- L’ente regolatore del nucleare transalpino, l’Autorité de sûreté nucléaire (Asn), ha concesso una deroga temporanea fino all’11 settembre a cinque impianti: Bugey, Saint-Alban, Tricastin, Blayais e Golfech.
- Secondo le norme francesi, infatti, l’Edf, l’azienda produttrice di energia, è chiamata a frenare la produzione se si presenta il rischio di danneggiare il fiume e la fauna selvatica con lo sversamento delle acque.
- Ma considerando la chiusura delle centrali e il fatto che la Francia ha iniziato a importare energia nel mezzo della crisi del gas, il ministero della Transizione energetica «ritiene sia una necessità pubblica favorire la produzione di energia elettrica di origine nucleare e quindi mantenere la produzione delle cinque centrali nonostante le condizioni climatiche eccezionali».
Le centrali nucleari francesi potranno scaricare nei fiumi acque ad alte temperature senza dover sottostare alle regole ambientali. L’ente regolatore del nucleare transalpino, l’Autorité de sûreté nucléaire (Asn), ha infatti concesso una deroga temporanea fino all’11 settembre a cinque impianti: Bugey, Saint-Alban, Tricastin, Blayais e Golfech.
Con il riscaldamento climatico e il grave periodo di siccità che sta colpendo l’Europa, i corsi d’acqua stanno raggiungendo temperature sempre più alte, mettendo in difficoltà le centrali nucleari. L’acqua che solitamente serve a raffreddare gli impianti viene poi reimmessa nei corsi d’acqua – dopo essere stata raffreddata o una volta raggiunta una temperatura idonea – in modo da non intaccare l’ambiente naturale e l’equilibrio dei fiumi.
Secondo le norme francesi, infatti, Edf, l’azienda produttrice di energia, è chiamata a frenare la produzione se si presenta il rischio di danneggiare il fiume e la fauna selvatica con lo sversamento delle acque.
Produzione ridotta
A causa del caldo torrido di queste settimane, e dopo che in Francia è stato registrato il luglio più caldo di sempre, l’Edf aveva avvertito della probabilità di dover chiudere alcuni impianti sui fiumi Rodano e Garonna. E a metà luglio aveva deciso di ridurre la produzione di diverse centrali; già in quel caso aveva stabilito alcune modifiche temporanee, fino al 7 agosto, agli scarichi dei siti di Blayais, Golfech, Saint-Alban e Bugey. Provvedimento di fatto prolungato e che permette alle cinque centrali di non attenersi ai normali standard di sicurezza. Tuttavia, per adesso, secondo quanto comunicato da Asn, «il programma di monitoraggio rafforzato non ha evidenziato conseguenze per l’ambiente».
Lo stesso problema lo ha la Svizzera, che per via dell’innalzamento delle temperature dei fiumi ha dovuto ridurre le attività del sito nucleare di Beznau, per non condizionare troppo il fiume Aare.
La crisi energetica
La scelta di Parigi è stata dettata dall’attuale crisi energetica. La chiusura dei collegamenti del gas con la Russia, dopo l’invasione di Mosca ai danni dell’Ucraina, ha infatti avuto gravi ripercussioni per la stabilità energetica dei paesi europei, anche per un paese non dipendente dai rifornimenti russi come la Francia.
È la Réseau de transport d’électricité (Rte), il gestore della rete elettrica francese, che ha individuato «la necessità di mantenere fino al 21 agosto le centrali nucleari di Blayais, Bugey, Golfech, Saint-Alban e Tricastin a un livello minimo di produzione di energia elettrica per garantire la sicurezza della rete», si legge sul comunicato di Asn.
Una condizione favorita dal governo parigino, visto che – secondo sempre la stessa nota dell’autorità regolatrice – è il ministero della Transizione energetica che «ritiene sia una necessità pubblica favorire la produzione di energia elettrica di origine nucleare e quindi mantenere la produzione delle cinque centrali nonostante le condizioni climatiche eccezionali». Parigi, peraltro, ha deciso di optare per proseguire con la produzione anche per salvaguardare le scorte necessarie per l’autunno e per l’inverno, quando le difficoltà di approvvigionamento potrebbero essere ancora più serie.
Secondo l’Edf, la produzione nucleare francese del 2022 sarà la più bassa degli ultimi decenni, anche perché dei 56 reattori, 30 sono attualmente fermi per controlli preventivi e manutenzioni. Tanto che la Francia, esportatrice di energia, si trova oggi nella condizione di dover importare dai paesi vicini, soprattutto da Svizzera, Spagna, Regno Unito e Germania. Un cambiamento che ha avuto un impatto sul mercato energetico di tutto il continente.
Un segnale della difficoltà attuale viene anche dal piano di nazionalizzazione della stessa Edf, oggi per l’84 per cento in mano allo stato, iniziato dal governo francese nel mese di luglio e che costerà a Parigi circa 10 miliardi di euro.
Gli effetti della siccità sui fiumi
Il governo francese ha da poco istituito una unità di crisi per affrontare il problema della siccità. Intanto i fiumi stanno subendo gravemente gli effetti del riscaldamento climatico in tutto il continente, con il calo drastico della loro portata e in alcuni casi la vera e propria scomparsa dei corsi di acqua.
Il livello del Reno, che attraversa l’Europa centrale, sta calando sempre di più e in alcuni punti è vicino alla chiusura al traffico commerciale. Nei prossimi anni, con il continuo aumento delle temperature, le centrali nucleari dovranno trovare un modo per sversare le acque in maniera pulita e che non impatti sui corsi d’acqua. Per il momento, l’ambiente è messo in secondo piano.
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