaceranno meno a Confindustria, come il prezzo minimo di 100 euro per tonnellata di CO2 per tutti i settori Ets, con proventi da redistribuire in bolletta tra i cittadini. Sulla mobilità, gli ambientalisti chiedono la «città 30» come standard nazionale di tutti i centri abitati, abbonamenti gratuiti per il trasporto pubblico per tutti gli under 19 e le fasce di reddito più basse. C’è anche l’idea di vincolare qualunque investimento pubblico sul turismo alla sostenibilità ambientale e climatica dei progetti, vietando nuovi investimenti in infrastrutture sciistiche sotto i 1500 metri, a causa della scomparsa della neve a quelle quote.

Nel documento c’è anche una parte legata alla formazione dei docenti della scuola pubblica italiana alla transizione ecologica, con l’integrazione dell’educazione ambientale nei curriculum scolastici. Tutte le proposte sono accompagnate da indicatori per misurare i progressi, coperture di costi e dalla visione dell’Italia di fine decennio che vorrebbero costruire. Il documento sarà caricato sulla piattaforma degli Stati Generali il 7 dicembre, ed è un punto di partenza, anche per ricordare che l’ambientalismo può essere anche immaginazione e costruzione di futuro.

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