Le ondate di calore mettono a rischio interi ecosistemi marini. E questo si rifletterà anche sulle condizioni di vita dell’uomo stesso
- Migliaia di persone, soprattutto anziane e malate, sono morte a causa delle ondate di calore. Così sono morti anche uccelli, pesci e mammiferi marini.
- Una ricerca scientifica ha dimostrato come queste ondate di calore siano state causate dall’uomo. Negli ultimi 40 anni sono diventate notevolmente più lunghe e più pronunciate in tutti gli oceani del mondo.
- Ormai la temperatura della Terra ha abbondantemente superato di un grado centigrado le medie pre-industriali. Il rischio è la perdita irreversibile di alcuni dei più preziosi ecosistemi marini. E questo si rifletterà anche sulle condizioni di vita dell’uomo.
Le “ondate di calore” mettono in ginocchio qualsiasi essere vivente e noi uomini ne siamo ben coscienti quando, in estate, per intere giornate, le temperature sono di molto superiori alle medie e neppure di notte tendono a calare più di tanto.
Negli ultimi anni hanno causato la morte di migliaia di persone, soprattutto anziane e malate. Le ondate di calore comunque, possono verificarsi anche sugli oceani e quando si verificano la temperatura dell’acqua che rimane al di sopra della media per diversi giorni consecutivi.
Negli ultimi anni ondate di calore di questo genere hanno procurato notevoli cambiamenti negli ecosistemi sia marini che costieri. Hanno causato un aumento considerevole della mortalità tra uccelli, pesci e mammiferi marini, hanno più volte innescato fioriture algali dannose e hanno ridotto di molto l’apporto di sostanze nutritive nell’oceano.
Non ultimo sono state anche causa dello sbiancamento dei coralli e motivo per cui grandi comunità di pesci si sono mosse verso acque più fredde per poi non far più ritorno. Non ultimo hanno anche contribuito a un forte declino delle calotte polari.
Ondate di calore
Un nuovo studio realizzato da un gruppo di ricercatori guidato dalla scienziata marina bernese Charlotte Laufkotter ha voluto capire se il cambiamento climatico causato dall’uomo abbia o meno influenzato le principali ondate di calore marine degli ultimi anni.
Le sue ricerche sono state pubblicate sulla rivista scientifica Science e affermano che, senza ombra di dubbio, da un lato la connessione esiste e dall’altro che negli ultimi 40 anni le ondate di calore sono diventate notevolmente più lunghe e più pronunciate in tutti gli oceani del mondo rispetto ad anni precedenti.
Spiega Laufkotter: «Non c’è dubbio che le ondate di caldo hanno avuto un grave impatto sugli ecosistemi marini, i quali, ora, avranno bisogno di un tempo lunghissimo per riprendersi, se mai si riprenderanno. E tutto questo è in gran parte causato dall’azione dell’uomo sul clima del nostro pianeta».
Il ruolo dell’uomo
Ma come è giunta Laufkotter a questa conclusione? Lo studio ha preso in considerazione le temperature della superficie dei mari raccolte dai satelliti ambientali nel periodo che va dal 1981 al 2017. I dati dicono che nel primo decennio si sono verificate 27 ondate di calore che in media sono durate 32 giorni.
Durante i giorni di massima canicola le temperature raggiungevano i 4,8°C sopra la media a lungo termine. Nell’ultimo decennio invece, si sono verificati 172 grandi eventi durati mediamente 48 giorni, durante i quali le temperature sono salite a 5,5°C. Per la vita di un ecosistema le temperature giornaliere non devono mai oscillare più di tanto se si vuole che rimanga stabile.
Deviazioni della durata di una settimana di 5,5°C su un’area di 1,5 milioni di chilometri quadrati, ossia circa 5 volte la superficie dell’Italia, portano a cambiamenti straordinari alle condizioni di vita degli organismi marini e nella maggior parte dei casi sono disastrosi.
A questo punto i ricercatori svizzeri hanno lavorato in dettaglio sulle sette principali ondate di calore per capire qual è stata la causa principale che le ha scatenate. Analizzando a fondo i dati statistici e realizzando simulazioni matematiche sul clima sono riusciti a scindere la “forza” della natura nel creare tali eventi da quella legata ai fattori umani.
I risultati non lasciano scampo: dicono che la frequenza delle principali ondate di calore marino è aumentata di 20 volte proprio a causa dell’influenza dell’uomo sul clima.
Perdere gli ecosistemi marini
E, sempre stando alle simulazioni dei ricercatori, non si esclude che la situazione registrata nell’ultimo decennio sia destinata a diventare la norma nei prossimi decenni.
Quale sarà l’intensità di tali ondate di calore dipenderà molto dall’aumento della temperatura dell’atmosfera. Se si rimarrà al di sotto di un grado e mezzo rispetto al periodo preindustriale, le più gravi ondate di calore si verificheranno una volta al decennio, se le temperature invece, dovessero aumentare fino a 3°C, situazioni estreme potrebbero verificarsi una volta all’anno.
C’è da tener presente che ormai la temperatura della Terra ha abbondantemente superato di un grado centigrado le medie pre-industriali.
«Gli ambiziosi obiettivi climatici che ci si è dati durante le diverse Conferenze sul clima sono una necessità assoluta per ridurre il rischio di ondate di calore marino annuale – sottolinea Laufkotter – altrimenti dovremo fare i conti con una perdita irreversibile di alcuni dei più preziosi ecosistemi marini e questo, alla fine, si rifletterà sulle condizioni di vita dell’uomo stesso».
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